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04 marzo, 2011

Stagione dell’OrchestraVerdi - 25



Gran concerto con Xian Zhang, che si cimenta con un programma tardo-romantico.

Orchestra ipertrofica (salvo che per Ciajkovski) con i contrabbassi schierati in linea sul fondo, davanti alle percussioni e dietro ai fiati.

L'antipasto è il Capriccio Spagnolo di Rimsky, un classico brano adatto a rompere il ghiaccio e mettere il pubblico di buon umore. Il compositore russo lo trasse da una raccolta di musiche popolari spagnole, Ecos de España (da cui il titolo corretto di Capriccio su temi spagnoli) di José Inzenga y Castellanos. L'Alborada, che è presente due volte (1° e 3° brano) in tonalità diverse (LA e Sib) viene da un canto di pastori che salutano il mattino. Le Variazioni (2° brano) provengono dall'asturiana Danza prima (danza serale). La Scena e canto gitano (n°4) viene dall'Andalusia, con le sue caratteristiche note diminuite (secondo, sesto e settimo grado della scala). Chiude in bellezza il Fandango asturiano con un travolgente Presto, che scatena l'entusiasmo.

Fasciata in un lungo scarlatto, arriva poi - per deliziarci con il Concerto per violino di Ciajkovski - Arabella Steinbacher. Che nulla ha da invidiare – a mio modestissimo avviso – con il Leonidas Kavakos ascoltato nello stesso impegno settimane fa con Gergiev alla Scala. Bando alle sdolcinature, che fecero scrivere ad Hanslick di musica che puzza (e più recentemente ne hanno fatto musica che invita al drink) la bella Arabella, e Zhang con lei, ci propongono un Ciajkovski con un profumo di aria fresca, asciutto e nervoso. Gran trionfo per la violinista crucco-nipponica, che ci regala anche un bis (Ysaye?)

Si chiude con lo Zarathustra e la sua fin troppo bistrattata (extra-moenia, non certo qui, eseguita in modo eccellente) introduzione delle trombette all'astro nascente, simbolo della Natura. Un ascoltatore naif (tutti noi lo siamo stati almeno una volta) si immagina che lo sfolgorante inizio non sia, appunto, che l'inizio, e che il suo fulgore debba tornare, necessariamente e addirittura ingigantito, nel corso e soprattutto alla fine del brano. Eh no, qui siamo in piena filosofia, e l'inizio non è in realtà che una luminosa alba alla quale necessariamente seguirà un tramonto, non certo un'alba ancor più luminosa… parola di Nietzsche (che peraltro non aveva inventato nulla, ma aveva magari creduto di interpretare Anassimandro da Mileto). Certo, nel centrale episodio del Convalescente il tema viene riproposto, ma quasi con tracotanza e perfino indisponenza, con tutti gli ottoni (2 tube incluse) in un pesantissimo fff. Poi tornerà – e da ultimo proprio alla fine – quasi come un'impersonificazione dell'apeiron.

Nel lungo cammino dell'Uomo c'è spazio per la religione, e non sarà un caso che - proprio nell'iniziale Von den Hinterweltlern (gli abitanti del mondo trascendente) - Strauss ci infili un paio di riferimenti liturgici, Credo e Magnificat:
L'opera si chiude con una specie di braccio di ferro – dove però, attenzione, le due contrapposte mani si stringono con forza suprema - fra gli accordi in tonalità di SI e di DO (quanta simbologia si portano dietro, e quanta musicale e filosofica distanza):
E quando pare che sia la prima – l'Uomo, lo Spirito - ad avere il sopravvento, ecco che la seconda, la Natura (l'apeiron?) si riprende l'ultima parola, per quanto appena appena esalata: in pizzicato, violoncelli e contrabbassi ne ripercorrono, due volte, il tema iniziale (l'ascensione DO-SOL-DO) e infine, dopo l'ultimo accordo di SI maggiore dei flauti col primo violino sulla dominante FA# superacuto, chiudono, sempre in pizzicato, con tre DO gravi:

In una sala da concerto (magari non accade ascoltando in cuffia un CD) queste note, in tripla p, si rischia di perderle del tutto, se non si sa a priori che ci sono. E comunque l'orecchio nostro fatica assai a distinguere, nel grave, un DO da un SI: e chissà se non fosse proprio questo ciò che Strauss voleva…

Convincente sotto ogni punto di vista l'approccio di Xian Zhang, coadiuvata da una prestazione davvero rimarchevole dell'orchestra (prestazione purtroppo sfregiata da un paio di défaillances della tromba nella seconda parte del Convalescente, quella che porta al Tanzlied: cose che capitano, evidentemente) che le ha meritato un grande successo.

Ancora Zhang per il prossimo appuntamento con Mahler.
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2 commenti:

mozart2006 ha detto...

La Zhang ha diretto qui da noi la settimana scorsa. Davvero eccellente, soprattutto nel Sacre. Conosco diversi musicisti della RSO Orchester e i loro pareri sono stati ampiamente positivi.

Ciao

daland ha detto...

@mozart2006
Sono contento che tu abbia apprezzato la nostra "cinesina". Sono sempre più convinto delle sue capacità, sia interpretative, che di leadership sull'orchestra.
Ciao!