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03 marzo, 2011

Il Naso di Shostakovich ritrovato a Reggio Emilia



Dopo avere occupato per 5 giorni consecutivi la scena al Regio di Parma, è transitata da Reggio Emilia – ieri e ieri l'altro - questa edizione del Naso di Shostakovich, opera ispirata al racconto un po' demenziale di Gogol.


Si tratta della ripresa della produzione russa del 1974 (che fu in pratica la riproposizione dell'Opera in URSS dopo l'oblìo in cui vi era caduta). Nel racconto di Gogol si possono cercare e ipotizzare i significati più disparati, da quelli politico-sociologici a quelli freudiani e sessuali. Insomma, qui ci sarebbe ampio spazio non solo per cervellotiche, ma forse anche per interessanti invenzioni da Regietheater… invece Boris Pokrovskij si tenne con i piedi per terra, limitandosi a presentare, più o meno fedelmente, ciò che troviamo scritto nel libretto.

 
Il quale si rifà genericamente al racconto originale, introducendovi peraltro piccole o grandi varianti, quali: il prologo iniziale con la rasatura di Kovalev, il ripristino della scena alla Cattedrale Kazansky (al posto dei Grandi Magazzini, su cui Gogol era stato in pratica costretto a ripiegare per ragioni di censura) e soprattutto la nuova e lunga scena (settima, prima del terzo atto) della movimentata cattura del naso - episodio che nel racconto di Gogol rimane (letteralmente) avvolto nella nebbia e per nulla descritto nei dettagli - per la quale furono impiegati degli spezzoni di altre opere dello scrittore. Infine, nella chiusa, proprio prima dell'ultima esternazione di Kovalev, Pokrovskij inserisce di sua iniziativa una serie di battute recitate dai diversi protagonisti e mutuate quasi alla lettera dall'ultimo paragrafo del racconto di Gogol, dove lo scrittore presenta una specie di giustificazione surreale dei surreali avvenimenti appena narrati.

 
La scena è spoglia e il sipario è sempre aperto: ai lati i costumi dei vari personaggi, appesi ad attaccapanni, sul fondo una pedana con cancellate che servono da siparietto. Rudimentali oggetti (casse, tavolini, sedie, materassi) sono portati e rimossi di volta in volta per supportare l'azione, e sfruttando i tempi dei diversi interludi (presumibilmente previsti in origine proprio in concomitanza con i cambi di scena): quello di percussioni, fra la passeggiata di Iakovlevich e il risveglio di Kovalev; il galop che descrive l'uscita di Kovalev sulla Nevsky Prospekt; quello fra la scena al giornale e la scena a casa di Kovalev (dove Ivan suona la balalaika). In alcuni casi si sfrutta anche la platea - dai lati della quale emergono alcuni personaggi che salgono in scena – ed anche un palco, dal quale un ufficiale di polizia risponde alle richieste di Kovalev. Teatrale anche l'ingresso per il terzo atto del Maestro Vladimir Agronskij, dopo l'intervallo: arriva dal fondo della platea, percorre l'intero corridoio centrale e scende sul podio accolto da due ufficiali zaristi, che richiudono gli sportelli dietro di lui.

 
Spettacolo che scorre davvero senza un attimo di respiro. Ben reso il quartetto delle lettere (Kovalev-Jariskin / Podtotchina-figlia) grazie all'uso sapiente delle luci. Insomma, una produzione tradizionale e gradevole, che merita i complimenti per tutta la compagnia, il Teatro Musicale da Camera di Mosca, fondato proprio da Boris Pokrovskij (scomparso a 97 anni nel 2009).

 
Anche sul piano musicale, note positive: per la piccola orchestra, fatta in pratica da solisti (pochi i raddoppi di strumenti, e solo negli archi) e per gli interpreti (la compagnia ha presentato, sia a Parma che a Reggio, due diversi cast, alternandoli ogni sera). Shostakovich prescrive prevalentemente un canto straniato, come lo sono in fondo tutti i personaggi della vicenda, che paiono sempre recitare la grottesca parodia di se stessi.

 
Il pubblico (aveva occupato sì e no il 60% dei posti del teatro, ahinoi) ha mostrato di gradire, gratificando la compagnia di calorosi applausi.

 
Quel che è certo è che, di fronte ad opere come questa, sarà difficile che si creino tifoserie e fazioni di melomani, come per una qualunque Tosca (smile!)
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2 commenti:

mozart2006 ha detto...

Il Teatro Musicale da Camera di Mosca ha in repertorio quest´opera da sempre. Io la vidi nel 1979 presentata da loro alla Fenice.
Bella opera...peccato che Sostakovic dopo la Lady Macbeth non abbia più voluto scrivere per il teatro.

daland ha detto...

@mozart2006
Sì, è la testimonianza che le cose fatte con cervello non invecchiano!
Quanto al compositore, forse ai tempi non volle rischiare un fatale "non c'è 2 senza 3" con i puristi di Giuseppe. Dopo la destalinizzazione, forse gli mancò proprio la voglia, chissà...
Ciao!