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08 maggio, 2015

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n° 33


L’ultima sinfonia dispari di Mahler (e anche ultima completata) è affidata alla bacchetta di Junichi Hirokami, il giapponesino-mignon che torna sul podio dell’Auditorium dopo quasi quattro anni. Allora vi aveva interpretato – con onore, direi – la Decima di Mahler-Cooke.

Ma siamo sotto EXPO e quindi laVERDI presenta composizioni di Nicola Campogrande dedicate ai diversi Paesi presenti nella tanto sofferta e contestata kermesse milanese: il primo appuntamento è con Israele. L’intera raccolta conterrà 24 brani di pochi minuti che dovrebbero avere un canovaccio comune sul quale innestare di volta in volta l’Inno nazionale del Paese festeggiato e poi evocare processi agro-alimentari (!?) in omaggio al tema della manifestazione.

Così per questo primo appuntamento abbiamo ascoltato musica orecchiabile e intravisto quella specie di Moldava che è lo Hatikvah israeliano. Se c’erano israeliani in sala (fra pochi intimi, purtroppo) potranno dire se sono soddisfatti o pretendono il… rimborso (smile!) In ogni caso applausi a tutti, Autore compreso, presente in sala.
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Segue Mahler in versione di trascrittore di Bach: due spezzoni di Suite (2 e 3) che il compositore boemo arrangiò da par suo per orchestra, clavicembalo e organo. Qui si può udire questo collage, diretto da Riccardo Chailly.

Ecco, diciamo che è un Bach che invece della parrucca ha in capo un… Borsalino (smile!) cioè qualcosa che è già passato di moda. Per me, meglio la parrucca, dico la verità.
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La Nona è – secondo taluni – l’ultima vera sinfonia mai composta (con buona pace di Prokofiev e Shostakovich). Per altri addirittura l’ultima vera sinfonia sarebbe l’Ottava (non la Nona) di Beethoven! Infatti tutto è relativo e anche Giovanni Allevi potrebbe mettersi a comporre sinfonie, se è per quello. Però l’ultima di Mahler, essendo appunto la sua ultima, viene considerata alla stregua di un lascito testamentario, di un auto-epitaffio a futura memoria. E di solito alla fine si osserva uno, o anche due minuti di silenzio come per commemorare un illustre defunto.

Hirokami invece non vuol battere alcun record e dopo meno di 10 secondi dal morendo della triade di REb maggiore degli archi, abbassa le braccine e… morta lì (stra-smile!) Certo lui non è Abbado e i ragazzi de laVERDI non saranno (ancora?) i Wiener, però devo dire che l’emozione che si prova (perlomeno che io provo) ascoltando la perorazione dei 4 corni a battute 126-127 e poi la frase del violoncello a 155-156 del Finale è sempre più che sufficiente per farmi tornare a casa in sintonia con il mondo, e questo è quanto.

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