L’ultima
sinfonia dispari di Mahler (e anche
ultima completata) è affidata alla bacchetta di Junichi Hirokami, il giapponesino-mignon che
torna sul podio dell’Auditorium dopo quasi quattro anni. Allora vi aveva
interpretato – con onore, direi – la Decima
di Mahler-Cooke.
Ma siamo sotto EXPO e quindi
laVERDI presenta composizioni di Nicola
Campogrande dedicate ai diversi Paesi presenti nella tanto sofferta e
contestata kermesse milanese: il primo appuntamento è con Israele. L’intera raccolta conterrà 24 brani di pochi minuti che
dovrebbero avere un canovaccio comune sul quale innestare di volta in volta l’Inno nazionale del Paese festeggiato e
poi evocare processi agro-alimentari (!?) in omaggio al tema della manifestazione.
Così per questo primo appuntamento abbiamo ascoltato musica orecchiabile
e intravisto quella specie di Moldava
che è lo Hatikvah israeliano.
Se c’erano israeliani in sala (fra pochi intimi, purtroppo) potranno dire se
sono soddisfatti o pretendono il… rimborso (smile!)
In ogni caso applausi a tutti, Autore compreso, presente in sala.
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Segue Mahler in versione di
trascrittore di Bach: due spezzoni di
Suite (2 e 3) che il
compositore boemo arrangiò da par suo per orchestra, clavicembalo e organo. Qui
si può udire questo collage, diretto
da Riccardo Chailly.
Ecco, diciamo che è un Bach che invece della parrucca ha in capo un…
Borsalino (smile!) cioè qualcosa che
è già passato di moda. Per me, meglio la parrucca, dico la verità.
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La Nona è – secondo taluni – l’ultima
vera sinfonia mai composta (con buona pace di Prokofiev e Shostakovich). Per
altri addirittura l’ultima vera sinfonia sarebbe l’Ottava (non la Nona) di
Beethoven! Infatti tutto è relativo e anche Giovanni Allevi potrebbe mettersi a
comporre sinfonie, se è per quello. Però l’ultima di Mahler, essendo appunto la
sua ultima, viene considerata alla stregua di un lascito testamentario, di un
auto-epitaffio a futura memoria. E di solito alla fine si osserva uno, o anche
due minuti di silenzio come per commemorare un illustre defunto.
Hirokami invece non
vuol battere alcun record e dopo meno di 10 secondi dal morendo della triade di REb maggiore degli archi, abbassa le
braccine e… morta lì (stra-smile!) Certo
lui non è Abbado e i ragazzi de laVERDI non saranno (ancora?) i Wiener, però devo
dire che l’emozione che si prova (perlomeno che io provo) ascoltando la perorazione
dei 4 corni a battute 126-127 e poi la frase del violoncello a 155-156 del
Finale è sempre più che sufficiente per farmi tornare a casa in sintonia con il
mondo, e questo è quanto.
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