Questa sera nella
deliziosa bomboniera del Teatro Goldoni
si rappresenta la prima delle 6 recite di The turn of the
screw di Benjamin Britten.
Dal sito del Teatro,
e in particolare dalla nota e dal video di cui è firmatario-protagonista Benedetto Sicca, responsabile della
regìa dell’opera, veniamo a conoscenza di alcuni dettagli interessanti (si fa
per dire).
Intanto,
leggiamo: Che rapporto c’è tra il defunto Peter Quint e l’altrettanto
defunta moglie? Ora, se
davvero Sicca deriva dal testo di Britten e dall’originale di James un legame
di parentela del genere, deve avere qualche secondo fine…
Subito prima aveva scritto: Perché la Governante lascia sua figlia per
andare ad occuparsi di questi due bambini sconosciuti? Sua figlia? Questa è proprio tosta davvero: solo un principiante in lingua
inglese può così interpretare la frase dell’istitutrice (The children… the
children. Will they be
clever? Will they like me? Poor babies, no father, no mother. But I shall love them as I love my own, All my dear ones left at home, so
far away - and so different) dove lei
si riferisce ai suoi cari e non ad una figlia che non ha, come si evince da
tutto il resto del libretto e più ancora dal racconto di James (lei ha 20 anni,
è innocente ed inesperta, ultima figlia di un
povero parroco di campagna).
Saranno pure dettagli insignificanti, ma danno l’idea di un
filino di approssimazione… ecco.
Dal video si apprende invece che, dopo il Flauto bolognese, anche a Firenze si potrà
apprezzare al meglio la regìa solo inforcando i classici occhialini bicolore
del 3D!
In attesa di permettermi qualche commento, dopo
visione in loco, rimando le folle di seguaci del blog ad un
mio scritto sul Turn, postato in occasione della pregevole edizione
veneziana del 2010.
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