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Inno bosniaco. Inno italiano. In un palasport gremito all’inverosimile. Ma in programma non c’era una partita di volley.
Il Pala de André di Ravenna ospitava ieri sera un concerto dell’Orchestra e Coro del Maggio fiorentino guidati dal loro vecchio amico Riccardo Muti.
Gli inni? In omaggio al Viaggio dell’Amicizia che riporta – proprio oggi 13 luglio 2009, a 12 anni dal primo – il Ravenna Festival e Muti in una Sarajevo che chiede aiuto alla musica per guardare avanti.
Mentre le strade della regione erano invase da auto di vacanzieri in rientro a casa (a proposito di viaggi: 2 ore per fare i 50 Km da Rimini!) Muti e il Maggio hanno presentato un programma tutto tedesco: Brahms e Beethoven (e l’orchestra era coerentemente dislocata secondo il layout teutonico).
Dapprima la Rapsodie op. 53 per contralto, coro maschile e orchestra e lo Schicksalslied op.54 per coro e orchestra, due specie di appendici che Brahms compose al monumento del suo Requiem, di cui recano chiari gli stilemi e lo spirito. Daniela Barcellona ha cantato i versi di Goethe con grande nobiltà e portamento, supportata al meglio dagli uomini del coro. Coro che poi, al completo, ha mostrato la bravura sua e del suo maestro Piero Monti negli impervi passaggi che Brahms scrisse sul canto di Hölderlin.
Indi l’Eroica. Muti, partitura sul leggìo, ha attaccato con piglio garibaldino, chiedendo davvero il meglio all’orchestra (rinforzata in strumentini e fagotti) e in particolare ai corni, davvero impeccabili. Primo tempo con tanto di ritornello, marcia funebre intensa ma non strascicata (entrambi i movimenti sono stati accolti da applausi, e sempre sorge la domanda: pubblico rapito o ineducato?) Poi lo scherzo, con i corni a superarsi nel trio; e infine l’apoteosi dove tutta l’orchestra ha davvero mostrato di che pasta è fatta.
Trionfo per tutti, omaggio floreale – forse fin troppo cerimonioso – al Maestro, che ha personalmente recato il bouquet alla signora al flauto (in omaggio alla quota rosa dell’orchestra?) e poi ovazioni da stadio, che Muti ha interrotto con un gesto perentorio ed eloquente, come a dire: abbiamo un lungo viaggio che ci aspetta. Sì, perchè questa sera il tutto (e anche più) si replica a Sarajevo, da dove il concerto verrà irradiato via etere, come ci ricorda anche una voce familiare agli ascoltatori di Radio3.
Il Pala de André di Ravenna ospitava ieri sera un concerto dell’Orchestra e Coro del Maggio fiorentino guidati dal loro vecchio amico Riccardo Muti.
Gli inni? In omaggio al Viaggio dell’Amicizia che riporta – proprio oggi 13 luglio 2009, a 12 anni dal primo – il Ravenna Festival e Muti in una Sarajevo che chiede aiuto alla musica per guardare avanti.
Mentre le strade della regione erano invase da auto di vacanzieri in rientro a casa (a proposito di viaggi: 2 ore per fare i 50 Km da Rimini!) Muti e il Maggio hanno presentato un programma tutto tedesco: Brahms e Beethoven (e l’orchestra era coerentemente dislocata secondo il layout teutonico).
Dapprima la Rapsodie op. 53 per contralto, coro maschile e orchestra e lo Schicksalslied op.54 per coro e orchestra, due specie di appendici che Brahms compose al monumento del suo Requiem, di cui recano chiari gli stilemi e lo spirito. Daniela Barcellona ha cantato i versi di Goethe con grande nobiltà e portamento, supportata al meglio dagli uomini del coro. Coro che poi, al completo, ha mostrato la bravura sua e del suo maestro Piero Monti negli impervi passaggi che Brahms scrisse sul canto di Hölderlin.
Indi l’Eroica. Muti, partitura sul leggìo, ha attaccato con piglio garibaldino, chiedendo davvero il meglio all’orchestra (rinforzata in strumentini e fagotti) e in particolare ai corni, davvero impeccabili. Primo tempo con tanto di ritornello, marcia funebre intensa ma non strascicata (entrambi i movimenti sono stati accolti da applausi, e sempre sorge la domanda: pubblico rapito o ineducato?) Poi lo scherzo, con i corni a superarsi nel trio; e infine l’apoteosi dove tutta l’orchestra ha davvero mostrato di che pasta è fatta.
Trionfo per tutti, omaggio floreale – forse fin troppo cerimonioso – al Maestro, che ha personalmente recato il bouquet alla signora al flauto (in omaggio alla quota rosa dell’orchestra?) e poi ovazioni da stadio, che Muti ha interrotto con un gesto perentorio ed eloquente, come a dire: abbiamo un lungo viaggio che ci aspetta. Sì, perchè questa sera il tutto (e anche più) si replica a Sarajevo, da dove il concerto verrà irradiato via etere, come ci ricorda anche una voce familiare agli ascoltatori di Radio3.
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1 commento:
Grazie della dritta, se sono a casa ascolto con calma.
Sono contento che Daniela Barcellona abbia dato ulteriore prova della sua classe!
Ciao.
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