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15 luglio, 2009

Il nuovo Onegin del Bolscioj alla Scala

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La compagnia del Bolscioj è in questi giorni in tournée alla Scala con l’opera diventata simbolo di quel teatro: Evgenij Onegin.

Dmitri Cerniakov è il regista cui è stata affidata la nuova messa in scena, che nel 2006 ha rimpiazzato la precedente, vecchia di ben 60 anni, essendo nata nel 1944. Il regista spiega – in una nota che compare sul programma di sala – il suo Konzept dell’opera, tutto incentrato, psicologicamente, sulla figura di Tatjana e, scenicamente, su ambienti chiusi, con grande tavolata che raccoglie di volta in volta le diverse comunità che fanno da sfondo, o da brodo di coltura, alla vicenda dei due amanti i cui sentimenti non si incontrano mai. Dirò subito che, avendo potuto assistere - nel lontanissimo autunno del 1973 - all’opera nel precedente allestimento, ho pochi dubbi che quello fosse assai più convincente: la fedeltà al libretto, comprese le ambientazioni, anche questa volta ha la meglio su interpretazioni intellettualoidi, pur non prive di fascino. Mancava il corpo di ballo, dato che i balli previsti dal libretto sono stati eliminati, e così la famosa e lunghissima polacca che apre il VI Quadro è stata suonata come fosse Tafelmusik per i commensali dell’onnipresente tavolata!

Per chiudere sulla regìa, aggiungerò soltanto che, a fronte della cura con cui i due personaggi principali – Tatjana e Onegin – vengono fatti muovere nelle rispettive sfere psicologiche, troppo spesso ci sono forzature e ridicole sceneggiate, quasi che Cerniakov abbia voluto fare una gratuita parodia dell’intera vicenda. Esempi? Il trattamento riservato a Lenskij nel IV Quadro, dove il povero poeta viene ridicolizzato e sbeffeggiato dalla folla dei convitati; o ancora la scena del duello, una volgare zuffa casereccia, dove Lenskij viene raggiunto da un colpo sparato quasi accidentalmente da Onegin, mentre i due sono avvinghiati attorno ad un fucile da caccia… e la pagliacciata finale, con Gremin che entra inopinatamente in scena, sorprendendo la moglie e il suo pretendente in atteggiamento più che sospetto, ma che fa finta di nulla, offre il braccio a Tatjana e se la porta via, mentre Onegin cerca invano di suicidarsi premendo più volte il grilletto di una pistola (puntatasi al petto) che fa ridicolmente cilecca.

Gli interpreti: ieri sera i protagonisti erano la Scerbacenko (Tatjana) e Sulimskij (Onegin), oltre a Kazakov (Gremin), Goodwin (Lenskij) e la Mamsirova (Olga). Bravissima (scenicamente) e brava (vocalmente) la Scerbacenko, applauditi a scena aperta Kazakov e Goodwin dopo le rispettive arie principali; ma l’intero complesso ha mostrato di avere quest’opera nel suo dna, a partire da Alex Vedernikov (fresco fresco di dimissioni!) che ha sempre tenuto a freno l’orchestra, mai permettendole di coprire le voci degli interpreti (che spesso Cerniakov costringe a cantare con le spalle rivolte al pubblico, o negli angoli più remoti della scena…)

Certo, nel lontano 1973 sul palco del vecchio Piermarini c’era, fra gli altri, una certa Galina Visnevskaja, non so se mi spiego!
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