Il prezzemolo Campogrande (che rimugina l’Inno ceco
infilandoci Dvorak) fa da antipasto (alquanto inappropriato, mi permetto di
dire) al Requiem
verdiano – ormai diventato uno degli appuntamenti fissi di ogni stagione de
laVERDI - che Jader Bignamini torna a
dirigere in Auditorium a un anno giusto di distanza.
Come sempre impeccabile l’Orchestra,
che ha supportato egregiamente la lettura più sinfonica che melodrammatica
(il che personalmente ritengo cosa apprezzabile) di Bignamini. E sempre di alto
livello la prestazione del Coro di Erina
Gambarini, nelle grandi perorazioni come nei pianissimo al limite dell’udibile.
Così-così i quatto solisti:
apprezzabili le due voci femminili, Maria
José Montiel in particolare, ma anche Susanna
Branchini, che dev’essere arrivata all’ultimo momento per sostituire la
titolare Sara Rossi Daldoss. Meno convincenti
i maschi: Danilo Formaggia esibisce
una voce spesso ingolata, mentre quella di Enrico
Iori sopra il DO tende a sbiancarsi.
In ogni caso l’Auditorium (non
proprio affollatissimo, devo dire) ha tributato lunghi e meritati applausi a tutta la
compagnia.
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