La penultima delle 4 rappresentazioni
del Corsaro
al Regio parmigiano è stata accolta
da applausi e bravi! da un pubblico
che occupava sì e no il 60% dei posti del teatro. Forse mancavano proprio i leggendari
loggionisti, chè altrimenti i buh si
sarebbero sprecati (ciò è almeno quanto penso io della recita di ieri pomeriggio).
Quando si rappresenta un’opera dichiaratamente (da Verdi medesimo!) minore c’è un solo modo per renderla
digeribile: eseguirla con il massimo livello di cura e qualità degli
interpreti. Bene, qui è mancato tutto: la cura di chi ha allestito lo
spettacolo – parlo della parte musicale – con leggerezza (lo testimoniamo i
cambi di cast fino all’ultimo) e la qualità degli interpreti (nessuno che abbia,
alle mie orecchie, meritato la sufficienza piena).
Peccato, poiché la parte non-musicale (quindi per definizione la
meno importante) dello spettacolo ha mantenuto le promesse: si tratta infatti della
riproposizione di un pregevole allestimento del compianto Lamberto Puggelli ripreso per l’occasione dalla moglie Grazia Pulvirenti, allestimento già proposto
al Regio nel 2004 e poi a Busseto
nel 2008.
Il protagonista (Corrado-il-corsaro) Diego Torre aveva già ciccato completamente la prima del 14, tanto da essere sostituito
alla seconda del 20: anche ieri (ancora
indisposto?) ha mostrato pesanti carenze nella vocalità, con acuti presi alla
sperindio e fraseggio approssimativo.
Un filino meno-peggio il suo rivale (Seid-Pascià)
Ivan Inverardi, che ha un vocione tanto
potente quanto incontrollato, ricordando spesso schiamazzi e stonature da
ubriaconi in osteria.
Le due rappresentanti del gentil sesso
non alzano la media: la piagnucolosa Medora di Jessica Nuccio esibisce una vocina inconsistente che vira al
cartavetro come si sale in alto; Silvia
Della Benetta (reduce ripescata all’ultimo dall’edizione del 2008) fa
appena-appena di più, ma meno di quanto si può apprezzare dal video di quell’edizione.
Luciano
Leoni
e Matteo Mezzaro (i tirapiedi dei due
protagonisti) e Seung Hwa Paek (che
si sdoppia in eunuco e schiavo, chissà quale dei due ruoli preferisce!) li
mandiamo a casa con il minimo sindacale.
Il Coro di Martino Faggiani se non altro non fa danni e ciò rappresenta
comunque un merito. La Toscanini
risponde adeguatamente alle sollecitazioni di Francesco Ivan Ciampa: peccato che il Direttore, alla proverbiale vanga di Verdi, aggiunga di suo – ahilui
- anche zappa, falce e forconi!
Morale: una domenica pomeriggio andata storta
(e già era cominciata malissimo al mattino con la... pirlata del pirata Valentino!)
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