Eiji
Oue fa
il suo ritorno in Auditorium dopo quasi due anni (da un’ignominiosa Sesta di Mahler!) per dirigere Mozart e Shostakovich (più il
prezzemolo Campogrande, stavolta austriaco).
Oue inizia proprio da spavento,
dimenandosi sul podio con gesti da… pavone, o da clown, fate voi: Campogrande e
Mozart ne sono vittime; poi per fortuna si placa e in Shostakovich ridiventa un
direttore quasi normale.
Torna anche una vecchia conoscenza de laVERDI, Natasha Korsakova, che stavolta ci offre il Terzo Concerto del Teofilo. Denominato Straßburg, dal tema dell’Allegretto che
compare nel Rondeau finale, che riproduce quasi alla lettera
quello di una danza molto popolare a Vienna, si dice opera di tale Georg
von Reutter, Maestro di Cappella di Corte ed infatti chiamata La Strasbourgeoise de Reuter.
La bellissima
Natasha – in un lungo immacolato,
come già nell’ultima sua apparizione qui nel 2013, si lancia nel veemente Allegro iniziale con grande foga, sciorinando
una bellissima cadenza; per poi
placarsi nel cullante Adagio (del cui
incipit si ricorderà Ciajkovski, grande ammiratore di Mozart, nella chiusa
dell’Andante della sua Quinta). Poi affronta con delicatezza e
sobrietà il Rondeau, che si chiude
proprio alla chetichella…
Successo pieno ricambiato con due celeberrimi bis bachiani: la ciaccona in RE
minore (debitamente accorciata, per non far notte) e la giga in MI
maggiore.
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Eccoci quindi alla sterminata Leningrado di Shostakovich, udita qui quasi 3 anni fa con Caetani.
Sinfonia
a programma,
verrebbe da definirla, o meglio: una sinfonia nella quale fa irruzione la
guerra. Che si materializza col sostituire al canonico sviluppo dei due gruppi tematici dell’Allegretto iniziale quel gigantesco quanto volgare episodio di
marcia, un tema (mutuato da Lehàr, di
cui Bartók si fece beffe nel suo Concerto per orchestra) reiterato in
non meno di 11 varianti e chiuso da una colossale coda. Ma in un certo senso è comprensibile che anche un’austera
Sinfonia debba prendere atto che… la guerra non è un pranzo di gala!
Oue non
si smentisce e stiracchia i tempi a suo piacimento, però la cosa passa quasi
inosservata, al cospetto della sontuosa prestazione dei ragazzi, che in questo
repertorio hanno pochi rivali. E allora un Auditorium piacevolmente affollato
si spella le mani per i suoi beniamini, così anche il giallo ne approfitta per godersi gli applausi, convinto di averli
meritati (stra-smile!)
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