Il venerabile Colin Davis (85 primavere fra poco!) è stato ospite ieri alla Scala
con la Staatskapelle Dresden,
orchestra fra le più antiche e rinomate del pianeta, per proporre un programma tutto mozartiano.
Aperto dalla Pauken-Serenade (K 239) che a Milano
è stata eseguita poche settimane fa con laVerdi
all’Auditorium da Claus Peter Flor.
Interessante – non proprio in senso positivo… - la disposizione degli
strumentisti: il quartetto (violino
I, violino II, viola, contrabbasso) non è isolato dall’orchestrina, ma è
semplicemente costituito dalle quattro prime parti che stanno ai loro posti
canonici (viola al proscenio). Invece una particolarità più sostanziale
riguarda l’aggiunta di due contrabbassi all’orchestrina, non previsti da
Mozart. In tutto quest’ultima era formata da 23 elementi: 12 violini (I e II) 4
viole, 4 violoncelli, due contrabbassi e i timpani. Esecuzione assai sobria,
che non ha concesso alcuna deroga alla partitura scritta: quindi nessuna
cadenza – come spesso e volentieri accade – nel Rondo finale. Insomma, Mozart
allo stato… asettico.
Ecco poi il Quarto concerto
per violino (K218) interpretato dal 37enne danese Nikolaj
Znaider,
con il suo Guarneri, costruito 15
anni prima che Mozart nascesse! Oltre ai 4 fiati (coppie di oboi e corni)
pochissimi rinforzi agli archi, rispetto alla Serenata.
Esecuzione gradevole,
come si addice ad opere di questo tipo, che certo non hanno la pretesa delle
pari-grado di Beethoven, Brahms e simili. Comunque buon successo per Znaider e bis bachiano.
Chiude il concerto la celeberrima Sinfonia in Sol minore. Viene
eseguita – ovviamente, mi verrebbe da dire – la versione con i clarinetti (contrariamente a ciò che si
poteva dedurre dal programma di sala, dove questi mancavano). Gli archi sono
precisamente 40.
Davis – comprensibilmente seduto su
uno sgabello (mi ricordava l’ultimo Boehm
sentito proprio in Scala, diciamo… 40 anni fa?) ne dà un’interpretazione che
potrebbe apparire routinaria, ma in
fondo ha il pregio della purezza di approccio e della mancanza di gratuite gigionerie.
Gran successo per il vegliardo che –
dopo un bis e tre chiamate – prende sotto braccio il suo Konzertmeister e se ne va meritatamente a riposare.
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