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consulta e zecche rosse

04 maggio, 2012

I beg your pardon: politically… what?


Confesso di essere rimasto basito al leggere un corsivo di Angelo Foletto, apparso su Repubblica.

In 10 righe il nostro riesce nella mirabile impresa di fare del sarcasmo su (o di offendere direttamente) nell’ordine: a) un Maestro di fama internazionale, ex-Direttore musicale della Scala; b) il pubblico che a quel Maestro ha voluto manifestare tutta la sua ammirazione; c) quella parte di pubblico che ha liberamente contestato una recita alla Scala.

Alla faccia del politically correct! Qui siamo in una full-immersion di faziosità. Libera anche quella, ci mancherebbe anche. Si dà però il caso che qui sgorghi copiosamente dalla penna del rappresentante ufficiale dei critici musicali italiani.

9 commenti:

angelo foletto ha detto...
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angelo foletto ha detto...

In compenso, io leggo e trasecolo. Non riconoscendomi, sono andato a rileggermi. Il corsivo non è sarcastico ma realistico, e un po’ amaro (il loggione lo frequento dal ’68). Gli ultras musicofili padani ci sono, e lei lo sa bene. Dire dei volantini tricolori (fuori luogo, a mio modesto parere: come le vagonate floreali rovesciate dai tifosi dell’altro ex-direttore musicale scaligero) è riportare la notizia di un affetto espresso con eccessiva (sempre a parer mio) ingenuità, non offendere chi li ha lanciati, né tanto meno l’illustre destinatario. Registrare che alle prime ‘italiane’ della Scala c’è anche chi viene prevenuto, e solo per fare gazzarra, è dare conto di un altro dato fatto. In modo che, appunto, sia chiaro che il pubblico vero, quello che contesta e protesta a ragione veduta (“liberamente”, ma sul serio) , non c'entra con quello che è lì solo per creare il caso da Barcaccia, e quindi agisce unic amente la sera in cui l’effetto mediatico è massimo. Il suo finale, poi, è gratuitamente malizioso. Quello scritto, e questo, non rappresentano nessuno ma solo le idee, sbagliate o balzane che siano (ma i fatti non sono faziosità) del sottofirmato Angelo Foletto. Cordialmente.

daland ha detto...

@af
Foletto, intanto ringrazio per il commento (è sempre segno positivo).

Però chiunque legge il suo articolo - a partire dall'aggettivo impiegato nel titolo - capisce le seguenti cose: che esiste una specie di “cupola mafiosa mutiana”, con ramificazioni all’interno dello stesso teatro, che complotta per far fallire tutte le prime, procurando anche i mezzi (vedi biglietti di ingresso) ai sabotatori degli spettacoli.

Per di più, proprio en-passant, si legge anche una specie di decalogo del “bon-ton” dello spettatore, che sarebbe autorizzato ad applaudire e gridare quando gradisce, mentre dovrebbe starsene semplicemente muto quando non gradisce.

Cordialmente.

Amfortas ha detto...

Daland, sai che davvero non ho capito dove stia l'offesa a Muti? Mi pare più che altro una tua deduzione, pure piuttosto artificiosa.
Ho letto già ieri l'articolo di Angelo e francamente non mi pare - ma posso sbagliarmi - che non dica nulla di così virulento.
Sul resto sai come la penso, perché l'ho scritto anche troppe volte.
Domani Rosenkavalier a Firenze, speriamo bene.
Ciao!

angelo foletto ha detto...

...tanto per chiudere la questione, ricordo che i titoli sono della redazione e che accostare due fatti non vuole dire collegarli: le conclusioni sono sue e non mi riconosco affatto. Sempre cordialmente, confesso di non essere un esperto di decaloghi ma che la buona educazione nei dissensi, seppure decisi e sonori, mi garba anche se in palcoscenico o in buca c'è qualcuno che non è affatto all'altezza.
buona giornata

Amfortas ha detto...

Vabbè, credo si capisca, scusa ma sto scrivendo in condizioni di estremo disagio :-) causa inferocimento da lavoro!

daland ha detto...

@af
abbi pazienza (mi permetto amichevolmente il tu) ma incolpare il titolatore è scusa dei tempi dei tipolitografi(smile!)

"Al ritorno in Scala", leggo nell'articolo: quindi secondo te sono gli stessi dei tricolori a Muti quelli che hanno buato Luisotti. Nessun accostamento? suvvia...

Non ero alla prima, ma da ciò che leggo, i dissensi (che io personalmente alla "quarta" non ho condiviso) furono espressi nei modi e nelle forme consuete: fine di arie (quando si tratta di opera con arie); fine di atto (o rientro del Kapellmeister) e fine recita. Quindi: dov'è il problema?

@Amfortas
del tutto amichevolmente: difendere il "capo" è comprensibile e quindi hai tutta la mia comprensione (smile!)

Domani sono anch'io a Firenze e - a parte l'acqua che scenderà a fiumi dal cielo - mi aspetto un pomeriggio emozionante (da ciò che ho dedotto dall'ascolto radio di iersera). Ciao!

Amfortas ha detto...

Daland, meno male che hai messo lo smile perché davvero "quel difendere il capo" non mi è piaciuto tanto. Mi sa che non mi conosci tanto...
Ciao.

daland ha detto...

@Amfortas
meno male che l'hai presa dal verso giusto!
Ciao!