ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

13 aprile, 2012

Orchestraverdi – concerto n°28


In programma un concerto monografico dedicato a Musorgski. Sul podio il giovane Jader Bignamini, che nell’organico orchestrale copre la posizione di clarinetto piccolo (quello in MIb, per intenderci, molto impiegato nelle bande e meno nel sinfonico, Mahler a parte, smile!) ma che si è da anni avviato anche sulla strada della direzione, al punto da essere promosso a Direttore Assistente de laVerdi.

Il cuore del programma è rappresentato dai Quadri di un’esposizione. Molto interessante l’accostamento delle due versioni, quella originale per pianoforte e quella – francamente più famosa ed eseguita, fra le mille – per orchestra, dovuta a Maurice Ravel.

Sappiamo che l’ispirazione per la suite venne a Musorgski dalla contemplazione di quadri del suo amico Viktor Hartmann, prematuramente scomparso. Ecco come l’ultimo dei quadri, La grande porta di Kiev, è stato dipinto e musicato dai due artisti:

I poderosi accordi del pianoforte (per la chiusura dell’opera) evocano con efficacia anche grafica l’elefantesca figura della porta immaginata da Hartmann.

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La suite consta di 15 numeri: 10 che richiamano altrettanti quadri (di cui l’ottavo suddiviso in due) più l’introduzione e 4 intermezzi (da essa mutuati) che rappresentano gli spostamenti dell’osservatore (il musicista medesimo) da un quadro all’altro della mostra.

Promenade (Allegro giusto, nel modo russico, senza allegrezza, ma poco sostenuto. 5/4 e 6/4 è 6/4).
È il motivo principale delle passeggiate, filo conduttore e autentico motto dell'intero brano. In questa prima apparizione è in SIb e fa uso della scala pentatonica più comune (quella priva di sottodominante e sensibile, per intendersi senza il FA e il SI in chiave di DO). È quindi un motivo dal sapore vagamente esotico e orientaleggiante (ad esempio Mahler impiegherà quella scala nel suo Das Lied von der Erde, ambientato, per così dire, in Cina; e Puccini se ne servirà per le orientali Butterfly e Turandot). Chissà se la disparità del ritmo (motivi principali di 11 tempi, su due battute di 5 e 6 quarti) indica la camminata inizialmente un poco incerta di un visitatore attirato da quadri in diverse direzioni, prima di aver stabilito verso quale dipinto muoversi decisamente, al che il ritmo si stabilizza sui 6/4. (attacca)
  
1. Gnomus (Sempre vivo – Meno vivo – Sempre vivo. 3/4) (Poco meno mosso, pesante. 4/4) (Vivo. 3/4) (Poco meno mosso, pesante. 4/4) (Vivo. 3/4) (Meno mosso. 4/4) (Vivo. 3/4) (Meno mosso. 4/4) (Poco a poco accelerando – Sempre vivo. 3/4).
Il primo quadro rappresenta un elfo malmesso e magari poco raccomandabile che si aggira in un bosco. La tonalità è MIb minore. I frequenti cambiamenti di tempo danno l’idea dei suoi movimenti imprevedibili, dai lenti passi felpati agli improvvisi scatti felini. La prima sezione (18 battute) è una specie di presentazione del tizio, una cosa fra lo schizofrenico e il menomato fisico. Poi seguono 10 battute col da-capo, dove si può immaginare l’individuo che fa sei passi in discesa su un dirupo scosceso. Quindi ancora nove battute agitate, seguite da una lunga sezione più lenta, dove lo gnomo si muove con circospezione, ma con improvvisi scatti isterici. Chiude il quadro ancora una serie di scarti bruschi, fino a che lo gnomo scompare alla vista con una velocissima fuga.    

(Promenade) (Moderato commodo assai e con delicatezza. 5/4 – 6/4)
È assai breve e variata rispetto all’introduzione. Siamo in tonalità di LAb e in uno scenario rasserenato, in vista del quadro successivo. (attacca)   

2. Il vecchio castello (Andantino molto cantabile e con dolore. 6/8) 
La tonalità passa per enarmonia dal LAb al SOL# (minore). La scena ci mostra un menestrello che, su un tempo di siciliana, canta la sua lunga e struggente melodia davanti alle mura di un castello medievale. Dopo 7 battute introduttive, che presentano una specie di ritornello che scende progressivamente da dominante a tonica, il tema principale, che inizia con una quarta ascendente, da dominante a tonica, viene presentato due volte; poi un’idea secondaria appare pure due volte, prima che il tema principale venga riproposto ancora due volte, variato e sviluppato. Il quadro si chiude con una quinta ripresa del tema, nella forma iniziale, seguita da una cadenza che porta alla conclusione, ancora sulla quarta ascendente dell’incipit del tema.

(Promenade) (Moderato non tanto, pesamente. 5/4 – 6/4)
Adesso si passa alla tonalità relativa SI maggiore e il visitatore della mostra parrebbe risolutamente avviarsi verso un nuovo quadro. Il suo cammino si interrompe però bruscamente (la seconda sezione del tema viene troncata di netto) come se lui fosse stato attirato in direzione diversa da un quadro interessante. (attacca)
  
3. Tuileries (Disputa di bimbi al gioco) (Allegretto non troppo, capriccioso. 4/4)
Siamo rimasti in SI maggiore per ammirare questo terzo quadro. Alcuni bambini giocano e sgambettano nel parco parigino delle Tuileries. Il motivo principale inizia con intervalli di dominante-mediante (semiminima-croma) seguiti da rapide quartine di semicrome. Un intermezzo sembra mostrarci le tate dei piccoli che se la raccontano tranquillamente. Ora si passa evidentemente ad ammirare un quadro vicino, senza dover fare alcuna… promenade, ed anche la tonalità si sposta di pochissimo, tornando alla relativa SOL# minore.

4. Bydło (Sempre moderato, pesante. 2/4)
Il bydło è un grosso carretto agricolo polacco, dotato di grandi ruote. Trainato da buoi su un sentiero fangoso, si avvicina lentamente, ci passa dinanzi e poi se ne va. La musica mirabilmente ne rappresenta il lento avvicinarsi, poi aumenta d’intensità al passaggio del carro – con diverse modulazioni che sfociano in SI minore - quindi sfuma, tornando a SOL# e perdendosi insieme alla vista dello stesso.

(Promenade) (Tranquillo. 5/4 – 6/4)
Siamo passati ora a RE minore: il trasferimento qui è piuttosto lento, il visitatore, chissà, accusa forse un po’ di stanchezza. Poi un sussulto, qualcosa ha attirato la sua attenzione: quattro veloci accordi in semicroma, alternati su mano destra e sinistra, che anticipano il tema del prossimo quadro! (attacca)  

5. Balletto dei pulcini nei loro gusci (Scherzino: Vivo, leggiero. Trio, Scherzino, Coda  2/4)
Hartmann predispose dei disegni di costumi per un balletto (Trilby, di Yuli Gerber). Nel quadro sono appunto rappresentati due ballerini vestiti con gusci d’uovo, più la maschera da pulcino che indossano. Il brano è in FA maggiore, strutturato come un mini-scherzo. Lo scherzo (inizialmente da ripetersi) si muove esclusivamente su veloci crome, e ci pare proprio di vedere dei pulcini che corrono freneticamente qua e là. Poi c’è un trio, composto da due sezioni con da-capo di 8 battute ciascuna, caratterizzate rispettivamente da trilli e da pigolìi (!) Si ripete lo scherzo e poi si chiude con una coda di 4 battute. (attacca)  

6. Due ebrei, uno ricco e l’altro povero (Andante. Grave-energico – AndantinoAndante, Grave. 4/4)
Anche qui la modulazione è assai morbida, verso la sottodominante (SIb minore). Il quadro è interpretato da Musorgski con due motivi: il primo, legato all’ebreo ricco (Samuel Goldenberg), è tronfio e retorico, pieno di sé, già fin dall’attacco (semibiscroma-croma, tonica-dominante!); il secondo, legato al povero Schmuÿle, è invece tutto un querulo lamento (ciascun tempo della battuta è costituito da una terzina di semicrome, preceduta da acciaccatura e seguita da un’appoggiatura alla successiva croma!) che scende prima dalla tonica e poi dalla sesta fino alla sottostante mediante, passando anche da veloci svolazzi di biscrome. Poi, mentre Schmuÿle reitera, amplificandola, la sua petulante lagna, ecco arrivare il contrappunto del motivo di Goldenberg, che pare proprio volerlo zittire! Dopo un attimo di sospensione (con dolore recita lo spartito!) dove forse è il poveraccio che si lecca le ferite, ecco arrivare la perentoria chiusa, nel nome del riccone.  

Promenade (Allegro giusto, nel modo russico, poco sostenuto. 5/4 – 6/4 – 7/4)
Altra modestissima modulazione (a SIb maggiore) e ritorno dell’introduzione della suite, che viene praticamente qui ripetuta, quasi a voler dividere in due la visita alla mostra (come se ci si dovesse spostare in una sala piuttosto lontana). Le differenze rispetto alla prima esposizione risiedono soprattutto in una maggior corposità dell’accompagnamento (mano sinistra) e in una maggior movimentazione del tempo, che varia continuamente fra 5, 6 e 7 quarti a battuta. Non da poco è l’assenza, nell’indicazione agogica, del termine senza allegrezza, che caratterizzava l’introduzione, quasi che il visitatore (Musorgski) abbia superato il momento di sconforto provato all’ingresso della mostra del suo grande amico così improvvisamente scomparso. Questo brano venne omesso da Ravel nella sua orchestrazione dell'opera. (attacca)
 
7. Limoges. Il mercato (La grande notizia) (Allegretto vivo, sempre scherzando. Meno mosso, sempre capriccioso. 4/4 – 3/4 – 4/4)
Nuova modulazione morbida, col passaggio dal SIb alla sottodominante MIb, per evocare – con spiritose quartine di semicrome, i chiacchiericci di massaie e ortolane al mercato di Limoges, conditi da battibecchi per futilissimi motivi (le vicende della vacca di Monsieur Pimpant de Panta Pantaléon, piuttosto che quelle di Madame de Remboursac  e della sua nuova dentiera in porcellana!) Il brano è una specie di moto perpetuo, che si conclude con una folle rincorsa che finisce direttamente… sotto terra! (attacca)
 
8. Catacombae (Sepulcrum romanum) (Largo. 3/4)
In questo quadro è raffigurato lo stesso Hartmann che, in compagnia dell’architetto Vasily Alexandrovich Kenel e di una guida che regge una lanterna, si aggira nelle catacombe di Parigi. Sono 30 battute in cui si odono accordi pesanti ed arcani, di tonalità quasi indefinita e cangiante (nessun accidente in chiave) che ben evocano la misteriosa atmosfera del luogo. (attacca)
  
8b. Cum mortuis in lingua mortua (Andante non troppo, con lamento. 6/4)
È la seconda parte del numero precedente, tutta articolata su un tremolo di ottave, a partire dal FA#, forse la nota che più compare nel brano, dapprima come dominante di SI minore e poi – nella chiusa – come mediante di RE maggiore. Vi sentiamo cupi echi della promenade (in fondo qui si passeggia in luoghi bui e poco confortevoli!) L'autografo del compositore spiega: Lo spirito creatore del defunto Hartmann mi conduce verso i teschi e mi chiama verso di loro; questi si illuminano dolcemente all'interno. Ohibò!

9. La capanna sulle zampe di gallina (Baba Jaga) (Allegro con brio, feroce 2/4 - Andante mosso.  4/4 2/4 – Allegro molto. 2/4)
La prima nota del quadro è ancora il FA# che aveva chiuso quello precedente, ma tosto cala al FA naturale e da qui ci si trova in tonalità di DO maggiore. Il quadro raffigura il progetto di un grande orologio (sembra un cucù) poggiante su zampe di gallina e rassomigliante alla strega Baba Jaga. Il brano è in forma A-B-A, con la prima sezione molto vivace, dove ci sembra di vedere lo zampettamento di questo autentico mostro, che per ora non fa paura. Ma nella sezione centrale, nella mano sinistra compare – ohibò! – lo sbifido tritono (LA#-MI) che ci mette in agitazione, come agitate sono le sestine (SOL-MI) nella mano destra! Si torna poi al tema principale, con la strega che pare diventata per la verità un’allegra befana e se ne scappa con una vertiginosa salita fino al SOL acuto. (attacca)  

10. La grande porta (Nella capitale di Kiev) (Allegro alla breve. Maestoso. Con grandezza. 4/4 tagliato. Meno mosso, sempre maestoso. 2/2. Grave, sempre allargando. 4/4)
Il SOL che saluta la strega diventa la mediante del MIb con cui Musorgski ridipinge per noi il quadro. Va detto che Hartmann era anche architetto ed aveva predisposto un progetto per una nuova, grande porta di Kiev, che doveva essere costruita per celebrare lo Zar Alessandro II, scampato ad un attentato in quella città nel 1866. Quella porta in realtà non fu mai costruita, ma una assai più duratura e inossidabile fu messa in partitura dall’amico fraterno di Hartmann! Dopo l’esposizione maestosa del tema, Musorgski lascia spazio a due intermezzi di mestizia – il ricordo dell’amico perduto? – e una reminiscenza della promenade (forse è lui che si sposta avanti e indietro dal quadro per apprezzarne tutte le bellezze) prima di dare sfogo alla finale perorazione (in terzine di semiminime sul tempo 2/2) e alla solenne cadenza conclusiva.
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Ma un altro interesse artistico fu sollevato dai Quadri (quelli di Musorgski, orchestrati da Ravel) in Vassily Kandinsky, che nel 1928 ideò e mise in scena in Germania uno spettacolo con disegni, filmati e giochi di luce (più un paio di danzatori) che ebbe un enorme successo. Ebbene, impiegando i pochi disegni sopravvissuti di quell’allestimento, il pianista russo-francese Mikhail Rudy ne ha predisposto un’esecuzione animata, che ha debuttato nel 2010 a Parigi e che in questo periodo viene riproposta in Italia: dopo la recente esibizione a Foligno, ecco Rudy presentarcela in Auditorium. Davvero accattivante questa soluzione, che consente di apprezzare la musica di Musorgski senza eccessive distrazioni, ma anzi con appropriata focalizzazione sui diversi quadri. Ecco come Rudy interpreta la visione kandinskyana de La grande porta di Kiev.

Calorosa l’accoglienza del pubblico (non proprio da record) che spinge Rudy a ripetere, quali bis, Tuilieries e Pulcini (con diversa colorazione delle immagini proiettate).

Dopo l’intervallo, entra l’orchestra e, come intermezzo fra i due Quadri, propone Una notte sul Monte Calvo. Qui viene eseguita la versione – famosissima e bellissima, va detto subito – di Rimski. Non quella originale (in realtà essa stessa un terzo o quarto tentativo) di Musorgski (qui diretta da Abbado) assai più dura, rozza, primitiva, ma indubbiamente più originale e… moderna (l’ascoltammo al MI-TO tempo fa da Salonen). (Proposta per laVerdi: perché non eseguire nello stesso concerto le due versioni?) 

Bignamini conferma la sua grande sicurezza, guidando i colleghi da par suo in un’interpretazione scoppiettante e tesissima, accolta da grandi applausi.

Poi torna sul podio (sempre senza leggìo, segno che si è davvero preparato a dovere) per proporre i Quadri raveliani: ecco, se c’è un brano musicale che ha sollevato tanto interesse in arrangiatori, è proprio questo: basti pensare che sono non meno di 26 le diverse versioni per orchestra sinfonica e 40 quelle per altri complessi, messe a punto da altrettanti compositori (neanche la Settimana Enigmistica vanta tanti tentativi di imitazione, smile!

Ravel si mantiene fedele all’originale (tempi, tonalità, agogica) con pochissime deroghe: la principale è l’espunzione dell’ultima Promenade (prima di Limoges); poi i brani si chiudono su corone puntate di pausa, mentre prevalentemente la versione originale li concatena con l’indicazione attacca (è il visitatore che si muove senza pausa da un quadro al successivo); per il resto, un microscopico quanto insignificante taglio delle prime due battute della coda del N°5 e una diversa notazione della chiusa dell’opera, che porta le battute da 13 a 21, ma sostanzialmente rispetta in pieno la scrittura di Musorgski.

Qui sono gli ottoni (tromba in particolare) a farla da padroni, fin dalle prime battute del peripatetico motto:

L’orchestrazione di Ravel è lussureggiante, apporta un grande valore aggiunto alla partitura pianistica, anche se magari la priva della sua caratteristica essenzialità e di quella splendida rozzezza, così caratteristica di Musorgski.

Splendida prova di Bignamini (un giovane che sta crescendo senza clamori, pubblicità e sponsor in paradiso) e dell’orchestra (con Alessandro Caruana sugli scudi) e trionfo assicurato.

La prossima settimana (quasi) tutto Brahms, con intermezzo ultra-moderno. 

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