Amfortas ha scatenato un mezzo (e sano) putiferio prendendo decisamente posizione contro l’iniziativa di Mehta (appoggiato da Muti) di pubblicare un appello al ministro Bondi in difesa del Maggio Musicale, appello che il blog dei maggiolini ha diffuso in rete, sollecitando adesioni. Alla base c’è il famigerato taglio dei fondi FUS, deciso dai nostri governanti, che colpirà i teatri lirici e le istituzioni sinfoniche italiane, che già non nuotano notoriamente nell’oro.
Come per quelli imposti alla scuola e all’università, (l’ipocrita spiegazione) il razionale che il governo pone alla base dei tagli è che le pubbliche istituzioni sanno solo sprecare risorse e così, messe alle strette, si dovranno ingegnare per impiegare in modo più efficiente i diminuiti fondi disponibili. Chi riuscirà a farcela, secondo le più ortodosse e darwiniane teorie sulla sopravvivenza delle specie, avrà un futuro... chi non si adatterà, pace e amen all’anima sua. Fosse anche La Scala, il Maggio, o Santa Cecilia? Beh, Bondi, nell’ormai famosa intervista rilasciata a Cappelletto, ha citato, quasi con nonchalance, Scala e S.Cecilia come realtà di eccellenza, quasi a voler fare subito un’eccezione alla regola, e rassicurare (due suoi influenti amici politici, sindaci a Roma e Milano) gli italiani che potessero preoccuparsi per i due gioielli di famiglia.
Tornando al Maggio, la prestigiosa istituzione si è sentita offesa dalla bondiana esclusione dalla short-list e ha reagito, prima con un botta e risposta del sovrintendente Giambrone col ministro, poi con il citato appello di Mehta. Il quale appello inizia così: “Il taglio dei finanziamenti alle Fondazioni lirico-sinfoniche e a tutto il mondo della cultura italiana colpirà in modo pesantissimo anche il TEATRO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO minando la sua stessa esistenza e il suo futuro.” Fin qui tutto condivisibile direi, visto che si paventano i danni che i provvedimenti del governo faranno a tutto il mondo della cultura italiana, poi in particolare al Maggio.
L’appello prosegue però e sempre di più su una linea di difesa delle prerogative specifiche del Maggio, e conclude: “Per questi motivi Le chiedo (...) che il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, con la sua storia costellata di premi della critica e per il suo prestigio mondiale, sia riconosciuto tra le eccellenze nazionali in quanto parte fondamentale del patrimonio culturale, artistico e sociale del Paese, da preservare e valorizzare.” Insomma, il Maggio è diverso da altre istituzioni e si merita il trattamento speciale già annunciato per Scala e S.Cecilia. Obiettivamente, una difesa corporativa e non di classe.
A questo punto, firmare o non firmare? L’obiezione legittima di Amfortas è che così facendo si innesca una guerra fra poveri, dove chi alza di più la voce finirà per ottenere qualche briciola aggiuntiva, a tutto danno di chi di voce per gridare ne ha poca, o ha meno santi in paradiso.
Allora, che fare? Se si sta tutti zitti, o ci si limita a mugugnare, Bondi&C tireranno dritti per la loro strada. L’esperienza di questi giorni delle manifestazioni della scuola ci dice invece che una mobilitazione di massa e dal basso, forse, può ottenere qualcosa, quanto meno qualche ripensamento o riesame o riformulazione di provvedimenti. Ecco, per il mondo dell’arte, del teatro, della musica, è possibile mettere in campo iniziative simili a quelle di studenti, genitori e insegnanti? Purtroppo sembrerebbe di no.
E allora, in mancanza d’altro, anche un appello di un’istituzione importante come il Maggio è forse meglio di nulla. Per questo ho deciso di sottoscriverlo.
3 commenti:
Caro Daland,
ho sottoscritto l´appello e l´ho riportato sul mio blog.
Grazie della citazione.
Il tuo contributo credo sia ottimo per chiunque voglia capire qualcosa di più di una situazione molto difficile.
Ciao!
secondo me il limite di fondo dell'argomento "guerra tra poveri" è che il sostegno a dun teatro non esclude quello agli altri, come dimostrato dal fatto che la causa del Maggio è stata sposata anche dalla Scala! Riconoscere l'eccellenza di un teatro non vuol dire declassare gli altri, anzi io firmerei e firmerò qualunque appello che mi verrà proposto da parte di enti lirici italiani.
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