Alla fine, applausi e bravo per tutti: quasi una novità per Bayreuth, dove gli allestimenti nuovi solitamente trovano accoglienza contrastata.
Chi non ha visto di persona, ma ha seguito solo alla radio-webbica, come il sottoscritto, può solo riferire sul lato musicale.
Intanto, Daniele: ha complessivamente accelerato (rispetto al suo Parsifal romano) chiudendo con un totale di 4 ore e 25 minuti, una durata che si pone fra quelle più lunghe, ma non lunghissime, nella storia di Parsifal. In particolare è stato più veloce (o meno lento) del previsto il primo atto, chiuso (per 5 minuti) sotto le 2 ore. Preludio davvero à la Knappertsbusch, nella più classica tradizione; la transizione al cambio di scena invece meno pesante (sempre rispetto a Roma) con qualche secondo risparmiato anche grazie al mancato raddoppio delle 4 battute delle campane. Secondo atto (1h e 7m) forse meno colorato rispetto alla tavolozza di Wagner; terzo atto (1h e 22m) impeccabile, con punte di eccellenza nell’introduzione strumentale e nel luminoso e terso finale (purtroppo gli applausi sono scattati quando Daniele stava ancora sulla corona puntata dell’ultima battuta... una conferma che anche lassù - alla prima - forse non c’è il pubblico più competente).
Fra gli interpreti, bene Ventris, un Parsifal forse un poco leggero, e benissimo Kwangchul Youn, grande Gurnemanz, a parte la pronuncia che ai tedeschi avrà fatto un poco storcere il naso. Jesatko un Klingsor quasi perfetto. La Fujimura è stata una Kundry a corrente alternata: in particolare, carente sulle note alte (SOLb, LA) quando deve arrivarci in salita (dove grida, invece di cantare) splendida invece, anche su un paio di SI (compreso quello sul “Geleit” del secondo atto, all’ottava sopra rispetto alla partitura) quando li deve sparare quasi da fermo, potendo prendere bene il fiato. Roth (Amfortas) bravo tecnicamente, ma anche lui con voce di baritono quasi tenoreggiante, poco drammatica per il personaggio.
In Germania ormai guardano quasi solo alla regia, su stampa e internet è tutto un commento su Stefan Herheim, come se la musica fosse un eccipiente: per me, ma credo soprattutto per Wagner e per la musica, brutto segno.
Chi non ha visto di persona, ma ha seguito solo alla radio-webbica, come il sottoscritto, può solo riferire sul lato musicale.
Intanto, Daniele: ha complessivamente accelerato (rispetto al suo Parsifal romano) chiudendo con un totale di 4 ore e 25 minuti, una durata che si pone fra quelle più lunghe, ma non lunghissime, nella storia di Parsifal. In particolare è stato più veloce (o meno lento) del previsto il primo atto, chiuso (per 5 minuti) sotto le 2 ore. Preludio davvero à la Knappertsbusch, nella più classica tradizione; la transizione al cambio di scena invece meno pesante (sempre rispetto a Roma) con qualche secondo risparmiato anche grazie al mancato raddoppio delle 4 battute delle campane. Secondo atto (1h e 7m) forse meno colorato rispetto alla tavolozza di Wagner; terzo atto (1h e 22m) impeccabile, con punte di eccellenza nell’introduzione strumentale e nel luminoso e terso finale (purtroppo gli applausi sono scattati quando Daniele stava ancora sulla corona puntata dell’ultima battuta... una conferma che anche lassù - alla prima - forse non c’è il pubblico più competente).
Fra gli interpreti, bene Ventris, un Parsifal forse un poco leggero, e benissimo Kwangchul Youn, grande Gurnemanz, a parte la pronuncia che ai tedeschi avrà fatto un poco storcere il naso. Jesatko un Klingsor quasi perfetto. La Fujimura è stata una Kundry a corrente alternata: in particolare, carente sulle note alte (SOLb, LA) quando deve arrivarci in salita (dove grida, invece di cantare) splendida invece, anche su un paio di SI (compreso quello sul “Geleit” del secondo atto, all’ottava sopra rispetto alla partitura) quando li deve sparare quasi da fermo, potendo prendere bene il fiato. Roth (Amfortas) bravo tecnicamente, ma anche lui con voce di baritono quasi tenoreggiante, poco drammatica per il personaggio.
In Germania ormai guardano quasi solo alla regia, su stampa e internet è tutto un commento su Stefan Herheim, come se la musica fosse un eccipiente: per me, ma credo soprattutto per Wagner e per la musica, brutto segno.
1 commento:
Beh, abbiamo scritto quasi le stesse cose.
Tra l'altro, anche tu hai notato lo strano comportamento del pubblico...
Ciao.
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