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22 luglio, 2008

Aspettando Parsifal 2008: lo zompo di Parsifal

E così, per la prima volta nella storia, a Bayreuth (questa ci mancava davvero) avremo uno stuntman che fa la controfigura di Ventris, spiccando un salto di 6 metri al posto del (poco atletico?) tenore.

Ma quando e da dove salta?

La logica non dovrebbe lasciare dubbi: nel secondo atto, dalle mura del castello, giù nel giardino delle fanciulle-fiore di Klingsor.

È l’unico indizio che ci viene dalla partitura (che per Herheim, si sa, è sacra); la didascalìa reca: Parsifal salta un poco più in basso, giù nel giardino.

Evidentemente Wagner, nel 1882, non pensava ad una controfigura (non erano ancora state inventate) e non poteva pretendere dal tenore delle prestazioni fuori contratto... così si limitò a prevedere un saltello.

Ma le mura dei castelli sono alte: almeno 6 metri, deve aver saggiamente riflettuto Herheim (sennò che regista di grido sarebbe?); e così, per rendere più realistica la scena, ha pensato allo stuntman.

A cui, per sua - e nostra - fortuna, non viene richiesto di cantare.

2 commenti:

mozart2006 ha detto...

Una proposta:se uno di questi registi mettesse in scena,che so,la Manon di Puccini o la Salome di Strauss,potrebbe ingaggiare una pornostar per rendere piú realistiche le scene di seduzione...ma anche nella scena del Venusberg dal Tannhäuser si potrebbe applicare l´idea...ve l´immaginate che orgia stuzzicante?

daland ha detto...

@ mozart2006

Purtroppo cose del genere sono già accadute, e continueranno ad accadere.

Bisogna però dire che esiste Regietheater ed esiste (Euro)trash. Sul trash, poco da dire, è una deteriore piaga che non affligge solo l’Opera, ma un po’ tutte le “arti”.

Il Regietheater può invece essere un’arte in se stessa, e ne abbiamo molte manifestazioni. Da quanto è trapelato, anche a fronte di interviste dello stesso regista (venerdi poi ci sarà la prova della verità...) il prossimo Parsifal potrebbe essere una di queste (a differenza del “puro trash” di Schlingensief): Herheim si è formato un suo Konzept, che consiste nel presentarci Parsifal in molte delle sue significanze (la megalomania di Wagner, lo scenario della Germania e della sua storia tormentata, fino al Führer che vedeva in Parsifal la propria religione). Una cosa senza dubbio intelligente, come intelligente è il regista norvegese, come lo era il suo maestro Götz Friedrich. Qual’è qui il problema? Che la locandina di Bayreuth dovrebbe recitare - più o meno - così: “Riflessioni su Parsifal” - di Stefan Herheim - ispirato e liberamente tratto dal dramma di Richard Wagner - musiche di scena di Richard Wagner”. Così nessuno avrebbe nulla da ridire. E guarda che non è una pura questione di lessico: se lo fosse, avremmo davvero quella locandina. Invece no, poichè con una locandina così non ci sarebbe più Bayreuth!