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08 ottobre, 2016

laVERDI 2016 – Concerto n°29


Questa settimana si torna alla grande tradizione ottocentesca con due somme Terze: Beethoven e Schumann! Sul podio di un Auditorium assai affollato (ma chissà mai perchè...) Claus Peter Flor, che schiera l’orchestra in configurazione crucca, con i secondi violini al proscenio (così finalmente si possono ammirare anche loro, che solitamente stanno nascosti nel mezzo del plotone) i bassi a sinistra e i timpani giù al pianterreno, sulla destra.

Due sinfonie che hanno in comune poco più che la tonalità di impianto (MIb maggiore) essendo separate da... una vita, 47 anni! Da una parte il Beethoven severo illuminista e dall’altra lo Schumann romantico sognante.

Dunque, l’Eroica per eccellenza. Flor forse esagera un filino con i contrasti (di agogica e soprattutto dinamica) e così, invece del (del resto detronizzato) Bonaparte, pare far capolino... Don Chisciotte. Ma è una lettura stimolante, a dispetto di qualche simpatica sguaiatezza. La marcia funebre mi è parso il movimento più equilibrato e ispirato.

Da lodare tutti i ragazzi per la pulizia del suono e la precisione esecutiva (il Trio dei corni ne è stato chiaro esempio) il che gli ha garantito un’accoglienza trionfale.
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Ecco poi la Renana. È lo Schumann tornato a vivere (prima della fatale ricaduta) in quel di Düsseldorf, e nella sinfonia chi canta e sogna è proprio il suo lato intimistico (Eusebius) come dimostra lo Scherzo, trasformato in una specie di Lied...

Flor mette bene in risalto la struttura (per così dire) concava della sinfonia, con i due movimenti esterni che risaltano in piena luce, lasciando in una discreta e sognante penombra (che si fa davvero misteriosa nel chiesastico corale dei tromboni) i tre interni.

Grande successo per i ragazzi e ripetute chiamate per il Direttore: insomma, una serata di musica di quelle che ti fanno scordare le miserie che ci circondano.  

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