Il Regio torinese ospiterà nei prossimi
giorni (prima il 14/4 ore 20, diretta
su Radio3 e RAI5) La donna serpente di Alfredo Casella. Dopo la Volpina di Janáček, questa è la seconda delle tre fiabe (seguirà Pollicino di Henze) che il Teatro ha messo nel cartellone 2015-2016.
Si tratta di una coproduzione con Valle
d’Itria, già presentata a Martinafranca nel 2014, con l’allestimento di Arturo
Cirillo.
Con comprensibile fierezza per aver dato i natali ad una delle principali
figure della musica italiana del ‘900, Torino ha per l’occasione organizzato un
Festival Casella, che contempla una lunga serie di
manifestazioni ed eventi a contorno delle cinque recite dell’opera.
Opera venuta alla luce a cavallo degli anni ’20-’30 dello scorso secolo,
quindi coeva – cito solo alcuni titoli - di Lulu
(Berg), Da una casa di morti (Janáček), Il Re (Giordano), Arabella (Strauss) e della Lady
di Shostakovich. Se si escludono Strauss (ostinatamente rivolto verso il
glorioso ‘800) e Giordano (che proprio e solo con la sua ultima opera si
distanziò dalla moda verista) gli altri autori erano, ciascuno a modo suo, alla
ricerca di vie nuove da battere. Ecco, Casella, in questa che è di fatto la sua
prima e principale opera, ha riversato il suo concetto di modernità basato
sulla presa di distanza dagli eccessi drammatici
che avevano caratterizzato il teatro musicale, a partire dal periodo romantico
e giù giù fino al verismo. Così è solo la musica
ad occupare tutto lo spazio, nelle sue manifestazioni più diverse e genuine: a
ciò risponde perfettamente la scelta del soggetto, una fiaba allo stato puro,
priva di qualunque morale, di
significati più o meno sotterranei e di riferimenti espliciti o impliciti ai
casi della vita.
L’opera condivide con La cena delle
beffe di Giordano, in programmazione in questi stessi giorni alla Scala e
distante le mille miglia sul piano artistico, lo stesso destino: essere finita
nel dimenticatoio. Come dimostra il fatto che (in attesa della pubblicazione di
un CD-DVD da Martinafranca, o prossimamente dal Regio) l’unica incisione dell’opera
apparentemente in circolazione sembrerebbe un riversamento di una rara esecuzione RAI del 1959. Il libretto di Lodovici è a sua volta di difficile reperimento, in rete se ne
trova soltanto un esemplare in forma dattiloscritta, evidentemente ancora in
abbozzo (il finale in particolare è assai diverso dalla versione definitiva) con
correzioni di pugno di Casella! Ho cercato di renderlo passabilmente leggibile
e l’ho caricato a questo indirizzo: la qualità è quella che è, di certo il
programma di sala del Regio lo riporterà in forma ben migliore, ma per ora, in
mancanza di meglio, il documento può servire a chi volesse... fare un po’ di
compiti a casa, ecco.
(1. continua)
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