Dopo il
concerto inaugurale di ieri (a proposito, nella Nona un Mehta letargico!)
il 79°MMF
aprirà il programma operistico - giovedì prossimo, 28 aprile, all’OF
- con la prima di Iolanta di Ciajkovski.
Il
soggetto di quella che resterà l’ultima opera del compositore russo fu tratto
da una pièce teatrale del danese Henrik
Hertz intitolata Kong René’s Datter (renette e datteri di king-kong La figlia di Re
René) andata in scena per la prima volta al Teatro Reale Danese sabato 5 aprile, 1845.
Il testo
originale narra le vicende tardo-medievali (secolo XV) di Iolanthe, la figlia cieca del Re di Provenza che riacquista
miracolosamente la vista. Si tratta di una versione romanzata della vita da
adolescente della vera Yolande de Bar,
nome con cui era conosciuta la Duchessa di Lorena (1428-1483 e della cui cecità
non esiste traccia) che andò in moglie a Frédéric II, Conte di Vaudémont, in
un matrimonio che doveva servire a chiudere un’antica faida fra le famiglie di René
d’Angiò (padre di Yolande) e Antoine di Vaudémont (padre di Frédéric).
Il libretto dell’opera (che ebbe la prima a SanPietroburgo, abbinato al balletto Schiaccianoci, domenica 18 dicembre, 1892) fu redatto dal fratello di Ciajkovski, Modest, che lo trasse a sua volta da un adattamento russo (di Vladimir Zotov) del dramma lirico di Hertz. In entrambi i casi vengono scrupolosamente rispettate le tre classiche unità aristoteliche (luogo, tempo e azione): il tutto si compie nell’arco di una giornata, dal primo pomeriggio al tramonto.
Il libretto dell’opera (che ebbe la prima a SanPietroburgo, abbinato al balletto Schiaccianoci, domenica 18 dicembre, 1892) fu redatto dal fratello di Ciajkovski, Modest, che lo trasse a sua volta da un adattamento russo (di Vladimir Zotov) del dramma lirico di Hertz. In entrambi i casi vengono scrupolosamente rispettate le tre classiche unità aristoteliche (luogo, tempo e azione): il tutto si compie nell’arco di una giornata, dal primo pomeriggio al tramonto.
Come accade
regolarmente in casi consimili, il libretto non ha un grado assoluto di fedeltà
al testo cui si è ispirato, e per ragioni spesso (non sempre) assai plausibili.
Nel nostro caso l’opera presenta alcuni personaggi con nomi e comportamenti diversi,
oltre che avere una struttura in scene (atto unico sempre) divergente dal
lavoro di Hertz. Sinteticamente si possono osservare le differenze in questa
tabella:
Hertz
|
Ciajkovski
|
René, RE di Provenza
Jolanthe, sua figlia
Ebn Jahia, medico della Mauritania
Almeric, cavaliere
Bertrand
Martha, sua moglie
|
René,
RE di Provenza
Iolanta,
sua figlia cieca
Ibn-Hakia,
medico della Mauritania
Alméric,
scudiero del RE
Bertrand,
custode del castello
Marta,
moglie del custode e governante di Iolanta
Brigitta,
ancella
Laura,
ancella
|
Conte Tristan di Vaudemont
Cavaliere Jauffred d’Orange
|
Gottfried di Vaudémont, conte burgundo
Robert,
duca di Borgogna
|
Scena 1
Arriva Almeric, ricevuto da Bertrand e
Marta, che lo ragguagliano sulla cecità di Jolanthe, sopraggiunta in tenera
età a seguito di uno shock. Ignora la sua cecità e la regale identità del
padre. Lei è destinata in sposa al conte Tristan di Vaudemont. La cura da tempo Ebn Jahia che ogni
giorno la addormenta con un talismano.
Scena 2
Arrivano il RE e Ebn Jahia, che si
reca subito da Jolanthe per visitarla.
Jolanthe può guarire quello stesso
giorno, ma Ebn Jahia detta la sua condizione: notificarle subito la sua
cecità. Il RE si oppone.
Scena 3
Arrivano Tristan e Jauffred. Tristan
confessa la sua contrarietà a prendere in moglie Jolanthe, che lui nemmeno ha
mai visto, così come mai ha incontrato suo padre.
Scena 4
Tristan scopre Jolanthe e ne resta colpito.
Jauffred cerca invano di svegliare la fanciulla, Tristan ci riesce togliendole
il talismano. Jolanthe si presenta ai due e offre loro frutta e bevande.
Jauffred parte. Tristan e Jolanthe si intrattengono, il giovane si accorge
della di lei cecità e gliela descrive, dichiarandosi poi estasiato dalla sua
persona. Torna Jauffred che avverte del sopraggiungere di uomini armati. Subito
riparte con Tristan, che promette a Jolanthe di tornare.
Scena 5
Arrivano
Martha, il RE e Ebn Jahia e scoprono che qualcuno ha rivelato a Iolanta la sua
cecità. Ma Ebn Jahia ora sa che la ragazza può guarire la sera stessa e chiede
al RE di spiegarle fino in fondo la sua condizione e la sua menomazione. Il RE
lo fa, descrivendole il potere e la bellezza della luce e la potenza della vista,
poi la invita all’ultima seduta di cura con il dottore. Lei accetta. Almeric arriva con una lettera di Tristan che annuncia il suo rifiuto a sposare
Jolanthe.
Scena 6
In
quel momento sopraggiunge proprio Tristan che si scontra con lui (i due non si
conoscono). Arriva anche Jauffred che si inchina al RE, così Tristan ne scopre
l’identità. Ma anche il RE scopre l’identità di Tristan e gli chiede ragione
della sua irruzione. Tristan risponde di esser lì per prendere una fanciulla
di cui è innamorato. Il RE gli rivela che lei è proprio la stessa persona che
gli era destinata in sposa e che lui aveva scritto di non voler accettare:
sua figlia Jolanthe!
Scena 7
Torna Ebn Jahia con Jolanthe, che mostra di aver
riacquistato la vista. Lei però stenta a riconoscere persone e luoghi, si sente
smarrita, poi pian piano, aiutandosi con il tatto, riconosce il padre e Tristan.
Quindi si convince e si abbandona, insieme a tutti, alla felicità ritrovata.
|
Scena 1
Iolanta, Marta, Laura e Brigitta sono
in giardino a raccogliere fiori. La giovane trova strano il comportamento veggente di Marta.
Scena 2
Ancora canti anche di un coro
femminile.
Scena 3
Ancora canti finchè Iolanta si
assopisce.
Scena 4
Arriva Alméric, ricevuto da Bertrand e
Marta, che lo ragguagliano sulla cecità, dalla nascita, di Iolanta. Ignora la sua cecità e la regale identità del
padre. É destinata in sposa a Robert, duca di Borgogna. Il RE porterà un dottore mauritano per affidare
la figlia alle sue cure.
Arrivano il RE e Ibn-Hakia. Il RE si
pente dei suoi peccati, ritenendoli la causa della cecità della figlia.
Scena 5
Ibn-Hakia detta la sua condizione per
curare Iolanta: notificarle la sua cecità. Il RE si oppone.
Scena 6
Arrivano Robert e Vaudemont. Robert
non gradisce più in moglie Iolanta, che mai ha visto, essendo innamorato
dell’esuberante ed eccitante Matilde. Vaudémont sogna invece una donna
eterea e angelica.
Scena 7
Vaudémont scopre Iolanta e ne resta
colpito. Iolanta li raggiunge e
offre loro del vino. Robert pensa ad un tranello e parte a cercare rinforzi. Vaudémont e
Iolanta si incontrano, il giovane si accorge della di lei cecità e gliela
descrive, parlandole della luce creata da Dio. I due si abbandonano inebriati a lunghe e commosse lodi al Creatore.
Scena 8
Arrivano tutti gli altri e scoprono che
Vaudémont ha rivelato a Iolanta la sua cecità. Lo minacciano di morte per
quanto ha fatto. Ma Ibn-Hakia ora sa di poter curare la ragazza, che accetta la
cura, ma solo per compiacere il padre che glielo chiede. Ibn-Hakia avverte il
RE che sua figlia non guarirà se non le verrà dato un valido motivo. Il RE ha l’idea
vincente: minaccia ancora Vaudémont di morte se Iolanta non dovesse acquistare
la vista e Vaudémont si dichiara dispiaciuto e contrito per ciò che ha fatto. Iolanta
è atterrita all’idea che Vaudémont possa essere giustiziato, lui le dichiara il
suo amore e la sua decisione di affrontare anche la morte per lei. Il dottore e
il RE comprendono che la volontà di Iolanta di evitare la morte a Vaudémont è la
molla che le consentirà di guarire. Ibn-Hakia porta Iolanta con sè per la
seduta terapeutica.
Scena 9
Il RE rivela a Vaudémont il suo stratagemma: non
ha alcuna intenzione di punirlo se Iolanta non tornasse guarita. Vaudémont declina
le sue generalità e si dichiara deciso a sposare la fanciulla anche se dovesse
rimanere cieca. Il RE lo disillude: sua figlia è promessa ad un altro.
Arriva
in quel momento Robert con altri armigeri, si stupisce di trovarsi di fronte al
RE, che lo indica a Vaudémont come lo sposo destinato a Iolanta. Vaudémont
chiede all’amico di comunicare al RE il suo rifiuto di sposarne la figlia, che
lui intende prendere in moglie. Robert, dapprima riluttante, lo fa, apprendendo
solo ora che Iolanta è cieca. Bertrand, che assisteva alla seduta terapeutica,
torna sconvolto: Iolanta sembra guarita!
Torna Iolanta dopo la seduta con il
medico: stenta a riconoscere persone e luoghi, si sente smarrita, poi pian
piano, aiutandosi con il tatto, riconosce il padre e Vaudémont e infine mostra
di aver acquistato pienamente la vista. Grande e generale moto di
ringraziamento a Dio.
|
Partiamo dai
personaggi. Al di là della diversa forma grafica dei nomi, legata ai passaggi
dal danese al russo e dall’alfabeto cirillico a quello latino, la principale e
clamorosa differenza fra Hertz e Ciajkovski risiede nell’identità e nei
comportamenti dei due amici che capitano nella fantastica dimora dove il Re
René ha di fatto occultato la figlia Iolanta, purtroppo cieca, per evitarle
contatti con il mondo esterno in attesa di poterla vedere guarita.
Nell’opera si
tratta di Robert, duca di Borgogna, e di Gottfried di Vaudémont, conte
burgundo. Il primo ancora bambino è stato destinato in sposo a Iolanta (che lui
però non ha mai visto, nè sa essere cieca) ma è innamorato di Matilde di
Lotaringia, donna sensuale e procace; il secondo è un sognatore che si
innamorerà a prima vista di quella specie di angelo che è Iolanta. Alla fine
Robert otterrà dal Re la dispensa dal suo impegno matrimoniale, mentre
Vaudémont potrà coronare il suo sogno d’amore con la fanciulla, miracolosamente
uscita dalla sua cecità.
Nel
dramma di Hertz (che è più vicino, o meno lontano, dalla realtà storica,
perlomeno nella definizione dei personaggi principali) i due amici girovaghi
hanno nomi ma soprattutto comportamenti assai diversi, che coloriscono la
vicenda di una tinta rocambolesca, con tanto di colpi di teatro davvero
spettacolari, per non dire farseschi, che nell’opera (programmaticamente) si
perdono. Lo sposo destinato a Jolanthe è Tristan di Vaudemont (il Frédéric storico) che mai si è incontrato con il Re (le loro sono casate storicamente
avversarie e il matrimonio Tristan-Iolanthe doveva servire a siglare la fine
della faida) e che viaggia in compagnia di un altro trovatore, Jauffred d’Orange, paladino del Re (storicamente
sconosciuto). Tristan scopre Jolanthe e se ne innamora, senza sapere chi lei
sia, poi scrive al Re la sua volontà di rinunciare alla figlia, ma quando torna
per portarsi via la sua bella, viene affrontato proprio dal Re: i due si
possono reciprocamente riconoscere poco dopo, all’arrivo di Jauffred, che il Re
lo conosce bene. Il gran colpo di scena si ha quando il Re spiega a Tristan che
la ragazza di cui lui si è innamorato e che vorrebbe portarsi via è
precisamente... Jolanthe, che gli era stata destinata in moglie e alla quale,
non conoscendola, stava per rinunciare! (Nel
testo di Hertz non c’è traccia di alcuna Matilde o di altre donne di cui
Tristan fosse innamorato.)
___
Veniamo ora alla
cecità di Iolanta, ai relativi metodi di cura e alle modalità della guarigione.
Qui il testo del dramma e il libretto dell’opera presentano un curioso incrocio
fra diagnosi e terapie. Intanto differiscono sulla condizione di cecità di
Iolanta: dal libretto si evince che la fanciulla sia cieca dalla nascita, e
quindi affetta da cecità congenita (forse curabile con farmaci e/o interventi
chirurgici?) Invece nel dramma di Hertz veniamo a sapere che Jolanthe non era
affatto nata cieca, ma lo era diventata in tenerissima età (da qui la sua
incoscienza della sopravvenuta menomazione) a causa di un terribile shock, conseguente ad un incidente
accaduto nel palazzo del padre, dove era divampato un furioso incendio da cui
la piccola era stata salvata solo a prezzo di farle fare un volo dalla finestra
della sua stanza al terreno sottostante, esperienza che evidentemente aveva
avuto gravi conseguenze. Si fa quindi largo l’ipotesi che questo tipo di cecità
possa essere curato/guarito con il ricorso a terapie di tipo psicologico più che
farmacologico-chirurgico.
Il metodo
impiegato dal medico islamico per cercare di guarire Iolanta è di tipo
psicologico: nel libretto di Ciajkovski (monologo della scena 5) e nel testo di
Hertz (scena 2) Ibn-Hakia spiega al Re che corpo e spirito formano un’unità
indissolubile e solo quando lo spirito ne avrà consapevolezza, solo allora
anche l’organo della vista comincerà a funzionare. Nel dramma di Hertz è poi la
stessa Iolanthe (scena 5) a spiegare al padre come un essere umano non veda con
l’occhio, che è un semplice mezzo fisico, ma con il cuore!
___
A livello di
curiosità si può notare come venga diversamente presentato il riconoscimento
della cecità di Iolanta: in entrambi i lavori a tradirla è il colore delle
rose, che lei non è in grado di distinguere; ma nell’opera Iolanta offre a
Vaudémont due rose bianche al posto delle rosse da lui richieste, mentre nel
dramma di Hertz Tristan, dopo aver ricevuto la prima rosa bianca, gliene chiede
un’altra dello stesso colore per guarnire il suo scudo, e invece Iolanthe ne
coglie una rossa!
Diversa è anche
la scena (7 nell’opera, 4 nel dramma) dove Iolanta(Iolanthe) e Vaudémont(Tristan)
restano soli e lei viene per la prima volta informata della sua menomazione:
nell’opera si trasforma in una grande scena d’amore, pur particolare, in quanto
i due esprimono amore per il Creatore dell’Universo; mentre nel dramma il rapporto
fra i due si mantiene su un piano abbastanza formale.
Quanto alla
struttura, l’opera antepone a quelle dove si sviluppa l’azione del dramma ben
tre scene che ci introducono il personaggio di Iolanta e l’ambiente familiare
in cui la fanciulla vive, artificiosamente costruito per impedire che lei si
renda conto della sua grave menomazione e possa soffrirne. E sono ovviamente
tre scene che offrono a Ciajkovski l’occasione per esibire tutta la sua arte di
acquarellista-in-musica (contemporaneamente a Iolanta stava componendo lo Schiaccianoci!)
Nella prima ci viene
anche proposta (è un’invenzione dei Ciajkovski) in modo intelligente e discreto
una piccola svista di Marta, che fa
nascere in Iolanta un dubbio sulla sua condizione: è quando la fanciulla ha un
momento di tristezza e versa silenziosamente qualche lacrima: Marta a sua volta
piange palesemente, così Iolanta le si avvicina e le tocca il viso, rendendosi
conto del suo pianto, di cui le chiede ragione. La governante risponde di
piangere poichè anche lei piange. Ma io ho pianto senza darne altri segni, ribatte
Iolanta, e tu non mi hai toccato il viso, così come sai che io piango? (per ora
l’incidente pare non avere conseguenze: Marta cambia subito discorso.)
Per il resto
invece l’opera semplifica assai l’azione piuttosto contorta del lavoro di Hertz
(cassando l’andi-rivieni dei due cavalieri, l’arrivo della lettera e la citata
scenetta degli equivoci) per dare il massimo spazio alla componente lirica e
sentimentale del soggetto.
___
Ecco invece cosa troviamo
nel testo di Hertz: una localizzazione assai precisa, Vaucluse (di petrarchiana memoria!) in Provenza, e un giardino in
cui crescono palme da dattero (i cui frutti sono fra quelli offerti da Iolanthe
ai due cavalieri).
Ecco, mentre in Hertz il
tema dei rapporti inter-culturali fra Occidente e Islam sembra occupare una posizione
di assoluto rilievo, nell’opera dei due Ciajkovski quella problematica rimane confinata
esclusivamente alla figura del medico mauritano Ibn-Hakia (di cui peraltro non
si cita la provenienza) che impersona la secolare tradizione di scienza e di
esperienza che gli arabi avevano nel campo dell’oftalmologia.
___
Sono anche da da considerare gli aspetti legati alla presenza della cultura araba nell’opera
e nel dramma di Hertz.
Tanto per
cominciare, il libretto russo fornisce indicazioni equivoche riguardo il luogo
dell’azione: nel frontespizio si parla della Francia meridionale (ergo: la
Provenza di Re René) ma poi nel testo l’unico accenno a una località più o meno
precisa è quello fatto da Vaudémont che dice di essersi perso vagando per i Vosgi (cioè dalle sue parti, parecchie
centinaia di kilometri a nord della Provenza!) Ci viene anche presentata la
dimora di Iolanta come circondata da un lussureggiante giardino-frutteto, ma
senza specifiche caratterizzazioni. Ora, che il Re di Provenza nascondesse la
figlia nei Vosgi parrebbe poco plausibile, così come sembrerebbe strana la
presenza di un medico arabo da quelle parti.
Non a caso trattasi
di un’area che fino alla fine del 1400 era considerata parte di Al-Andalus, essendo stata a lungo
occupata dagli arabi. Così si spiega (assai meglio di quanto non faccia il
libretto russo) perchè fosse un arabo venuto da Cordova il medico curante e addirittura
l’istitutore della figlia del Re.
___
Da ultimo val la
pena almeno accennare alle possibili meta-interpretazioni
del dramma e in particolare poi dell’opera. Che hanno sicuramente contenuti di
tipo simbolico più o meno scoperto. La cecità di Iolanta e la sua segregazione,
che l’amore puro riesce a superare e a rompere; il complesso rapporto tra figlia
e padre-padrone; la teoria della complementarità tra lo strumento materiale di
trasmissione dei segnali visivi (occhio e relativo apparato) e le funzioni
cerebrali che quei segnali elaborano. Ma poi, nel caso di Ciajkovski, la
possibile relazione fra la condizione di Iolanta, la cui menomazione viene tenuta
tassativamente nascosta da una società piena di pregiudizi, e la propria
condizione di diverso, che il
compositore visse sempre con grande sofferenza; un parallelo che potrebbe
benissimo spiegare la grande attrazione che il soggetto ebbe su di lui e l’amore
con il quale lo musicò.
___
(1. continua)
2 commenti:
Grazie per il post. Quello era intrigante. Ho scritto un libro sull'opera e sono venuto in risultati simili. Sono molto grato al tavolo di confronto con la differenza fra Hertz e Ciajkovski. Ho anche molto simile. Mi dispiace per il mio italiano...per che io non parlo, ma capisco.
@FERREAVOX
Grazie a te per il gradito e lusinghiero commento!
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