Ieri sera, in un Piermarini per nulla preso d’assalto,
terza delle nove recite di questa ripresa dell’Aida di Zeffirelli del 2006.
Sul podio il milanese Gianandrea Noseda, che dopo aver inaugurato la stagione 13-14 del
suo Regio sta chiudendo quella 12-13
della Scala. Un testa-coda che ieri
si è materializzato proprio come in pista: una salva di vergogna alla fine del second’atto, buh al rientro per il terzo e altri pesanti buh alla singola finale. Insomma, per lui un autentico calvario…
Meritato? Mah, di certo il mio concittadino sestese non ha prodotto una delle sue
prestazioni migliori: dopo un avvio promettente con gli archi del preludio, si
è fatto prendere la mano da una specie di fregola, che lo ha portato a staccare
quasi sempre tempi eccessivamente concitati e a produrre fracassi francamente
insopportabili. E proprio la scena del trionfo
ne è stata testimone, con le conseguenze descritte. Ma anche in seguito le cose
non sono poi migliorate molto. Insomma, una serata storta, ecco.
La compagnia di canto è stata
evidentemente riparata dal parafulmine Noseda, ricevendo complessivamente solo
applausi: in realtà qualcuno avrebbe meritato le sue belle disapprovazioni. A
cominciare da Nadia Krasteva,
un’Amneris quasi inesistente: voce scarsa, spesso inudibile e male impostata.
Poi Ambrogio
Maestri, che ha sfoderato il suo vocione, ma usandolo più
per vociferare che per cantare Amonasro (smile!)
In
un’onesta sufficienza, ma nulla più, i due bassi Alexander Tsymbalyuk e Marco
Spotti, che han fatto dignitosamente la loro parte di Re e Gran Sacerdote.
Per
fortuna note (abbastanza o molto) positive dai due protagonisti: Marco Berti conferma le sue grandi doti naturali e se riuscisse a sfoderare
un filino di espressione in più potrebbe anche essere un Radames di altissimo livello.
Grande l’Aida di Hui He, vera trionfatrice
della serata, cui è difficile trovare pecche interpretative.
I due comprimari erano altri asiatici (Jaeheui Kwon, messaggero e Sae Kyung Rim, sacerdotessa)
che hanno assolto onestamente i rispettivi compiti.
Efficace il
coro di Casoni e abbastanza in palla l’orchestra,
che però Noseda ha guidato come detto più sopra, e come se sul palco non ci fosse
nessuno da far ascoltare.
L’allestimento
è ultra-conosciuto e poco c’era da scoprirvi: tutto sommato è proprio come uno si
immagina l’Aida, coreografie (di Vladimir Vasiliev) incluse; anzi chi è stato all’Arena forse si aspetterebbe qualche… bestia
in più (smile!)
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