Pur tra mille travagli e incertezze
che turbano l’esistenza del Maggio –
e con un paio di settimane di ritardo rispetto alla programmazione originale - La
serva padrona torna a Firenze. Ieri, nella piccola bomboniera
del Teatro Goldoni (affollata ma non
proprio esaurita) è andata in scena la quarta delle sette recite.
Nel 1733 (epoca in cui Bach componeva
Kyrie e Gloria della Messa in SI minore!) il 23enne Pergolesi (morirà, ahilui,
solo tre anni più tardi) compose due intermezzi, per un totale di circa 45-50
minuti, da impiegarsi per intrattenere il pubblico nei due intervalli della sua
opera seria Il prigionier superbo.
Destino volle che l’opera seria venisse del tutto e presto dimenticata, mentre
i due intermezzi (La serva padrona,
appunto) diventassero un autentico best-seller
per tutto il settecento ed oltre!
Musica brillante e coinvolgente, pur
nella relativa schematicità delle forme, con arie e duetti tipicamente in forma
tripartita, su tonalità contigue (tonica, dominante, relativa minore, o simili)
che però contiene germi di ciò che verrà alla luce nei decenni successivi: per
dire, l’aria introduttiva di Ubaldo non può non rimandare a quella di
Leporello, così come nel Largo di
Serpina si trova una vaga premonizione del gluckiano Che farò senza Euridice…
La vicenda trattata qui
(un’intraprendente servetta che riesce a farsi sposare dall’anziano padrone,
complice un maggiordomo… muto) era un po’ uno stereotipo nel’700, ma si
potrebbe ambientarla tranquillamente anche ai giorni nostri: il regista
potrebbe proporci, per dire, i rapporti fra un tale Silvio e una certa
Francesca… come Vespone ci vedrei benissimo un tale Adriano; e si potrebbe
aggiungere, per movimentare ulteriormente l’atmosfera, un altro personaggio
non-cantante, quale un simpatico quadrupede a nome Dudù.
In ogni caso la regìa di Curro Carreras (del 2011, ripresa ora da
Silvia Paoli) pur presentando uno
scenario proprio settecentesco rende perfettamente tutta la freschezza e la
comicità dell’operina, grazie anche, se non soprattutto, alla bravura
dell’interprete del terzo personaggio (Vespone, muto): Alessandro Riccio, autentico trionfatore del pomeriggio. Funzionali
le scene (a moduli rotanti che aprono la vista sui diversi ambienti domestici)
e i costumi di Raffaele Del Savio,
che ha elaborato lavori di un corso di scenografia del Maggio.
Sul piano musicale assai convincenti i
due (unici) protagonisti canori: una Lavinia
Bini dalla vocina adatta al personaggio sbarazzino di Serpina, e Davide Bartolucci, un Uberto forse un
filno troppo… giovane (beato lui, smile!)
ma autorevole sia vocalmente che scenicamente.
I suonatori sono 17 archi
dell’Orchestra del Maggio, coadiuvati dal sempre più capelluto Andrea Severi al cembalo e guidati con
cura e precisione da Massimiliano Caldi.
Il quale si è scrupolosamente attenuto alla partitura originale, evitando di
aggiungervi brani alieni (tipo sinfonia o altro) ed includendovi il secondo
finale (largamente il più rappresentato) con il duetto Per te io ho nel core (preso da Il
Flaminio).
Qui una pregevole edizione
cinematografica del 1962, con Montarsolo-Moffo diretti da Ferrara, che ha
invece rimpolpato i due intermezzi con una sinfonia e un… intermezzo (smile!) oltre che giustapporre i due
numeri finali (il sostituto, Per te io
ho nel core, e l’originale, Contento
tu sarai).
Pubblico divertito, come ad un
avanspettacolo di alto livello, ecco: un’oretta davvero frizzante e gradevole!
___
Primo intermezzo
Aria (Allegro, 4/4, SIb
maggiore): Aspettare e non venire (Uberto)
Recitativo: Quest’è per me disgrazia (Uberto, Serpina)
Aria (Allegro assai, 4/4, FA
maggiore): Sempre in contrasti (Uberto)
Recitativo: In somma delle somme (Serpina, Uberto)
Aria (Allegro, 2/4, LA
maggiore): Stizzoso, mio stizzoso (Serpina)
Recitativo: Benissimo. Hai tu inteso? (Uberto, Serpina)
Duetto (Allegro, 4/4, SOL
maggiore): Lo conosco a quegli occhietti (Serpina, Uberto)
Secondo intermezzo
Recitativo: Or
che fatto ti sei (Serpina, Uberto)
Aria (Largo, 4/4 – Allegro,
3/8, SIb maggiore): A Serpina penserete (Serpina)
Recitativo: Ah! Quanto mi sa male (Uberto, Serpina)
>>Recitativo accompagnato: Per altro io penserei (Uberto)
Aria (Allegro, 4/4, MIb
maggiore): Son imbrogliato io già (Uberto)
Recitativo: Favorisca, signor, passi (Serpina, Uberto)
Duetto originale (Allegro,
6/8, LA maggiore): Contento tu sarai (Serpina, Uberto)
>>Duetto sostituivo (Allegro, 4/4, RE maggiore): Per te
io ho nel core (Serpina, Uberto)
Nessun commento:
Posta un commento