L’ottavo
appuntamento stagionale de laVerdi propone
uno dei cavalli di battaglia dell’orchestra (l’altro è la nona di Beethoven, ormai di tradizione a capodanno): il Requiem di Verdi.
A dirigerlo è tornata
– dopo l’avvicendamento con Ceccato e Axelrod nelle due stagioni precedenti – Zhang Xian. Che è anche tornata – dopo esperimenti
che evidentemente non l’hanno convinta del tutto – a dislocare strumentisti e solisti
in modo abbastanza tradizionale: violoncelli al proscenio, bassi a destra e solisti
posti fra orchestra e coro.
Ecco, forse i quattro
avrebbero meglio fatto passare le proprie
voci, non proprio possenti (salvo la Chiara
Angella, la più convincente) se fossero stati messi al proscenio. Agunda Kulaeva e Alexander
Vassiliev hanno onestamente fatto la loro parte. Mario Zeffiri, tenore abbastanza leggero, ha sostituito all’ultimo minuto
Roman Sadnik (che dal repertorio parrebbe più una voce da Heldentenor) ma ha comunque fatto valere la sua esperienza anche nello
specifico del Requiem verdiano.
Per il resto, una prestazione eccellente di tutti, a partire dal coro di Erina Gambarini, che sa gestire alla perfezione
i passi più colossali così come gli ultra-pianissimo
che Verdi ha disseminato nella partitura.
Insomma, ancora una volta un’esecuzione davvero emozionante, e questo è ciò
che si richiede in questi casi: il pubblico ha ricambiato tutti con un autentico
trionfo.
Buon viatico per la titanica impresa che i complessi de laVerdi si preparano ad affrontare fra un
paio di settimane con il redivivo Chailly.
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