Questo Tannhäuser in Italia passerà alla storia per l’unica ragione di essere andato in
onda in contemporanea alla camera di consiglio della Cassazione.
Lì non c’era un Papa, ma 5 vecchi
decrepiti che tuttavia hanno riservato al povero penitente appena arrivato a
piedi dal nord (beh, insomma… da Arcore) lo stesso sdegnato trattamento di cui
il pontefice gratifica il pellegrino di Turingia.
Così adesso possiamo tirare un
sospiro di sollievo: sappiamo per certo che per almeno 10 degli ultimi 20 anni
siamo stati governati da un criminale comune con l’hobby del venusbergunga.
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Tutto
è relativo, quindi al confronto con lo scempio del Ring questo Tannhäuser pare venuto da Marte.
Axel Kober dev’essere uno che dirige
l’orchestra di Bayreuth come un macchinista dirige un… treno: sicuro che, a
meno di non buttarsi a 190 all’ora dove c’è il limite di 80, è matematico che a
destinazione ci arrivi, garantito!
Non
che il cast – comprendente un paio di… superstiti del Rheingold - sia da
incorniciare, tutt’altro! Insomma, un’onesta prestazione da teatro di
provincia, di quelle cui normalmente si assiste, per dire, alla Scala (smile!)
La
regìa ha avuto la sua razione di buh (ma era scontato, essendo ormai un dejà-vu)
proporzionali alla quantità di, ehm, merda riciclata nell’impianto del genietto
Baumgarten.
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