Un Lohengrin come da copione (essendo
ormai alla quarta stagione) ha chiuso – almeno per noi radioamatori - questa
scorpacciata wagneriana (in buona parte indigesta) del bicentenario.
Andriss Nelsons non ha apparentemente subito
irreversibili danni cerebrali dalla botta in testa patita pochi giorni fa, ed
ha quindi confermato la sua qualità di direttore wagneriano, guidando in modo
apprezzabile orchestra, coro (sempre o quasi impeccabili) e il cast ormai
collaudato di questo allestimento.
Certo Vogt è un Lohengrino
ancora da svezzare (per ora è un gradevole Nemorino) e chissà che con qualche
trucco (del tipo ingolamenti alla Kaufmann) non possa in futuro contrabbandare
qualche parvenza di Heldentenor…
La Dasch resta su un livello
accettabile (in Scala mesi fa stava allattando e quindi era forse un pochino
troppo… materna) e Petra Lang si è confermata una dignitosa Ortrud. Il suo
marito-burattino (Thomas J.Mayer) se
l’è cavata alla meglio.
Samuel Youn ormai sta diventando famoso come
Olandese, e la parte dell’Heerrufer (che pure non è uno scherzo!) comincia ad
andargli stretta.
Gli altri su di una onorevole media.
La regìa con i topi di Neuenfels
ormai sta diventando un classico (della serie: l’uomo si abitua a tutto). Quindi
anche Castorf ha qualche speranza (smile!)
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Adesso però bisogna assolutamente disintossicarsi dall’oppio wagneriano,
e nulla di meglio c’è, alla bisogna, di tale Rossini da Pesaro.
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