Terza e penultima recita dell’Occasione, ieri sera al Teatro Rossini,
piacevolmente gremito da un pubblico più casalingo
del solito, che forse ha voluto premiare con la sua presenza e poi con un
autentico trionfo i beniamini locali (Orchestra
Rossini e Accademici di Zedda).
È la quarta
apparizione di questa farsa al ROF e, dopo la prima del 1987, anche gli altri
ritorni si sono sempre giovati della concezione registica originale di Jean-Pierre Ponnelle, anche quest’anno
ripresa da Sonja Frisell, che già
l’aveva ripresentata anche alla Scala nel 2010.
Al contrario
di quanto ha fatto Livermore con L’Italiana,
un dramma giocoso buttato piuttosto
beceramente in avanspettacolo, Ponnelle prese assai sul serio (come sempre)
questa burletta per musica e ne
ricavò una messinscena raffinata e geniale, che non per nulla resiste
magnificamente alla sfida del tempo (leggi stramberie del Regietheater).
Qui è Paolo Bordogna ad impersonare, prima che
Martino, il Rossini che arriva dal fondo della platea con il valigione in
spalla, da cui dapprima estrae un gran tomo con la partitura, che consegna al
Direttore, e poi sale sul palco per far uscire dalla valigia tutti gli…
ingredienti dello spettacolo: protagonisti e pure le scene!
Poi, più che
Martino, sarà ancora Rossini a provocare volutamente (e non fortuitamente, come
riporta il libretto) lo scambio di valigie da cui nasce tutto il seguito di
imbrogli, equivoci e assurdità, fino alla conclusione in gloria
dell’improbabile vicenda.
E Rossini, pur
di tutta fretta, ci costruì sopra una musica per nulla disimpegnata o di
occasione (smile!) al contrario, ci
si trovano arie e concertati degni di altre opere più famose. E come al solito
ci si trovano anche semi di cose che verranno fatte germogliare anni e anni
dopo da qualcun altro, come questa brevissima cellula della Sinfonia, che
scopriremo avere figli e… nipoti!
E proprio di
questa musica è stata interprete assai interessante la cinesina Yi-Chen Lin. La quale, lasciato chiuso
sul leggio il volume consegnatole da… Rossini (e vorrà pur dir qualcosa) ha
confermato quanto di buono aveva già mostrato domenica scorsa alla prima radiofonica: sfoggiando un gesto ampio
ma mai enfatico ha padroneggiato con sicurezza questa non proprio banale
partitura e ci ha messo quel pizzico di pepe che serve a valorizzarla. Una direzione
più che positiva, ben assecondata dai ragazzi della locale Orchestra Rossini.
Roberto De Candia e Paolo Bordogna (i due buffi, padrone e servo) hanno offerto
una prestazione onorevole, senza eccedere in facili gigionerie. Bordogna ci ha
aggiunto anche le sue doti atletiche muovendosi con disinvoltura tra palco e…
buca.
Ancora note
positive da Elena Tsallagova, che
anche dal vivo ha mostrato una bella voce, piccola ma non evanescente, insomma
abbastanza tagliata per il ruolo.
Note (per me,
non per il pubblico direi) meno liete da Enea
Scala, che sopra la zona del cosiddetto passaggio
mostra seri problemi e scade in uno sgradevole canto ingolato ed impiccato.
Anche Viktoria Yarovaya non mi ha
impressionato, anzi: troppo spesso calante
e con difficoltà di intonazione. Dignitosa la prestazione di Giorgio Misseri.
Come detto, il
pubblico assai caldo e ben disposto non ha avuto altro che applausi a scena
aperta e ha poi decretato un gran successo per tutti, cantanti, direttore, orchestra
e maestranze che entrano in scena per i cambi di… scena.
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