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19 agosto, 2013

ROF XXXIV: L’Occasione fa... centro

 

Terza e penultima recita dell’Occasione, ieri sera al Teatro Rossini, piacevolmente gremito da un pubblico più casalingo del solito, che forse ha voluto premiare con la sua presenza e poi con un autentico trionfo i beniamini locali (Orchestra Rossini e Accademici di Zedda).


È la quarta apparizione di questa farsa al ROF e, dopo la prima del 1987, anche gli altri ritorni si sono sempre giovati della concezione registica originale di Jean-Pierre Ponnelle, anche quest’anno ripresa da Sonja Frisell, che già l’aveva ripresentata anche alla Scala nel 2010.

Al contrario di quanto ha fatto Livermore con L’Italiana, un dramma giocoso buttato piuttosto beceramente in avanspettacolo, Ponnelle prese assai sul serio (come sempre) questa burletta per musica e ne ricavò una messinscena raffinata e geniale, che non per nulla resiste magnificamente alla sfida del tempo (leggi stramberie del Regietheater).

Qui è Paolo Bordogna ad impersonare, prima che Martino, il Rossini che arriva dal fondo della platea con il valigione in spalla, da cui dapprima estrae un gran tomo con la partitura, che consegna al Direttore, e poi sale sul palco per far uscire dalla valigia tutti gli… ingredienti dello spettacolo: protagonisti e pure le scene!

Poi, più che Martino, sarà ancora Rossini a provocare volutamente (e non fortuitamente, come riporta il libretto) lo scambio di valigie da cui nasce tutto il seguito di imbrogli, equivoci e assurdità, fino alla conclusione in gloria dell’improbabile vicenda.

E Rossini, pur di tutta fretta, ci costruì sopra una musica per nulla disimpegnata o di occasione (smile!) al contrario, ci si trovano arie e concertati degni di altre opere più famose. E come al solito ci si trovano anche semi di cose che verranno fatte germogliare anni e anni dopo da qualcun altro, come questa brevissima cellula della Sinfonia, che scopriremo avere figli e… nipoti!


E proprio di questa musica è stata interprete assai interessante la cinesina Yi-Chen Lin. La quale, lasciato chiuso sul leggio il volume consegnatole da… Rossini (e vorrà pur dir qualcosa) ha confermato quanto di buono aveva già mostrato domenica scorsa alla prima radiofonica: sfoggiando un gesto ampio ma mai enfatico ha padroneggiato con sicurezza questa non proprio banale partitura e ci ha messo quel pizzico di pepe che serve a valorizzarla. Una direzione più che positiva, ben assecondata dai ragazzi della locale Orchestra Rossini.

Roberto De Candia e Paolo Bordogna (i due buffi, padrone e servo) hanno offerto una prestazione onorevole, senza eccedere in facili gigionerie. Bordogna ci ha aggiunto anche le sue doti atletiche muovendosi con disinvoltura tra palco e… buca.

Ancora note positive da Elena Tsallagova, che anche dal vivo ha mostrato una bella voce, piccola ma non evanescente, insomma abbastanza tagliata per il ruolo.

Note (per me, non per il pubblico direi) meno liete da Enea Scala, che sopra la zona del cosiddetto passaggio mostra seri problemi e scade in uno sgradevole canto ingolato ed impiccato. Anche Viktoria Yarovaya non mi ha impressionato, anzi: troppo spesso calante e con difficoltà di intonazione. Dignitosa la prestazione di Giorgio Misseri.

Come detto, il pubblico assai caldo e ben disposto non ha avuto altro che applausi a scena aperta e ha poi decretato un gran successo per tutti, cantanti, direttore, orchestra e maestranze che entrano in scena per i cambi di… scena. 

Insomma, una serata che ha ampiamente superato le mie aspettative. E domani… Vick?

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