Torno brevemente sull’allestimento del Tell per
chiarirne la natura - sovversiva e fondamentalmente umiliante del capolavoro
rossiniano - analizzando più in dettaglio un solo ma significativo
esempio.
Si tratta proprio della primissima
scena dell’opera, che subito ci dà l’idea dell’assurdità della concezione
registica e dell’irrispettosità con cui Vick tratta l’originale.
Cosa ci dice il testo? Paesani e
paesane sono intenti ad adornare le dimore delle nuove tre coppie che si
sposeranno. Versi che esprimono serenità e amor di Dio. E la musica? Un dolce Ländler in 3/8, SOL maggiore.
Poco più in là, il pescatore chiama la
sua amata per una gita in barca: il cielo è sereno e promette una bella
giornata. Musica? Una cullante barcarola
in 6/8, DO maggiore (compreso il DO acuto del tenore).
A turbare questo scenario pressocchè
idilliaco ecco, dopo la prima strofa del pescatore, intervenire Tell: il suo
commento, con la musica che vira - attenzione! - a DO minore, esprime tutto il
disagio e il cruccio del bravo patriota al vedere i suoi concittadini che
vivono una vita quasi spensierata, mentre la loro patria è sotto il giogo
straniero.
Un contrasto davvero lancinante - e
non solo per Tell, ma anche per lo spettatore - mirabilmente scolpito in musica
da Rossini.
Ora, che ci propina quell’ideologo vetero-comunista
che risponde al nome di Graham Vick?
La vista di un campo di lavori forzati, con i poveri svizzeri
costretti da aguzzini nazisti a lavorare la terra con le mani, o a portare
scarpe appese alle orecchie (la Nike in Bangladesh?)
E poi la scena del pescatore, mostrata
come una… messa in scena di regime,
con tanto di fondali finti, barchetta sospesa ed oscillante nel vuoto e
cinepresa che documenta il tutto ad uso e consumo degli sfruttatori stranieri.
Quindi abbiamo: popolo fisicamente
vessato e perciò perfettamente cosciente della sua dura condizione; e popolani
vendutisi all’occupante che si prestano, per due lire o anche per nulla, a
fingere scene di vita idilliaca.
Cioè: l’esatto
contrario dell’originale!
Di conseguenza, anche l’esternazione
di Tell perde qui totalmente di significato, pratico ed estetico (hai detto
niente!)
Capito che bella interpretazione? E
così continuerà per l’intera opera: Vick ha semplicemente stravolto lo scenario
originale, in barba ai versi e soprattutto alla musica del grande Gioachino, per proporci il suo scenario, volto a convincerci che il sistema in cui viviamo (e da
cui lui ricava pingui parcelle!) è merdoso e schifoso.
Ora, che la sua sia un’operazione
proditoria, lo ammette lui stesso quando, in un’intervista, confessa
candidamente che la prima volta che andò in teatro a vedere il Tell se ne uscì
dopo il primo atto, completamente annoiato!
Ecco: da uno che si annoia ad ascoltare
Rossini, cosa vogliamo pretendere?
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