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22 agosto, 2013

ROF XXXIV: ancora sul Tell di Vick

 

Torno brevemente sull’allestimento del Tell per chiarirne la natura - sovversiva e fondamentalmente umiliante del capolavoro rossiniano - analizzando più in dettaglio un solo ma significativo esempio.    


Si tratta proprio della primissima scena dell’opera, che subito ci dà l’idea dell’assurdità della concezione registica e dell’irrispettosità con cui Vick tratta l’originale.

Cosa ci dice il testo? Paesani e paesane sono intenti ad adornare le dimore delle nuove tre coppie che si sposeranno. Versi che esprimono serenità e amor di Dio. E la musica? Un dolce Ländler in 3/8, SOL maggiore.

Poco più in là, il pescatore chiama la sua amata per una gita in barca: il cielo è sereno e promette una bella giornata. Musica? Una cullante barcarola in 6/8, DO maggiore (compreso il DO acuto del tenore).

A turbare questo scenario pressocchè idilliaco ecco, dopo la prima strofa del pescatore, intervenire Tell: il suo commento, con la musica che vira - attenzione! - a DO minore, esprime tutto il disagio e il cruccio del bravo patriota al vedere i suoi concittadini che vivono una vita quasi spensierata, mentre la loro patria è sotto il giogo straniero.

Un contrasto davvero lancinante - e non solo per Tell, ma anche per lo spettatore - mirabilmente scolpito in musica da Rossini.

Ora, che ci propina quell’ideologo vetero-comunista che risponde al nome di Graham Vick?

La vista di un campo di lavori forzati, con i poveri svizzeri costretti da aguzzini nazisti a lavorare la terra con le mani, o a portare scarpe appese alle orecchie (la Nike in Bangladesh?)

E poi la scena del pescatore, mostrata come una… messa in scena di regime, con tanto di fondali finti, barchetta sospesa ed oscillante nel vuoto e cinepresa che documenta il tutto ad uso e consumo degli sfruttatori stranieri.

Quindi abbiamo: popolo fisicamente vessato e perciò perfettamente cosciente della sua dura condizione; e popolani vendutisi all’occupante che si prestano, per due lire o anche per nulla, a fingere scene di vita idilliaca. 

Cioè: l’esatto contrario dell’originale!

Di conseguenza, anche l’esternazione di Tell perde qui totalmente di significato, pratico ed estetico (hai detto niente!)

Capito che bella interpretazione? E così continuerà per l’intera opera: Vick ha semplicemente stravolto lo scenario originale, in barba ai versi e soprattutto alla musica del grande Gioachino, per proporci il suo scenario, volto a convincerci che il sistema in cui viviamo (e da cui lui ricava pingui parcelle!) è merdoso e schifoso.

Ora, che la sua sia un’operazione proditoria, lo ammette lui stesso quando, in un’intervista, confessa candidamente che la prima volta che andò in teatro a vedere il Tell se ne uscì dopo il primo atto, completamente annoiato!

Ecco: da uno che si annoia ad ascoltare Rossini, cosa vogliamo pretendere?


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