Chiusura del ROF in grande stile – e con intermezzo
drammatico - al Teatro Rossini: come è diventato ormai consuetudine il
venerabile Alberto Zedda ha proposto
un’opera in forma concertante e diffusa in diretta in Piazza del Popolo.
Quest’anno è toccato a La
donna del lago.
Teatro gremito e posti in piazza già
occupati un’ora prima dell’inizio, a testimoniare dell’interesse del pubblico.
Al quale l’ottantenne maestro ha pure riservato momenti di suspence allorquando - chiusa la strofa di Rodrigo col Fa quest’anima bear - invece di scattare
per dare l’attacco al coro si è girato sulla sinistra, appoggiandosi al
corrimano del podio, colto da un principio di collasso. Dopo attimi di
smarrimento generale in cui si è temuto il peggio, il maestro è stato soccorso
dai due violini di spalla, poi dal patron
Mariotti uscito dal suo palco di barcaccia, infine accompagnato (ma
camminando sulle proprie gambe) fuori dal palco, abbandonato anche da
orchestrali, coristi e dal povero Spyres,
rimasto lì interdetto e senza saper che pesci pigliare.
Per fortuna Zedda è rientrato dopo una
quarantina di minuti, più arzillo che mai, senza la giacca a code, ed ha
ripreso a dirigere come nulla fosse, portando in porto l’impresa. Tutto è bene
ciò che finisce bene!
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Una bella Donna, devo dire, grazie alla verve
del Direttore, alla sicurezza dell’Orchestra, dove gli ottoni hanno ben
risposto alle difficili sollecitazioni, e alla splendida prova del Coro di Andrea Faidutti.
Quanto agli interpreti, Dmitry Korchak e Michael Spyres erano i due tenori che impersonano i rivali Uberto(Giacomo)
e Rodrigo. Korchak ha mostrato bella voce squillante, forse ancora da… maturare
con studio ed esperienza, ma la sua è stata una prestazione assolutamente apprezzabile.
Spyres, già visto e udito qui lo scorso anno come un sontuoso Baldassare (nel
Ciro) ha confermato le sue grandi doti, sciorinando la grande ampiezza della
sua estensione, che scende fino a note da… basso, e la potenza del suo canto
aperto (era l’unico, fra parentesi, a cantare senza lo spartito sotto gli
occhi). Fra i due, una vera gara a sparare DO acuti, nel terzetto con Elena del
second’atto!
La protagonista Elena era Carmen Romeu: che ha svolto più che
dignitosamente il suo compito, con qualche piccola sbavatura sulle note basse.
Chi ha trionfato è la travestita (ma solo… virtualmente) Chiara Amarù: un’efficace (o un
efficace?) Malcom, la cui aria Ah si pera
è stata accolta da un autentico tripudio.
Simone
Alberghini,
già Melcthal nell Tell di questi giorni, ha cantato la parte di Duglas con
discreta sicurezza, senza peraltro entusiasmare nella sua aria Taci, lo voglio.
Mariangela
Sicilia
e Alessandro Luciano avevano le due
parti di contorno (Albina e Serano) che cantano per lo più recitativi
accompagnati, nel second’atto. Entrambi reduci da apparizioni in questo ROF
(lei come apprezzabile Elvira nell’Italiana, lui come il cattivone Rodolphe nel
Tell) hanno svolto adeguatamente i loro compiti.
Quanto ai contenuti, Zedda si è
limitato a tagli più che giustificati (dato anche il tipo di esecuzione): così
sono stati cassati, nel primo atto, la Scena IV (recitativi di Albina e Serano)
e l’inizio della Scena VIII (recitativo di Serano e Malcom, prima dell’entrata
di Duglas); nel secondo il recitativo di Uberto, dopo la cavatina d’entrata, e
la Scena IV (recitativi di Giacomo e Duglas) con soppressione tout-court del personaggio di Bertram.
Archiviato,
con molte luci e qualche ombra (ma è naturale…) questo ROF-34, già qui ci si
prepara al 35, con la prima-ROF dell’Aureliano.
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