É ormai
antica tradizione de laVerdi (certo,
a Vienna sono più longevi,
poi con tutto quell’oro...) salutare l’anno che se ne va (bruttino) e quello
che arriva (mamma mia!) con qualcosa di serio ed ecumenico
(quindi fuori dalla portata di un Salvini, per dire...): la Nona
del genio di Bonn. Anche quest’anno sono
quattro le esecuzioni: ieri la seconda, cui seguiranno quelle di oggi e domani. Sul podio il Musikdirektor Claus Peter Flor, ormai al
quarto appuntamento a questa circostanza (più uno estivo) che una ventina d’anni
fa segnò, per puro caso, il suo debutto in Auditorium.
Sala gremita
come non mai, sgargiante macchia rossa sul palco, grazie alla tenuta delle
ragazze dell’Orchestra, cui ha voluto aggiungersi la spalla Santaniello,
presentatosi con papillon scarlatto. Il
suo pari-grado Dellingshausen lo ha
affiancato come concertino, mentre la prima sedia di violoncello è stata occupata
da un gradito ospite.
Dopo l’addio di Erina Gambarini, che guidò il Coro per quasi tre lustri, è toccato
quest’anno a Lionel Saw il difficile compito
di preparare le voci per questo evento capitale: devo dire che il risultato è
stato assolutamente degno delle passate esibizioni.
Di tutto rispetto anche le prestazioni dei
quattro solisti: Valentina Farcas ha sfoggiato una bella voce da soprano lirico,
districandosi benissimo nelle impervie scalate cui la chiama Beethoven; Thomas
Cooley non le è
stato da meno, soprattutto nel passaggio che lo vede protagonista. Convincenti
anche Christina Daletska (la riascoltavo dopo un Richard-III alla Fenice del 2018) e Thomas
Laske, voce chiara
da basso-baritono, ma ben impostata e penetrante.
Flor ha guidato tutti con grande autorità, mettendo in
risalto i contrasti tematici dei primi due tempi, ottenendo il massimo del
lirismo (da strappar le lacrime) nell’Adagio e poi raggiungendo
un mirabile effetto nel pianissimo
(al limite dell’udibile) imposto a celli e bassi all’attacco del tema del
finale. Che poi è esploso in tutta la sua straordinaria vitalità. Finale la cui
coda è stata - come ormai di prammatica - ripetuta a mo’ di bis, dopo le prime chiamate, cui ne sono
seguite altre, a suggello di una serata davvero emozionante.
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