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13 dicembre, 2019

laVerdi-19-20 - Concerto n°10


Doveva essere la prima volta (credo) di Diego Matheuz con laVerdi, ma qualche contrattempo di stagione ha rimandato l’incontro, così è diventata comunque la prima volta di Jaume Santonja, un percussionista spagnolo passato alla direzione d’orchestra. Che ci ha proposto una speciale edizione del balletto ciajkovskiano La bella addormentata.

Perchè speciale, lo vediamo fra poco, ma prima faccio un discorso più generale: salvo casi davvero rari (uno dei pochissimi è Romeo&Giulietta di Prokofiev) le musiche per balletto mal si prestano ad esecuzioni integrali senza il... balletto. E Ciajkovski non fa eccezione, nemmeno con questo, che è di certo il suo più ispirato. Troppi sono i passaggi che si giustificano esclusivamente con la visione della danza, dei danzatori e delle scenografie, mentre davvero lasciano il tempo che trovano se eseguiti come musica pura.

Per averne conferma basta ascoltare una registrazione integrale come questa con Previn. E persino Gergiev con lo squadrone del Marinsky in questa pur sontuosa produzione (sugli originali di Petipa) si permette qualche taglio: alcuni di poco conto, ma uno addirittura clamoroso, come quello che cassa buona parte del celeberrimo Panorama (1h28’56”).

Insomma, non per nulla dalle musiche per balletto si sono sempre ricavate delle Suite (di durata massima 30’) accorpando, anche in sequenza diversa da quella della trama, alcuni dei brani più interessanti. Così è per quella della Bella addormentata, di una concisione estrema ed efficacissima.
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In questo concerto si è pensato di addolcire la pillola, oltre che con una buona mezz’ora di tagli, anche mediante l’impiego di strumenti tecnologici particolari: così sopra l’Orchestra è stato posto uno schermo gigante (usato anche per le proiezioni di film accompagnate dal vivo) sul quale un’applicazione informatica predisposta dallo Studio Antimateria ha proiettato immagini prodotte al computer in tempo reale, catturando i suoni delle diverse sezioni dell’Orchestra.

In sostanza la musica è stata accompagnata di continuo da immagini che - pur prodotte dai suoni - nulla a che vedere hanno con il soggetto reale nè con una sua idealizzazione metafisica. In fin dei conti, ciò che appariva sullo schermo era una sequenza di quelli che sono - per un normale computer - i cosiddetti screen-saver, che si possono far comparire sullo schermo quando il computer resta inattivo.

Insomma, una cosa parecchio deludente, che assai opportunamente avrebbe potuto essere rimpiazzata dalla proiezione - sui due schermi più piccoli posti in alto, ai lati del palco - dei titoli dei brani del balletto e magari delle didascalie presenti sulla partitura.
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Jaume Santonja, forse portatovi dal suo ruolo originario di percussionista, ha tenuto sempre altissimo il volume dell’Orchestra, la quale si è peraltro distinta per grande compattezza e splendide sonorità. Luca Santaniello non solo l’ha guidata da par suo, ma si è anche distinto nei passaggi squisitamente virtuosistici che la partitura dedica al violino di spalla: Variation d’Aurore (N° 8c) e Entr’Acte (N° 18). Da incorniciare anche il N° 15, Pas d'action, dove Tobia Scarpolini ha esposto la mirabile melodia del violoncello che viene - sapientamente variata - dall'Andante cantabile della Quinta, quasi contemporanea al balletto.  

Che dire: una proposta che poteva essere meglio articolata.

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