Ieri sera ecco quindi il primo dei due
concerti scaligeri di questo Natale, con il compassato Sir John Eliot Gardiner a dirigere l’oratorio berlioziano L’enfance
du Christ. Teatro con ampi spazi vuoti (ma peggio per gli
assenti, soltanto in parte giustificati dal tempo infame...) nel quale sono
risuonate le celestiali note di questo lavoro dalla gestazione assai
inconsueta, ma che lascia davvero nell’ascoltatore un’emozione profonda, quella
che evidentemente hanno provato gli spettatori di ieri, esplosi alla fine in
interminabii applausi per tutti i protagonisti e protagoniste di una serata da
incorniciare.
Le caratteristiche del brano, che
effettivamente sembrano richiamare - attraverso il frequente impiego di scale
modali - musica antica, sono evidentemente congeniali a Gardiner, che ha dato
del lavoro una lettura davvero ispirata, perfettamente coadiuvato da Orchestra,
Cori e Solisti.
E per l’Orchestra basterà segnalare lo
stupefacente trio della terza parte,
dove i flauti di Marco Zoni e Max Crepaldi (ex-alfiere de laVerdi) e l’arpa di Olga Mazzia hanno letteralmente incantato tutti, Gardiner compreso,
che si è accomodato su uno sgabello a fianco del podio (in coabitazione con il
Padre-di-famiglia Thomas Dollè) ad ascoltare, rivolto al pubblico, i quasi
sette minuti di quella delizia!
Sempre perfetti i cori di Casoni, nelle
parti più concitate (gli indovini, i buzzurri romani di Sais) come in quelle festose
e idilliache (gli Ismaeliti); anche le voci bianche (Angeli) udite in lontananza
dietro le quinte hanno ricevuto il meritato applauso alla fine, raggiungendo
sul palco gli adulti. Straordinario poi il coro a cappella che accompagna la
voce del narratore (O mon âme...) alla chiusura
dell’opera, che ha proprio lasciato tutti senza fiato, con la triade di MI maggiore
esalata sul conclusivo Amen che Gardiner ha tenuto per qualche
secondo con le braccia alzate (si direbbe proprio... come in estasi!)
I solisti tutti all’altezza, a
cominciare dal Narratore (+ Centurione) Allan Clayton, che ha mostrato bella voce di tenore
lirico; poi la santa coppia Ann
Hallenberg (Maria) e Lionel Lhote
(Giuseppe); e l’autorevole Thomas Dolié
(Padre + Polydorus). L’Erode di Nicolas
Courjal mi è parso più accorato che terrorizzato nel suo monologo, poi si è
scatenato nel successivo incontro con gli Indovini.
In definitiva, un gran bel Buon Natale, di quelli che
fanno bene allo spirito (che ne ha davvero bisogno...)
In
contemporanea con il concerto scaligero, il Duomo ha ospitato un’anteprima (2
delle 6 cantate) dell’Oratorio
di Natale eseguito da laBarocca
di Ruben Jais. Che questa sera in
Auditorium affronterà l’intera maratona del sommo Sebastiano.
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