Nella bomboniera del Bibbiena è andata ieri
in scena - in pomeridiana - la terza delle sei rappresentazioni della nuova
produzione di Fidelio,
co-realizzata con l’Opera di Stato di Amburgo,
dove è passata all’inizio dello scorso anno non senza contestazioni quasi
unanimi (pubblico e critica) soprattutto al regista, ma un poco anche al
direttore. E pensare che erano (e sono) la coppia-più-bella-di-Amburgo (Delnon-Nagano): sovrintendente e
direttore musicale del Teatro! Come se alla Scala venisse censurata una
messinscena di Otello con regìa di Pereira e direzione di Chailly (nulla di più
probabile, direbbe qualcuno, haha...)
Domenica scorsa Radio3 aveva irradiato
la prima che - ad essere sincero -
non mi aveva particolarmente entusiasmato: direzione di Asher Fisch piuttosto incolore e impacciata, e cast mediamente poco
sopra il minimo sindacale. Ma si sa che l’ascolto tecnologico è ingannatore:
infatti quello dal vivo è stato... quasi peggio (!)
Al Direttore israeliano riconosco un sicuro
merito: la scelta dell’Ouverture giusta
(ad Amburgo Nagano optò narcisisticamente per la Leonore3) e la rinuncia all’usanza mahleriana di infilare la citata
Leonore3 prima del finale. Per il resto, siamo più alla magmatica prosopopea di
Wagner (del quale Fisch è obiettivamente un grande esperto) che alla
trasparente asciuttezza del Ludovico, ecco. Non sono comunque mancati momenti emozionanti,
come il coro del primo atto (Leb wohl, du
warmes Sonnenlicht) e lo scioglimento delle catene di Florestan da parte di
Leonore (O Gott, welch ein augenblick!) Meritevole di elogio anche il finale del coro di Alberto Malazzi.
Note miste (e per me in parte
sorprendenti) per le voci. Su tutti il Pizarro di Lucio Gallo, veterano del ruolo che interpreta con il giusto grado
di sbifidezza, ma senza esagerare: la voce è sempre potente, anche se non priva
di qualche forzatura, però, avercene! Sorpresa negativa la Simone Schneider: voce spesso chioccia in acuto e carente
nell’ottava grave; una Leonore francamente sotto le mie aspettative. Al
contrario, dopo l’ascolto radiofonico che mi aveva quasi orripilato, il
Florestan di Erin Caves mi è parso un
altro cantante. Tanto per cominciare: niente stonature; e poi buona proiezione
della voce e discreta tenuta fino in fondo. Degli altri, sufficiente la Marzelline
di Christina Gansch, che se non altro
si fa sentire senza problemi (poi se gli acuti fossero meglio controllati
meriterebbe quasi un voto discreto...) Di male in peggio gli altri tre
interpreti maschili: inudibile (vocina opaca e anonima) il Jaquino di Sascha Emanuel Kramer; vocione artificialmente
gonfiato, cavernoso e sgradevole quello di Petri
Lindroos (Rocco) e del tutto privo della necessaria autorevolezza (leggasi:
una voce di basso corposa ma morbida) il Ministro di Nicolò Donini. Meglio di loro han fatto i due coristi del Comunale,
Andrea Toboga e Tommaso Novelli, voci soliste del gruppo di prigionieri.
Pubblico per nulla oceanico e assai freddo
durante lo spettacolo: applausetti a scena aperta solo dopo Ouverture, le arie
di Pizarro e Leonore nel prim’atto, l’aria di Pizarro e il duetto Leonore-Florestan
nel secondo. Applausi un po’ più convinti per tutti - ma di breve durata - alla
fine.
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In compenso (?!) tutto quanto di male
era stato scritto in Germania
a proposito della regìa si è puntualmente quanto inevitabilmente ripetuto nella
ripresa bolognese, giustamente (a mio parere) stroncata in questa
autorevole recensione della prima.
Io sarò un po’ meno severo, derubricando
l’accusa da quella di lesa maestà a Beethoven nell’altra di semplice
velleitarismo e banalizzazione del soggetto, da parte di un regista in cerca di
Konzept discutibili (la caduta della DDR,
le citazioni da opere di Müller e Büchner più fuorvianti
che altro) e di trovate da avanspettacolo (vedasi la Marzelline isterica
insidiata da Jaquino e Pizarro mentre si suona la mirabile introduzione all’atto
secondo).
Insomma: uno spettacolo francamente
modesto, di cui temo nessuno si ricorderà... In ogni caso, chi proprio volesse
prenderne visione (con il secondo cast)
lo può fare stasera stessa collegandosi con lo streaming del Teatro.
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