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30 novembre, 2019

La Tosca presa alla... lontana (4)


Parliamo un po’ anche di musica... ma musica particolare.  

Sappiamo che una delle trovate che Puccini inventò per dare a Tosca la patina di romanità furono le campane. Nell’opera compaiono sia nel primo che nel terzo atto, in alcuni momenti scelti in modo ben appropriato. Vediamo quali.

L’opera inizia verso mezzogiorno e, poco dopo l’arrivo di Angelotti in Chiesa, si sente la campana dell’Angelus, al che il Sagrestano si inginocchia per recitarne la formula. Qui interviene soltanto una campana in FA, dal suono abbastanza medio-grave. Mentre il Sagrestano canta recto-tono - proprio accordandosi sullo stesso FA - si odono 12 rintocchi, ma non consecutivi, bensì suddivisi in tre gruppi rispettivamente di 3-4-5:



La sequenza dei rintocchi non è casuale, ma risponde ad una regola abbastanza diffusa per l’esecuzione dello scampanio dell’Angelus (come qui, nei primi 36 secondi del video). Secondo la quale (come ci ricorda - nei commenti al video citato - campanaro80) il 3 rappresenta le Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità); il 4 le Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza); e il 5 rappresenta la Piaghe di Gesù (Piede sinistro, Piede destro, Mano sinistra, Mano destra, Costato). Questo, per sottolineare la maniacalità con cui Puccini ha evocato il contesto religioso (la sequenza tradizionale prevede poi, come si ode nel video, un ultimo rintocco isolato - rappresentante la Trinità - che Puccini ci ha, forse intenzionalmente?, risparmiato, insieme ad un altro gruppo di 7 rintocchi, i Sacramenti).
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Quattro campane medie vengono poi impiegate a sottolineare alcune battute dell’incontro fra Scarpia e Tosca. Il pretesto che Puccini trova per giustificare questi interventi è che si tratta del richiamo ai fedeli perchè si rechino alla Chiesa per il TeDeum. Precisamente udiamo in quattro occasioni ripetersi (reiterata) una cellula motivica che dalla dominante SIb (siamo in tonalità MIb maggiore) scende alla mediante SOL, poi sale alla sottodominante LAb e scende alla sopratonica FA:

Questi quattro momenti corrispondono rispettivamente al canto dei seguenti versi:

Tosca: ...tradirmi egli non può...
Scarpia: ...non per galanteria...
Tosca: Che intendete?
Scarpia: O che v’offende, dolce signora?

A proposito di queste quattro campane, si racconta che Puccini ne trasse ispirazione ascoltando i suoni che provenivano dal campanile di Bargecchia. E che questo particolare salvò le campane del piccolo borgo lucchese dall’essere trasformate in... cannoni!  
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Veniamo ora al TeDeum, che chiude l’atto primo. Largo religioso sostenuto molto; tonalità SIb-MIb maggiore, 4/4 alla breve.

Qui sentiremo i rintocchi di quattro campane: due profonde (SIb-FA) e due medie (le stesse di poco prima, LAb-SIb):

Le campane profonde - a mo’ di accompagnamento di sapore gregoriano - suonano quei SIb-FA su 73 semibrevi in altrettante battute, lungo tutto il preliminare all’inno: da quando Scarpia istruisce Spoletta per il pedinamento di Tosca e poi canta il concupiscente... va, Tosca; a quando il Capitolo attacca l’Adjutorium; e infine sulle libidinose esternazioni del Barone culminanti in... fra le mie braccia illanguidir d’amor. A proposito, quel motivo udito poco prima durante il duetto, qui torna in bocca a Scarpia (...fra le mie braccia) leggermente ma significativamente variato: è trasposto in alto di una quarta, da dominante a tonica (MIb-DO-RE-SIb) e con la terza nota innalzata di un semitono, quasi a sottolineare che ciò che prima era in Scarpia solo una sensazione, un inconscio desiderio, adesso si è trasformato in fiero proposito dal conseguimento ormai certo!

Torniamo alle due campane gravi: il loro suono si protrae ancora, accompagnando le prime 8 battute del TeDeum (fino a ...confitemur) dopo di che tacciono fino alla fine. Invece all’attacco del TeDeum entrano le due campane medie che (sovrapponendosi per 8 battute a quelle gravi) ripetono per 12 battute (24 volte) la terzina di semiminime LAb-SIb-LAb, accompagnando Scarpia nel suo ...Tosca, mi fai dimenticare Iddio, dopo di che, da ...Te æternum Patrem, tacciono fino alla fine. Anche perchè, fra organo, 7 ottoni in scena e le cannonate da Castel Sant’Angelo, di fracasso ne basta e avanza.
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Eccoci adesso al terz’atto, dove di campane ce n’è un concerto grosso. In una edizione originaria del libretto (per mano di Illica) si elencavano con precisione tre campane i cui rintocchi arrivavano da San Pietro in Montorio (lontanissimo) poi da Sant’Onofrio (lontano) e quindi dalla Chiesa dei Miracoli (vicinissima). Ma in un’altra versione di campane ce n’erano assai di più, includendo anche San Giovanni in Laterano, San Pietro in Vincoli e Santa Maria Maggiore. Ebbene, nella partitura di Puccini ne troviamo ben 14, più il campanone di SanPietro! Il tutto in 68 battute musicali:




La lista delle comparse di campane (battute numerate a partire dalla cifra 4 di lettura) è la seguente: 

battute

campana

suono

posizione

lunghezza

1 - 7

1

SI2

lontanissimo

minime

5 - 8

2

RE4

meno lontano

semiminime

8 - 11

3

SOL3

vicino

semiminime

11 - 12

4

MI4

meno vicino

minime

13 - 17

5

SIb1

lontano

semibrevi

18 - 22

6

DO4

più vicino

semiminime

19 - 22

7

FA1

lontano

semibrevi

24 - 30

8

FA3

meno lontano

minime

29 - 33

9

SIb3

 

semiminime

32 - 37

10

LAb3

più vicino

semiminime

36 - 44

11

SI2

 

minime

40 - 46

12

MI4

più lontano

minime

44 - 51

13

RE4

vicino

semiminime punt.+crome / semiminime

48 - 49

14

SIb1

molto lontano

minime

55 - 68

San Pietro

MI0

 

semibrevi / minime


Come si nota, 4 campane (1-2-4-5) con la stessa intonazione compaiono due volte; peraltro in posizioni non coincidenti. Qui un esempio di esecuzione al Marinski, con Gergiev dal video e il maestro campanaro.
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Curioso esaminare come la presenza delle campane è segnata sulla prima partitura Ricordi del 1900, dove ogni prima pagina di atto riporta tutti gli strumenti e le voci che vi suoneranno/canteranno. Per il primo atto vengono indicate - con la notazione di altezza - le sei campane che si odono nel finale (manca quella dell’Angelus) con l’avvertenza di suonare elettricamente le quattro più acute; per il terzo atto si trova esclusivamente l’indicazione della posizione:

Infine, si racconta che per la prima romana le campane furono portate da Milano. Come pure dall’Italia furono importate quelle impiegate a Leopoli nel 1903 per alcune rappresentazioni, una delle quali rimasta famosa in realtà solo perchè vi presenziò come spettatore Gustav Mahler, che se ne andò prima della fine, scrivendo poi peste-e-corna delle campane ma soprattutto dell’opera, che mai avrebbe diretto in vita sua!

(4. continua)

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