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21 novembre, 2019

La Tosca presa alla... lontana (1)


Sì, mancano ancora parecchi giorni all’apertura di SantAmbrogio19, ma...

Già comincia il fermento 
intorno all’evento 
che illustra l’avvento
con grande contento.
E un po’ di spavento 
da sputtanamento
del gran monumento
sferzato dal vento...

...aggiungere ad libitum altre 3048 desinenze in -ento.

Come sempre accade Milano è prodiga di idee volte a promuovere l’annuale appuntamento artistico per antonomasia, con una serie di iniziative di informazione, divulgazione ed approfondimento del titolo che verrà messo in scena dal 7 dicembre (il 4 per i diversamente anziani...) Qui una lista di eventi (alcuni già passati) e qui un’altra ancora.
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Da parte mia, per ripassare la lezione in attesa di SantAmbrogio, mi sono imbarcato in uno di quei lavori che possiedono le mirabili caratteristiche di essere assai rognosi e allo stesso tempo totalmente inutili, ma tant’è: visto che l’ho portato (in qualche modo) a termine, lo metto anche a disposizione di altri aspiranti perditempo...

Di che si tratta? Di una sinossi comparata dei testi di Sardou e di Puccini (/Illica/Giacosa/Ricordi) che da un lato fornisce un’immagine anche visiva delle differenze strutturali e quantitative fra i due testi, e dall’altro consente di esplorare anche i dettagli (non certo i minimi) di tali differenze. E quindi, visto che ormai c’è, vediamo di usare questo rozzo strumento, cominciando a confrontare la struttura dei testi.

Sardou struttura il suo dramma in 5 atti e 6 quadri (l’atto conclusivo comprende appunto due luoghi diversi anche se contigui) ambientati: 1. nella Chiesa di Sant’Andrea dei Gesuiti (oggi Sant’Andrea al Quirinale); 2. a Palazzo Farnese; 3. nella villa suburbana di Cavaradossi (situata fra Caracalla e gli Scipioni); 4. a Castel Sant’Angelo (appartamento di Scarpia); 5. a Castel Sant’Angelo (Cappella dei Condannati); 6. a Castel Sant’Angelo (piattaforma delle fucilazioni).

Puccini (cito solo lui in luogo del quartetto che produsse il libretto) struttura Tosca in tre atti, ambientati: 1. nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle; 2. a Palazzo Farnese; 3. a Castel Sant’Angelo.

Una prima differenza che salta all’occhio è la Chiesa: è peraltro opinione comune che Sardou abbia in effetti equivocato e che anche la Chiesa da lui indicata sia in realtà quella in cui fu ambientato il libretto dell’Opera.  Ecco un cartina con i principali luoghi dell’azione:


Le distanze (in linea d’aria) fra i diversi luoghi dell’azione (ignorando Sant’Andrea al Quirinale) sono più o meno le seguenti:

- Castel Sant’Angelo - Chiesa 1 Km
- Castel Sant’Angelo - Palazzo Farnese 1,5 Km
- Castel Sant’Angelo - casa suburbana di Cavaradossi 7 Km
- Chiesa- Palazzo Farnese 0,5 Km
- Chiesa - casa suburbana di Cavaradossi 6 Km
- Palazzo Farnese - casa suburbana di Cavaradossi 6 Km

Nel derivare il libretto dal dramma, Puccini eseguì interventi di vario tipo, di cui si elencano solo i più corposi:

a) eliminazione tout-court di alcune parti:
- Il colloquio Cavaradossi-Angelotti durante il loro primo incontro, dove i due si scambiano le reciproche esperienze, anche sentimentali: il fuggiasco ricorda i suoi passati rapporti con l’attuale moglie dell’Ambasciatore britannico a Napoli; Cavaradossi confessa il suo amore per Tosca, della quale narra le patetiche vicende umane e con la quale è deciso a lasciare Roma.
- Il battibecco del primo atto fra Cavaradossi e Tosca, dove lei accusa di comportamenti leggeri la Marchesa Attavanti, biasima il fratello di lei per le sue idee giacobine e racconta a Mario i suoi rapporti con il confessore Caraffa, al quale avrebbe promesso di portare l’amato sulla retta via, convincendolo a tagliarsi i baffi...
- La scena con Luciana, dama di compagnia di Tosca, che annuncia la vittoria austriaca a Marengo (vedi sotto fra gli spostamenti) e l’invito di Paisiello a Tosca per la cantata di ringraziamento. 
- E poi l’intero secondo atto a Palazzo Farnese, escluse due piccole ma importanti sezioni, che Puccini sposta alla fine del primo atto (vedi sotto).
- Espunta anche la prima parte del terzo atto, con il racconto di Cavaradossi ad Angelotti sulla storia della villa di campagna, e la spiegazione data da Mario a Tosca della presenza lì di Angelotti.  
- Cassato l’inizio del quarto atto, con i pensieri di Scarpia riguardo l’effetto blando che ha avuto su Roma la notizia della sconfitta di Marengo e la sua decisione di far comunque impiccare il suicida Angelotti, per non renderlo un eroe agli occhi dei liberali. 
- Eliminata anche la confessione finale di Spoletta a Tosca, sulla falsità della promessa di Scarpia di simulare la fucilazione.

b) sostituzione di parti:
- La prima parte dell’atto iniziale (protagonisti Eusèbe e Gennarino) viene rimpiazzata con la presentazione in diretta dell’arrivo di Angelotti, evaso di fresco, nella Chiesa.

c) spostamento di parti:
- Primo atto: l’annuncio di Luciana della vittoria di Marengo viene spostato alla fine dell’atto, e messo in bocca al Sagrestano.
- Dal secondo atto vengono spostati a fine del primo il colloquio Scarpia-Tosca, dove il Barone prepara la trappola del ventaglio per incastrare Cavaradossi, catturare Angelotti e... portarsi a letto l’appetitosa Floria; e poi la conclusione dell’atto, con Tosca che corre alla villa e viene pedinata (là da Scarpia-Attavanti, qui da Spoletta).
- Dal terzo atto (casa di Cavaradossi) viene spostata al secondo (Palazzo Farnese) l’intera scena dell’interrogatorio di Mario e Tosca.
- Dal quarto atto (appartamento di Scarpia a Castel Sant’Angelo) viene spostata alla fine del secondo (Palazzo Farnese) l’intera scena della turpe trattativa di Scarpia con Tosca, che porta all’omicidio del Barone (qualche spostamento avviene anche all’interno della scena medesima).   

d) modifiche al testo
- A parte il diverso nome della Chiesa, Sardou scrive della cappella Angelotti, aggiungendo che gli Angelotti erano stati i fondatori di quella Chiesa; Puccini invece la chiama cappella Attavanti. C’entra sempre la Marchesa Giulia, nata Angelotti e maritata Attavanti. Chi ha ragione? Proprio... nessuno. Però sarebbe più verosimile Attavanti, stante la situazione politica nella Roma del 1800 e la posizione del Marchese.
- Nel primo atto, le scene 4 (Sardou) e 5 (Puccini), poi la 6 (scambi di battute fra Cavaradossi e Angelotti e poi il colpo di cannone) e 7 (Cavaradossi-Sagrestano) vengono sostanzialmente modificate.
- Modificate anche le ultime scene del dramma, a Castel Sant’Angelo.

Per quanto attiene i tempi dell’azione, se ci limitiamo a quello scenico, cioè a quello che trascorre nel dramma dall’inizio della rappresentazione alla sua tragica fine, c’è piena coerenza fra Sardou e Puccini. La vicenda per Sardou ha luogo il 17 giugno; per Puccini un giorno imprecisato di giugno, ma necessariamente dopo il 14, data della battaglia di Marengo. Per entrambi l’ora di inizio è attorno a mezzogiorno: Sardou, l’ora della siesta; Puccini, l’Angelus. Per entrambi la fine si colloca al mattino (diciamo più o meno alle 6) del giorno successivo. Quindi in tutto circa 18 ore.

Se però prendiamo atto di ciò che si vede (e si ascolta) in scena, le cose cambiano. Poichè in Puccini si constata che Angelotti - che appare per primo sul palco - è appena fuggito dal carcere, mentre in Sardou l’evaso esce dalla cappella confidando a Cavaradossi di essere entrato lì dentro prima della chiusura delle porte della Chiesa per la notte, quindi come minimo 12-14-16 ore prima rispetto a quanto ci racconta Puccini! Vedremo in seguito cosa si deve dedurre da questo particolare. 

Per quanto riguarda i personaggi, Puccini ne toglie parecchi a Sardou, soprattutto a causa dell’eliminazione di quasi tutto il secondo atto del dramma, popolato da figure di una certa importanza, a cominciare dalla Regina in persona, per finire al Maestro Paisiello. È evidente come Puccini abbia inteso sfrondare il testo francese da tutte le parti non marcatamente drammatiche, o addirittura di carattere leggero e umoristico o parodistico, che peraltro impreziosiscono il testo di Sardou. Non solo, ma servono anche a completare il quadro della figura del personaggio chiave dell’opera, Scarpia, che ne esce (lo scopriremo poi) assai diverso da come lo vediamo in Puccini. Il quale in compenso inventa un nuovo personaggio, il Pastorello, funzionale a creare la mirabile atmosfera con cui si apre il terz’atto.     

(1. continua)

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