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23 novembre, 2019

laVerdi-19-20 - Concerto n°8


Torna sul podio il Direttore Musicale per dirigere un concertone di quelli davvero tosti!

É l’ungherese Kelemen Barnabás il protagonista della prima parte, suonandoci un monumento dei concerti per violino, l’Op.61 di Beethoven. Il 41enne magiaro (che già sta allevando in casa musicisti-prodigio) fa cantare il suo Guarneri in modo strepitoso, valorizzando i suoni del Ludovico con sapienti rubato e mirabili varianti dinamiche.

Propone anche delle mini-cadenze, come quella subito prima dell’attacco del Rondò, davvero strepitose; insomma, una prestazione entusiasmante, che il pubblico gratifica con ovazioni e ripetute chiamate. Alle quali lui risponde con un metafisico Bach (Sarabanda dalla seconda partita) seguito da un mostruoso Paganini (primo dei 24 capricci op.1)!   
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La seconda parte del concerto è occupata dalla Wagner-Symphonie di Anton Bruckner. É la terza sinfonia del catalogo dell’organista di Linz (peraltro preceduta da altre 4, una delle quali non numerata e l’altra numerata zero). Come quasi tutte le sorelle, anche questa ha avuto controfigure e cloni, sotto forma di versioni diverse comparse negli anni. Dopo la prima del 1873, di ascolto non frequente (ma è quella eseguita qui) Bruckner ne sfornò una seconda nel 1874 (con poche novità, peraltro) poi una terza nel 1877 e infine una quarta nel 1889: quasi 17 anni di continui ripensamenti, revisioni, aggiunte e (soprattutto) tagli. La dedica a Wagner - che Bruckner letteralmente idolatrava - spiega la presenza di reminiscenze e atmosfere wagneriane, che sono proprio più marcate in questa prima versione, mentre furono un poco attenuate o del tutto rimosse in quelle successive.

Mi permetto di avanzare qualche riserva sulla decisione (immagino l’abbia presa Flor) di proporre questa prima versione della Sinfonia, che credo laVerdi esegua per la prima volta (come si dovrebbe dedurre anche dal perfetto stato delle parti e della partitura d’orchestra disposte sui leggii di orchestrali e Direttore).

Personalmente preferisco di gran lunga l’ultima, che non per nulla è sempre stata eseguita (ed ancor oggi lo è prevalentemente) fin dai tempi della sua comparsa. Penso che se l’Autore lavora su una sua opera per anni e anni, lo faccia per migliorarla, depurarla da componenti di bassa qualità, in modo da renderla più gradita al pubblico. E sono convinto che questo sia precisamente il caso della Terza. La cui prima versione mi appare assai più prolissa e a volte involuta rispetto all’ultima, più asciutta, sobria e anche dotata di qualche nuovo motivo musicale di assoluto valore (penso ad esempio all’Adagio). Insomma, queste proposte credo dovrebbero essere riservate alle incisioni discografiche, per dar modo al pubblico più interessato e competente di prendere conoscenza di tutto quanto l’Autore ha pensato e composto in relazione a quell’opera. Invece, al vasto pubblico che va ai concerti per ascoltare il meglio, meglio sarebbe dare il meglio... E visto che incombe a SantAmbrogio una ur-Tosca, prendo l’occasione per estendere la mia critica (e non è la prima che gli muovo, nella fattispecie) alle scelte del maestro Chailly.

Detto ciò, aggiungo che - presumibilmente anche a causa della novità del soggetto da eseguire - mi è parso di percepire una non perfetta messa a punto dell’insieme, a partire dall’equilibrio sonoro fra le sezioni dell’Orchestra: più volte la linea melodica degli archi è stata sommersa dal fracasso dei fiati, come ad esempio è accaduto nel Finale, dove il secondo tema (la polka degli archi) non è emerso come si dovrebbe, sovrastato dal corale dei fiati...

Detto ciò, tanto di cappello a tutti per l’impeccabilità tecnica dell’esecuzione, accolta da un pubblico abbastanza folto con molto calore (l’entusiasmo però è altra cosa...)

2 commenti:

m ha detto...

Buongiorno e grazie per la recensione.
Veramente sono molto contento di sentire dal vivo finalmente la prima versione, dopo averne sentite altre due. Nel complesso preferisco forse la seconda, che oggi tende a essere sempre più eseguita, anche se la terza ha alcune bellissime novità. Ma anche la prima ha elementi assai innovativi e originali, che poi l'autore ha un po' castigato.
Essendo la più lunga, avrei però preferito sentirla in un'altra occasione. Andrò domani apposta dalla provincia di Cuneo, e avevo ipotizzato che il concerto potesse finire verso le 18.30. Alle 19 c'è un treno che mi consentirebbe di tornare a Torino in tempo per il concerto di Mikhail Pletnev. L'unico mio mezzo sarebbe una lenta biciclettina pieghevole e nemmeno conosco bene le strade migliori per attraversare Milano. Pare pure che piova. Temo fortemente che non ce la farò. Ho visto che la metropolitana è piuttosto lontana, e sono dubbioso anche sul taxi.
Pertanto vorrei anche chiederti (se posso usare il tu) se per caso avessi annotato la durata esatta del concerto, oppure se avessi ragguagli sui tempi tenuti da direttore e solista.
Grazie.

daland ha detto...

@m
Intanto grazie per le osservazioni su Bruckner!
Ricordo di essere uscito dall'Auditorium alle 22:15, quindi 2h15' di durata complessiva. Non direi sia dipeso dai tempi tenuti da Flor: del resto la Terza originale dura ben più di un'ora (per Rozhdestvenski 1h17'!)
Ciao e grazie ancora!