É l’ungherese Kelemen Barnabás il protagonista della prima parte,
suonandoci un monumento dei concerti per violino, l’Op.61 di Beethoven. Il 41enne magiaro (che già
sta allevando in casa musicisti-prodigio)
fa cantare il suo Guarneri in modo
strepitoso, valorizzando i suoni del Ludovico con sapienti rubato e mirabili varianti dinamiche.
Propone anche delle mini-cadenze, come quella subito
prima dell’attacco del Rondò, davvero strepitose; insomma, una prestazione
entusiasmante, che il pubblico gratifica con ovazioni e ripetute chiamate. Alle
quali lui risponde con un metafisico Bach
(Sarabanda dalla seconda partita) seguito da un mostruoso Paganini (primo dei 24 capricci
op.1)!
___
La seconda parte del
concerto è occupata dalla Wagner-Symphonie di Anton Bruckner. É la terza sinfonia del
catalogo dell’organista di Linz (peraltro preceduta da altre 4, una delle quali
non numerata e l’altra numerata zero).
Come quasi tutte le sorelle, anche questa ha avuto controfigure e cloni, sotto
forma di versioni diverse comparse negli anni. Dopo la prima del 1873, di
ascolto non frequente (ma è quella eseguita qui) Bruckner ne sfornò una seconda
nel 1874 (con poche novità, peraltro) poi una terza nel 1877 e infine una
quarta nel 1889: quasi 17 anni di continui ripensamenti, revisioni, aggiunte e
(soprattutto) tagli. La dedica a Wagner - che Bruckner letteralmente idolatrava
- spiega la presenza di reminiscenze e atmosfere wagneriane, che sono proprio
più marcate in questa prima versione, mentre furono un poco attenuate o del tutto
rimosse in quelle successive.
Mi permetto di avanzare
qualche riserva sulla decisione (immagino l’abbia presa Flor) di proporre questa prima versione della Sinfonia, che credo
laVerdi esegua per la prima volta
(come si dovrebbe dedurre anche dal perfetto stato delle parti e della
partitura d’orchestra disposte sui leggii di orchestrali e Direttore).
Personalmente
preferisco di gran lunga l’ultima, che non per nulla è sempre stata eseguita
(ed ancor oggi lo è prevalentemente) fin dai tempi della sua comparsa. Penso
che se l’Autore lavora su una sua opera per anni e anni, lo faccia per
migliorarla, depurarla da componenti di bassa qualità, in modo da renderla più
gradita al pubblico. E sono convinto che questo sia precisamente il caso della Terza. La cui prima versione mi appare
assai più prolissa e a volte involuta rispetto all’ultima, più asciutta, sobria
e anche dotata di qualche nuovo motivo musicale di assoluto valore (penso ad
esempio all’Adagio). Insomma, queste
proposte credo dovrebbero essere riservate alle incisioni discografiche, per
dar modo al pubblico più interessato e competente di prendere conoscenza di
tutto quanto l’Autore ha pensato e composto in relazione a quell’opera. Invece,
al vasto pubblico che va ai concerti per ascoltare il meglio, meglio sarebbe dare il meglio...
E visto che incombe a SantAmbrogio una ur-Tosca,
prendo l’occasione per estendere la mia critica (e non è la prima che gli muovo,
nella fattispecie) alle scelte del maestro Chailly.
Detto ciò, aggiungo che
- presumibilmente anche a causa della novità del soggetto da eseguire - mi è
parso di percepire una non perfetta messa a punto dell’insieme, a partire
dall’equilibrio sonoro fra le sezioni dell’Orchestra: più volte la linea melodica
degli archi è stata sommersa dal fracasso dei fiati, come ad esempio è accaduto
nel Finale, dove il secondo tema (la polka degli archi) non è emerso come
si dovrebbe, sovrastato dal corale
dei fiati...
Detto ciò, tanto di
cappello a tutti per l’impeccabilità tecnica dell’esecuzione, accolta da un
pubblico abbastanza folto con molto calore (l’entusiasmo però è altra cosa...)
2 commenti:
Buongiorno e grazie per la recensione.
Veramente sono molto contento di sentire dal vivo finalmente la prima versione, dopo averne sentite altre due. Nel complesso preferisco forse la seconda, che oggi tende a essere sempre più eseguita, anche se la terza ha alcune bellissime novità. Ma anche la prima ha elementi assai innovativi e originali, che poi l'autore ha un po' castigato.
Essendo la più lunga, avrei però preferito sentirla in un'altra occasione. Andrò domani apposta dalla provincia di Cuneo, e avevo ipotizzato che il concerto potesse finire verso le 18.30. Alle 19 c'è un treno che mi consentirebbe di tornare a Torino in tempo per il concerto di Mikhail Pletnev. L'unico mio mezzo sarebbe una lenta biciclettina pieghevole e nemmeno conosco bene le strade migliori per attraversare Milano. Pare pure che piova. Temo fortemente che non ce la farò. Ho visto che la metropolitana è piuttosto lontana, e sono dubbioso anche sul taxi.
Pertanto vorrei anche chiederti (se posso usare il tu) se per caso avessi annotato la durata esatta del concerto, oppure se avessi ragguagli sui tempi tenuti da direttore e solista.
Grazie.
@m
Intanto grazie per le osservazioni su Bruckner!
Ricordo di essere uscito dall'Auditorium alle 22:15, quindi 2h15' di durata complessiva. Non direi sia dipeso dai tempi tenuti da Flor: del resto la Terza originale dura ben più di un'ora (per Rozhdestvenski 1h17'!)
Ciao e grazie ancora!
Posta un commento