Tocca ad un giovane direttore spagnolo, Josep
Vicent, alla sua prima apparizione sul podio dell’Auditorium, dirigere questo
concerto che incastona un brano moderno britannico fra due brani
otto-novecenteschi russi.
Si comincia con Musorgski e la
sua Notte
sul Monte Calvo. È sempre la notissima versione orchestrata da Rimski-Korsakov sulla base
dell’Intermezzo dell’opera La Fiera
di Sorochyntsi, e non
sull’originale La notte di SanGiovanni sul Monte Calvo. Anche se derivate dalle stesse fonti, le due
composizioni hanno solo qualcosa in comune, cosa di cui ci si può render
conto... ascoltandole (oltre che confrontando le due partiture): qui Rimski con Bernstein e
la NYPO; e qui Musorsgki
con Abbado e i Berliner.
Purtroppo
(per me, almeno) anche stavolta non sono stato accontentato: sì, perchè mi
piacerebbe tanto ascoltare le due versioni una appresso all’altra! E vi
assicuro che non ci si annoierebbe: pazienza, continuo a sperare...
Vicent dà veramente la carica del sabba all’orchestra, staccando tempi frenetici che mettono a dura prova la compattezza delle sezioni: ma il risultato è di tutto rispetto e il pubblico (anche qui: pochi-ma-buoni) risponde con convinti applausi.
Vicent dà veramente la carica del sabba all’orchestra, staccando tempi frenetici che mettono a dura prova la compattezza delle sezioni: ma il risultato è di tutto rispetto e il pubblico (anche qui: pochi-ma-buoni) risponde con convinti applausi.
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Ecco
poi l’intermezzo contemporaneo, con il Concerto
per trombone di Michael Nyman, opera del 1995 commissionata
dalla BBC in omaggio al grande Henry Purcell (qui e in video successivi
la registrazione della prima). Musica tonale (base RE) ispirata ad un’antica
usanza medievale (la chiarivari) consistente nel mettere ferocemente
alla berlina persone accusate di comportamenti eterodossi: circondandole per la
strada e facendole oggetto di un gran frastuono (musica volgare) ottenuto con
improvvisate percussioni. Ecco, il concerto evoca questa situazione di totale
conflitto fra il solista (= il peccatore) e la massa orchestrale (= la folla
sfottente).
Ma
in omaggio a Purcell Nyman cita espressamente - in un’oasi di quiete della sua
composizione - un motivo della Marcia del Funerale della Regina
Mary,
prima di proporre anche una manifestazione di musica volgare presa dal calcio: il
ritmo di Come on you Rangers,
scandito su scatoloni di latta dai tifosi dei Queens
Park Rangers alle partite della Premier League!
È la prima parte dell’Orchestra, Giuliano
Rizzotto, ad interpretare questo brillante e spiritato pezzo di bravura. Lui
fa il suo ingresso quando il Direttore è già sul podio e suona
peripateticamente le 18 battute del suo sognante recitativo, interrotto
dalle intemperanze della... folla. Poi supera tutte le impervie difficoltà del
brano, guadagnandosi scroscianti applausi dal suo pubblico.
Così, insieme ai colleghi dell’Orchestra ci offre un bis che ci riporta agli anni ’60, Elizabeth Taylor e Richard Burton...
Così, insieme ai colleghi dell’Orchestra ci offre un bis che ci riporta agli anni ’60, Elizabeth Taylor e Richard Burton...
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laVerdi
si è cimentata più volte con lo Stravinski
dell’Uccello
di fuoco, ma credo sia la prima volta che ne presenta la terza Suite del 1945. Dal balletto del 1910 il
compositore russo estrasse appunto tre diverse Suites (1911, 1919 e 1945) e poi
rimaneggiò la terza ulteriormente nel 1947. A puro titolo di curiosità rimando
ad un mio
vecchio post che contiene una tabella di riferimenti sui contenuti di
balletto e Suites (peccato che parecchi link
ivi riportati siano obsoleti: colpa di Internet, ovviamente). Si deduce come la
Suite del 1945 sia la più corposa delle tre, più di 30’ contro i 15’ della
prima e i 22’ della seconda (il balletto complessivamente dura più di 45’).
Non è detto però che questa maggior corposità si traduca in efficacia: poichè diverse parti si apprezzano assai in un’esecuzione coreografica, assai meno come musica pura, di cui si fatica a cogliere un fondo di narrativa.
In ogni caso i ragazzi sono
stati eccellenti, in ogni reparto, e alla fine a tutti sono andati
meritatissimi consensi, consensi estesi al Direttore, che ha diretto il brano à-la-Gergiev, cioè senza bacchetta e
mediante sfarfallio della mano destra... Chissà se sia un buon segno!
Non è detto però che questa maggior corposità si traduca in efficacia: poichè diverse parti si apprezzano assai in un’esecuzione coreografica, assai meno come musica pura, di cui si fatica a cogliere un fondo di narrativa.
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