Il nono appuntamento della stagione principale vede il
ritorno in Auditorium di un direttore e un solista che già vi hanno messo piede in passato: l’uzbeko Aziz Shokhakimov e il russo-italico
Boris
Petrushansky. Per offrirci un interessante programma romantico, di un romanticismo che
però si estende dall’800 alla metà del ‘900.
Si
comincia con il Primo Concerto uscito dalla penna del compositore più
rappresentativo (almeno in campo pianistico) del romanticismo ottocentesco, Fryderyk Chopin. Parlare di
capolavoro per questo... lavoro sarebbe eccessivo, personalmente lo colloco fra
le cose interessanti e soprattutto godibili. Come quelli di Schumann, per dire,
o di Grieg, ecco.
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Secondo e
ultimo brano in programma una Suite
dal balletto in tre atti Zolushka (Cenerentola per gli amici...) di Sergei Prokofiev. Composto durante la guerra, su commissione del Kirov
di Leningrado e presentato a fine 1945, il balletto marca un vero e proprio
ritorno di Prokofiev al romanticismo in stile-Ciajkovski: sia per combattere con
ottimismo i dolori e le miserie del conflitto, sia (chissà) per accattivarsi un
establishment che ogni tanto gli faceva
(come gli farà ben presto, ahilui) brutti scherzi... I tre atti ripercorrono la
leggenda di Perrault (originata a sua volta da antichissime leggende egiziane).
Dai 50 numeri del balletto Prokofiev ricavò,
ancora durante la composizione, tre estratti per pianoforte (3, 10, 6 pezzi) e
poi, nel 1946, tre diverse Suites (di
8, 7, 8 numeri) la prima della quale
viene eseguita in questo concerto.
Come
spesso accade in casi come questi - e come è abbastanza logico che sia, a
pensarci bene, visto che si tratta di musica da eseguirsi senza la danza - la
sequenza dei brani della Suite non rispetta rigorosamente quella della trama
del balletto. Data la natura del soggetto, è musica accattivante, anche se
piuttosto... datata: il confronto con Romeo&Giulietta
è al proposito piuttosto impari. Tuttavia ciò non ha impedito al balletto di
avere (anche tuttora) un buon successo di pubblico.
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