Quasi a festeggiare l’imminente
centenario della comparsa dell’opera sulle scene (1920) la Scala ospita
quest’anno per la prima volta in assoluto Die
tote Stadt di Erich
Wolfgang Korngold. Ieri sera è andata in onda la prima delle sette
rappresentazioni in cartellone, in un teatro ancora con evidenti vuoti (anche
le gallerie non proprio stipate): lunedi pomeriggio, alla presentazione della nuova
stagione agli abbonati, Pereira ha cercato di spiegare il fenomeno come
conseguenza dei suoi sforzi per aumentare
l’offerta di spettacoli, al quale aumento evidentemente la domanda si starebbe allineando con
ritardo (fenomeno che gli esperti chiamano isteresi);
parrebbe di capire che gli spettatori totali crescano, ma - per ora almeno - non
quanto l’aumento dei posti disponibili... Beh, se lo dice Pereira magari sarà
così, chissà.
Dunque, finalmente Korngold è arrivato
anche da noi, e devo dire che se lo meritava proprio e che aver atteso quasi il
centenario per accoglierlo in Scala sa di scandalo, proprio come la scarsa
partecipazione del pubblico.
Mentre invece va dato merito a
Direttore, Cast e Regista di aver confezionato uno spettacolo di altissimo
livello, valorizzando al massimo le qualità dell’Opera, sul piano strettamente
musicale ma anche su quello drammaturgico.
Alla fine il pur scarso pubblico ha
tributato a tutti un autentico trionfo. Personalmente ho pochi dubbi che si sia
trattato del miglior spettacolo offerto dalla Scala in questa stagione.
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