Questa è una reliquia che conserverò
gelosamente, a imperituro ricordo di una serata indimenticabile, in un
Piermarini non precisamente esaurito, ma che ha salutato e stretto in un ideale
abbraccio un direttore, ma che dico, un Uomo
che ci ha regalato 80 minuti di profonda emozione.
Il venerabile Zubin Mehta è in questi giorni di casa alla Scala per dirigervi le
tre puntate del concerto della stagione sinfonica
del Teatro e - con Pollini - un concerto
di beneficenza (con i giovani dell’Accademia, che avranno la fortuna di poter raccontare ai nipotini
di aver suonato con una coppia davvero unica) per la Fondazione che si occupa
di bambine disabili in India, di cui Mehta è patron insieme a Pereira.
Ieri sera ecco dunque l’esordio con
l’imponente Ottava di Bruckner. Mehta,
che sembrava uno che non invecchia mai, ora mostra gli impietosi segni degli
anni e soprattutto della malattia, che lo costringono a camminare appoggiandosi
ad un bastone e a dirigere seduto. Ma vi posso assicurare che la sua carica è
la stessa che mostrava quasi
5 lustri fa, quando era nel pieno delle forze!
Non entro nel merito dei dettagli
tecnici dell’esecuzione, perchè di per sè significherebbe rompere quel
meraviglioso incantesimo che ci è stato offerto dal Maestro, dall’Orchestra
della Scala e - inutile precisarlo - da Bruckner!
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