Secondo appuntamento con Robert Trevino
per l’integrale delle sinfonie di Brahms.
Ieri (replica domani) è stata la volta delle 3 e 4, composte (come la prima
coppia, del 76-77) a stretto giro l’una dall’altra (83-85). Poi, a parte il doppio concerto, Brahms abbandonerà la
grande orchestra e le grandi forme per ritornare, in fondo, alle sue origini liederistiche,
cameristiche e corali, peraltro ora temprate dalle esperienze sinfoniche.
Si parte quindi con la Terza, in FA maggiore. Dai tempi di Hanslick si usa dire che
la musica di Brahms è assoluta, in opposizione a quella a programma di Liszt, di Wagner
(ovviamente) di Strauss e anche di Mahler. Ma allora come si spiega che una
musicista raffinata, colta e sensibile come l’amata Clara (Schumann)
nel felicitarsi con l’autore per la sua Terza gli confida di vederci i boschi e
le foreste, i boscaioli inginocchiati ai piedi di una cappella nel verde, e
ancora lo sciacquio del ruscello ed il ronzio degli insetti?
In
realtà a questa, come a qualunque altra sinfonia o musica in genere, si possono
appiccicare dall’esterno tutti i programmi di questo mondo, quanto infinite
sono le sensazioni che ciascuno di noi può provare ascoltando quei suoni.
E
questa Terza non comincia per caso con un motivo preso da un’altra Terza,
precisamente quella dell’amato Schumann, esplicitamente sottotitolata renana?
E non era proprio il Reno che Brahms poteva ammirare dalle finestre della casa
che lo ospitava a Wiesbaden mentre componeva la Terza? Ma c’è di più: se in
quel tema di Schumann sostituiamo la tonica di partenza (SOL) con una sesta
(MI) non troviamo forse l’incipit del motivo - assolutamente renano - del Weia-Waga
di Wagner (che poi è anche quello del Sonno e dell’Uccellino
del bosco?) Beh, ce n’è abbastanza per ripensare certe categorie piuttosto
stucchevoli che ancora vengono usate per catalogare musiche e musicisti…
Trevino?
Ha letto - e sono pienamente con lui - quest’opera come un raffinato connubio
fra romanticismo e decadentismo, una cosa piuttosto lontana dalla burbera
serietà dell’Hamburger... Così ha
attaccato l’Allegro con brio,
appunto, con... brio! (spesso i direttori che si credono brahmsiani il brio lo dimenticano proprio.) Delizioso
e lezioso l’Andante, dove le
indicazioni espressivo, dolce vengono
mirabilmente tradotte in suoni eterei. Un minuto buono di silenzio viene
rispettato prima dell’attacco del Poco
allegretto (un diminutivo del diminutivo) reso celebre da racconti e celluloide.
Nell’Allegro finale resta memorabile l’avvicinamento - e poi l’esplosione dell’intera
orchestra, ma degli ottoni in particolare - allo Höhepunkt, in FA maggiore.
___
Ecco infine la Quarta. Brahms, da grande alchimista dei suoni, la apre con un
trucco: prende due insulse serie di terze
(prima discendenti e poi ascendenti) e ci ricava un tema raffinato che ci
lascia stupefatti. Il tutto semplicemente introducendo quattro rivolti dell’intervallo di terza...
Motivo che tornerà anche nel finale, dopo la variazione 29. Finale a sua
volta costruito prendendo un tema (8 battute) di Bach (dalla Cantata Nach
dir Herr verlanget mich, BWV150,
Ciaccona Meine Tage in den Leiden, basso) sul
quale Brahms costruisce un colossale movimento di passacaglia! In mezzo, l’Andante
moderato, un Brahms che si riconosce... a prima vista. E poi l’Allegro giocoso, degno in tutto e per
tutto di... Beethoven!
Trevino?
A differenza della Terza, qui mi pare usare un approccio abbastanza
conservativo, nel senso che non forza mai i contrasti di agogica e dinamica,
proponendo un Brahms tutto sommato rigoroso e austero. Certo non mancano
momenti esaltanti, come l’Allegro giocoso,
al cui termine uno spettatore (troppo esaltatosi, o poco... informato) ha
urlato uno stentoreo bravo! Trevino
non ci ha fatto caso ed ha attaccato la conclusiva passacaglia con grande risolutezza,
mettendone in risalto le mille mutevoli facce.
Parlare
di trionfo non è esagerato. Prima ancora che dal pubblico, è dagli orchestrali
(guidati da Dellingshausen) che sono
arrivate manifestazioni di apprezzamento (innesco di applauso ritmato) al
direttore texano, che ha ripetuto il suo giro fra le sezioni dell’orchestra per
complimentarsi con tutti.
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