A mezzogiorno di oggi il trio lescano Sala-Pereira-Chailly ha presentato alla stampa la stagione 19-20.
Sala (che poco tempo fa voleva licenziare in tronco Pereira per via degli
arabi) ha elogiato l’opera del sovrintendente e di tutto il teatro, con un
discorsetto auto-celebrativo (ma devo dire neanche troppo smaccato) che ha esaltato
le magnifiche sorti e progressive della
Milano da lui guidata e velatamente polemizzato con il nuovo madonnaro che ieri
ha vinto le elezioni...
La
stagione (si sapeva) apre con Tosca e poi prevede altri 14 titoli, fra il
vetusto-recidivo (Traviata-Cavani) e l’innovativo (Salome-Michieletto).
Chailly (a proposito di Tosca) persiste a far passare come
conquiste della cultura le edizioni di opere che lo stesso autore ebbe a
disconoscere. Ripeto alla nausea: cose da proporre in qualche festival o come bonus-tracks nei CD. C’è anche un po’ di familismo, con un concerto
che, prima di una cosuccia da nulla come la Nona
di Beethoven (non so se mi spiego) proporrà un brano corale del suo papi (!)
Il sofferente Mehta (ma certo
nessuno lo obbligava, quindi... grazie!) fa quasi la parte del leone fra opere
e concerti sinfonici, fra cui una Terza
di Mahler che è già stata fatale a... beh, basta così, per carità.
Per me la notizia-bomba (scusate la venalità dell’osservazione) è la
definitiva soppressione della famigerata prelazione
per gli abbonati (ci voleva Pereira per arrivarci...)
Il quale Pereira fra poche ore arringherà nel Piermarini il pubblico degli
abbonati.
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