Quello che si
materializza in questi giorni è uno degli appuntamenti ormai inamovibili nelle
stagioni de laVERDI: il Requiem. Questa volta a dirigerlo è il Direttore Associato dell’Orchestra, che con Verdi sta convivendo da anni, essendo entrato
ormai a pieno titolo nel mondo dell’Opera: non più tardi di due giorni orsono ha
chiuso al Regio di Parma le rappresentazioni della Forza, accolto da unanimi consensi di pubblico e critica.
E devo dire che
anche questa sera non ha tradito le attese, padroneggiando da par suo questa grande
partitura, ben assecondato da orchestra e coro (di Erina Gambarini) che ormai il Requiem ce l’hanno nel sangue. Piccole
sbavature (come il ritardo di una tromba a chiudere il Tuba mirum) non inficiano l’ottima prestazione delle masse.
Chi francamente
mi ha suscitato qualche riserva è stato il gruppo dei solisti, dei quali salverei
a fatica il soprano Chiara Taigi e il
basso Massimiliano Catellani, mentre non
mi sento di dare la sufficienza al mezzosoprano Anna Maria Chiuri (voce che sembra artificiosamente scurita) e soprattutto
al tenore Yusif Eyvazov, quasi sempre
ingolato e con voce assai poco squillante.
In ogni caso Verdi
è sempre Verdi e (grazie a laVERDI, in questa occasione) regala pur sempre
momenti di emozione e di elevazione dell’anima; è uno di quei rari segnali che
ci aiutano a credere ancora, nonostante tutto, in questo mondo per altri versi davvero
barbaro, dove c’è chi, in sostituzione del pane quotidiano, non riceve nemmeno
simpatici messaggini sull’iphone, ma
pugni e manganellate, proprio come ai bei tempi dei telefoni a rotella…
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