Xian Zhang torna sul
podio della sua Orchestra per il terzo concerto della stagione, ancora tutto russo, anche se questa volta non tutto Ciajkovski.
Il primo dei
due pezzi è infatti di Prokofiev, il Secondo
concerto per pianoforte, che ci viene offerto da una conterranea del
compositore, la scatenata Valentina
Lisitsa.
Il concerto,
composto originariamente nel 1912-13, venne completamente riscritto da
Prokofiev nel 1923, essendo la partitura originale andata persa (pare finita in
una stufa) durante la Rivoluzione d’Ottobre. Sembra che Prokofiev, a 10 anni di
distanza, abbia un filino smussato certi... spigoli che avevano fatto rizzare i
capelli in testa a pubblico e critica alla prima esecuzione. Il concerto è (à la Brahms-2) in quattro movimenti.
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Proviamo
a seguirlo – seguendo una dettagliata analisi contenuta in una tesi di laurea di
quasi 50 anni fa! - suonato da un’altra giovane interprete: Yuja Wang.
Il primo
movimento è un Andantino in
SOL minore e RE minore, che ha una struttura abbastanza semplice: A-B-A’,
preceduti da una breve Introduzione e
da una più corposa Coda. A’ è in
realtà occupato da una colossale cadenza del pianoforte solo, una delle cose
più apocalittiche (stra-smile!) che siano mai state composte.
40”. Due battute
orchestrali fanno da Introduzione: il
motivo discendente ivi esposto verrà ripreso solo nella Coda.
50”. Il solista
introduce il primo gruppo tematico A,
costituito da due motivi, a1 e a2: due battute introduttive di
arpeggio e poi (55”) 8 battute dove
il motivo a1 viene reiterato e variato 4 volte.
1’30”. Il solista
attacca il motivo a2 di 11 battute,
scindibile in tre frasi (3-4-4).
2’09”. Mentre il
pianoforte continua ad arpeggiare è l’orchestra (strumentini) a riproporre il
gruppo tematico A (prime due
ricorrenze di a1) raggiunta poi dal
solista (2’24”) che espone il resto
di a1.
2’41”. Ancora
l’orchestra (archi in primo piano, con intervento successivo dei clarinetti)
torna ad esporre a2, chiuso da una
rapida salita di flauti e clarinetti che porta al secondo gruppo tematico.
3’30”. Il quale (B) è in tempo Allegretto e si compone
di 2 motivi così disposti: b1-b2-b1.
Viene introdotto da 4 battute dei legni (una frase ripetuta 4 volte) prima che
il pianoforte (3’38”) attacchi il motivo
b1, costituito da due frasi (b1a e b1b) di 4 battute ciascuna.
3’52”. Adesso è il
solista a riprendere (su 3 invece di 4 battute) l’introduzione, dopodiché (3’59”) l’orchestra (flauti e oboi) e il
solista riespongono il motivo b1, di
cui i legni reiterano (4’06”) la
frase b1a innalzandola di una quarta
e introducendo la tonalità di RE minore (dominante del SOL di impianto, come da
sacri canoni). A 4'15” ecco ripresa
la frase b1b, che porta al secondo
motivo.
4’22. Sono ancora
flauto e clarinetto ad esporre per due volte b2, un motivo di 5 battute il cui incipit è mutuato da quello di b1. b2 chiude con un crescendo che sfocia a 4’37” in un accordo di RE minore sul quale viene riproposta
dall’orchestra l’introduzione a b1.
Il quale è poi esposto (4’43”) dal
solista accompagnato da impertinenti incisi dei legni.
5’05”. Qui il
solista attacca una transizione, interrotta (5’13”) da un intervento di clarinetti e fagotti, che porta (5’28”) ad un criptico ritorno del tema A nell’orchestra (violoncelli, sulla minime discendenti di flauto e oboe) che
prepara la massacrante cadenza
solistica.
Essa
inizia (5’53”) con la riproposizione
del primo tema (a1) che poi continua
ad essere sviluppato fino a 7’37”,
dove appare vagamente l’introduzione iniziale, poi ecco (8’02”) la seconda parte del tema (a2) presentato nelle sue tre frasi componenti, ma in ordine diverso
(3-1-2). Qui si entra in una vera e lunghissima orgia sonora, che si conclude (9’58”) con un pesante accordo di RE
minore, che dà inizio alla Coda.
Mentre il pianoforte accompagna con veloci arpeggi, l’orchestra vira a SOL
minore riproponendo, in forma dilatata, il motivo dell’introduzione, chiudendo
con un pesante accordo di SOL minore.
10’28”. Qui il
solista riprende il primo tema, mentre clarinetto e archi bassi lo
contrappuntano un paio di volte con il motivo dell’Introduzione. Poi il
movimento si spegne su un SOL in pianissimo (11’12”).
Il secondo
movimento è uno Scherzo in
tempo Vivace, RE minore, una specie
di toccata in moto perpetuo. Prima di
addentrarci nell’analisi, facciamo una constatazione di tipo… atletico: si pensi che il
movimento è costituito da 186 battute (più quella finale, occupata da una sola croma) di cui 181 in 2/4, 3 in 3/4 e 2
in 1/4. Tutte contengono, per la parte solistica, 4 semicrome per ciascuna semiminima, in entrambe le
mani. Ciò significa, in tutto, esattamente 1500 semicrome. Qui la Wang impiega
a suonarle 2’12”, il che significa che lei suona con ciascuna mano ben 11,36
semicrome al secondo! Per 132 volte di fila, senza una sola presa di respiro!
La macro-struttura del movimento non si discosta da
quella del primo: A-B-A’. I motivi sono presentati dall’orchestra, e si stagiano
su una specie di strada ferrata stesa dal solista con le sue folli semicrome,
che si muovono prevalentemente per gradi congiunti.
11’19”. La sezione A
consta di tre diversi motivi: a1 (11’21”) a2 (11’30”) e a3 (11’35”). Essa viene interamente riproposta (11’41”) in DO# minore. A 12’03”
si torna a RE minore per una breve coda, che porta all’esposizione della
sezione B.
Questa, in SIb maggiore, è costituita da due motivi disposti
come: b1 (12’16”) ripetuto 4 volte, poi b2
(12’27”) in LAb maggiore, ripetuto,
quindi ancora b1 (12’39”) in DO maggiore.
A 12’50”
viene riproposta, tornando a RE minore, la breve coda che aveva chiuso la
sezione A e si passa (12’55”) alla A’, che ripropone due dei tre motivi di A: partendo da a3, in FA
maggiore, poi (13’01”) a2 variato e infine (13’07”) ancora a1 variato.
Ora si passa alla Coda,
dove si riprende (13’12”) A’, e poi (13’18”) anche B fino
alla rapida conclusione (13’33”).
Il terzo movimento è intitolato Intermezzo, in Allegro moderato, SOL minore. Come i due precedenti, ha una
struttura ternaria, questa volta rappresentabile come A-A’-B-B’-A”.
Si apre (13’43”)
con un’Introduzione dove si
distinguono tre motivi: il primo è un pesante passo di marcia, il secondo (14’01”) nei corni, una melodia ascendente
accompagnata da discese in staccato nei clarinetti e il terzo (14’12”) che sulla melodia dei corni
innesta una frase staccata ascendente di oboi e clarinetti.
14’24”. Entra il
solista che, accompagnato da crome in staccato negli archi, espone il tema A, che si estende per 8 battute
compiendo un arco di salita-discesa. Poi (14’48”)
eccone uno sviluppo, che include (14’53”)
un inciso per terze. A 15’08” una coda chiude l’esposizione di
A.
15’23”. Il solista
espone ora una tranquilla transizione, chiusa con l’intervento dei clarinetti
che ripetono le discese in staccato dell’Introduzione. La tonalità è salita a
SIb minore.
15’56”. Qui abbiamo
l’esposizione di A’, una versione
variata del primo tema (a 16’24”
torna l’inciso per terze), che si
chiude a 16’48” in RE minore, per
far posto ad una transizione verso la sezione B.
La quale inizia a 17’05”
con l’esposizione del tema nell’oboe e (arpeggiato) nel pianoforte, tema
ripetuto in inversione (17’24”). A 17’43”
eccoci alla variante B’, sempre in
RE minore, aperta dal solista raggiunto poi (18’02”) dall’orchestra, dapprima in staccato e poi in modo pesante
(18’18”).
18’27”. Le terzine
dei clarinetti annunciano il ritorno, in DO minore, del tema A”, forma variata di A. A 19’16” inizia la Coda che
ci riporta a SOL minore, impiegando motivi dell’Introduzione, e chiude il movimento a 19’54”.
Il Finale (20’06”) è marcato come Allegro
tempestoso in SOL minore ed è in forma-sonata,
pur liberamente interpretata (specie nella ricapitolazione). Il tema principale
A consta di tre motivi: a1, a2 (20’20”) che modula spesso e a3 (21’00”) in SIb
minore. Un SIb in fortissimo (21’08”) dà luogo ad una transizione caratterizzata da cupi
interventi degli ottoni, che poi modula a RE minore (in vista del secondo
tema!) ed è chiusa (21’31”) da una
coda in cui agli accordi lugubri del solista fanno eco spettrali incisi degli
archi bassi.
22’11”. Inizia qui
un’introduzione orchestrale al secondo tema (B) che il solista presenta a 22’31”:
è una mesta melodia di sapore slavo che viene poi ri-esposta altre tre volte.
Dopo la seconda esposizione da parte del solista (23’13”) con l’inversione del tema, ecco l’orchestra che lo presenta
(23’55”) nei fagotti, poi nei
flauti, cui il pianoforte regge bordone, per poi riprenderlo in prima persona.
A 24’32” ancora l’orchestra ci
presenta per la quarta volta il tema (forma invertita), col solista a
contrappuntarlo nella forma canonica.
Arriviamo
così allo sviluppo (25’08”)
costituito da tre sezioni in cui i due temi A e B vengono continuamente
manipolati. Dopo la prima sezione dove solista ed orchestra dialogano
continuamente, chiusa da due pesanti accordi (25’59”) ecco la seconda (26’04”)
riservata ad una cadenza del pianoforte. A 27’54”
inizia la terza sezione dello sviluppo, ancora in dialogo fra orchestra e
solista. Sviluppo chiuso dal pianoforte e dai trilli del clarinetto con un languido
diminuendo.
29’48”. Qui irrompe la
ricapitolazione, che per la verità segue
assai poco le sacre regole, in quanto presenta semplicemente porzioni del tema A ed ignora totalmente il B. A 30’34” ecco la Coda che porta
a rotta di collo verso la conclusione.
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La giunonica Valentina, che si è presentata
abbigliata come… Barbie (smile!) non
ha tradito le attese, mettendo a dura prova le corde e i tasti dello strumento
sotto le autentiche mazzate prescritte da Prokofiev. Qualche piccola
imperfezione (come evitarle, con una simile partitura?) non ha per nulla
inficiato la sua grande prestazione, salutata da ripetute chiamate, cui lei ha
risposto non con uno, ma con due dei suoi classici bis.
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Chiude il
programma la Sinfonia Manfred di Ciajkovski. Rimando i
perditempo a queste mie note scritte quasi tre anni addietro in occasione
dell’ultima comparsa dell’opera qui in Auditorium. Allorquando venne proditoriamente
(ma è una fissazione di Caetani… e
non solo sua) mutilata del finale religioso,
sostituito da uno di carattere nichilista (quindi… bayroniano!) Al Manfred, con
il pretesto che l’Autore stesso ne era rimasto scontento (in effetti, è tutto
tranne che un capolavoro) sono stati inflitti, e ancora si infliggono,
cervellotici tagli o cut&paste…
Uno dei primi responsabili di tutto ciò fu Arturo
Toscanini, che pure si dichiarava entusiasta dell’opera, oltre
che paladino del rispetto delle partiture (?!): poi tagliò una parte cospicua
del finale, ben 116 battute, più o meno 5-6 minuti di musica, compresa la tanto
vituperata fuga. (Ma siamo proprio
sicuri che il taglio non fosse invece legato alla capienza delle facciate degli
allora rivoluzionari LP? Guarda caso i 47 minuti di Toscanini sono proprio il
massimo consentito a quei tempi… e ri-guarda caso i primi due movimenti,
integri, durano 23’25”!!!)
Ecco invece la
trionfale esecuzione de laVERDI con Xian ai PROMS 2013, dove sentiamo il 100% delle note di Ciajkovski e il finale autentico, con
il possente (e forse esagerato, rispetto alla volontà dell’Autore) intervento –
a 58’20” - dell’organo della sterminata RAH.
E invece, ieri
come è andata? Sembra quasi una presa in giro, o una maledizione
dell’Auditorium, ma la Xian, se ha conservato l’armonium e il finale originale,
ha però inferto alla partitura dell’ultimo movimento un taglio peggio di quello
di Toscanini! Insomma, per questo povero Manfred non c’è proprio pace…
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