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24 ottobre, 2014

I Solisti veneti contro il cancro

 

L’Auditorium di Largo Mahler ha ospitato ieri un Concerto straordinario a favore della Campagna Nastro Rosa della sezione milanese della benemerita LILT.

Protagonisti i Solisti veneti (archi in formazione… calcistica: 6 violini, due viole, due violoncelli e… come portiere il contrabbasso) capeggiati dal loro venerabile fondatore, Claudio Scimone, 80 primavere fra poche settimane (fa fatica a camminare, il Maestro, ma le braccia per dirigere sono ancora in perfetta efficienza, e il volto sempre pronto ad aprirsi al sorriso!)

Il concerto aveva un’impaginazione bifronte: una prima parte più austera e classica, occupata da due grandi del ‘700 (Vivaldi e Locatelli); la seconda più leggera, facile e… melodrammatica. (Poi vedremo che c’è stata anche una terza!)

Si è iniziato con Antonio Vivaldi e il Concerto n°10 (in SI minore, RV580) per 4 violini e violoncello dal secondo Libro de L’estro armonico. Qui cinque degli undici componenti l’ensemble suonano parti solistiche assai impegnative, che ne valorizzano le qualità.

Ecco poi il Concerto in RE maggiore (RV 93) scritto originariamente per liuto, ma che viene eseguito anche su altri strumenti a pizzico, quali chitarra e mandolino. E proprio con questo strumento ce lo ha proposto il bravissimo Ugo Orlandi.

Ha fatto seguito poi il famoso Concerto in LA minore (RV419) per violoncello, interpretato da Giuseppe Barutti. Concerto strano, dove il solista ha due momenti (compresa la chiusa) proprio di totale solitudine (forse Bach da qui si ispirò per le sue suites e le sue partite per strumento solo!)

La prima parte del concerto è stata chiusa da una composizione ultra-virtuosistica per il violino, l’ultimo dei 12 concerti che l’emigrante bergamasco Pietro Antonio Locatelli dedicò dalla sua residenza di Amsterdam al Patrizio veneto Girolamo Michiel’Lini, il Concerto in RE maggiore, che il compositore sottotitolò Il laberinto armonico (Facilis aditus, difficilis exitus):


Per la verità a me pare che di facile non ci sia nulla, nemmeno l’entrata! Il primo violino dell’ensemble, Lucio Degani, si è davvero superato, tanto da far invidia anche a mostri sacri del passato!  

Senza alcun intervallo si è poi passati alla seconda parte del concerto, caratterizzata da una simpatica escursione nel mondo dell’opera lirica, con una serie di brani ispirati a Rossini e Verdi.

Dapprima è stato Lorenzo Guzzoni ad imbracciare il suo clarinetto per interpretare Introduzione e variazioni per clarinetto e quartetto d’archi di Girolamo Salieri, clarinettista (e nipotino dell’…assassino di Mozart, smile!) ispiratosi al centone rossiniano Eduardo & CristinaIl brano ha una lenta introduzione (Adagio) al Tema (Andante) e poi 6 variazioni, le prime 3 in tempo andante, seguite poi da una variazione in tempo mosso, un’altra in tempo lento e un’ultima in tempo più mosso. In un paio di ponti demandati all’ensemble compare un famoso crescendo dalla sinfonia (imprestato, come buona parte di tutto il resto dell'opera, da Ermione).

La consorte del maestro, Clementine Hoogendoorn, si è poi cimentata all’ottavino nelle Variazioni su un tema della Cenerentola di Fryderyk Chopin, costruite sull’aria più famosa dell’opera, quella che la chiude in bellezza (Non più mesta). Si tratta di 4 variazioni (la seconda in tono minore e tempo lento) incastonate fra due ripetizioni del tema principale.  

Ecco poi le variazioni di Antonio Pasculli che richiamano Simpatici ricordi della Traviata. Le ha splendidamente interpretate, con il suo oboe, Paolo Grazia.

La parte ufficiale del concerto si è chiusa con una delle tante Variazioni sul Carnevale di Venezia, in questo caso scritte da Jean Baptiste Arban per la tromba, dalla quale Roberto Rigo ha cavato inebrianti cascate di suoni, sembrava un’intera banda!

Calorosissimo successo per questa gloriosa formazione cameristica, davvero un fiore all’occhiello dell’Italia seria, colta e operosa.

E allora ecco che è iniziata la terza parte del concerto, con Lorenzo Guzzoni che è tornato per deliziarci con le variazioni rossiniane sulla cavatina di Malcom (Oh quante lagrime finor versai) da La donna del lago.

Poi la brava Chiara Parrini (specialista di viola d’amore, oltre che di violino) ha interpretato la parte solistica del vivacissimo finale da L’Estate.

Ancora non è finita: dopo che Scimone ha voluto ricordare i grandi meriti della LILT, tutto l’ensemble ci ha proposto una splendida versione della Ritirata notturna di Madrid di Boccherini: chiusa proprio perdendosi in lontananza, salutata dal Maestro, che pareva voler così congedarsi… ma no, invece riecco la tromba di Roberto Rigo che torna in scena a salutarci con le note del Te Deum più… europeo (smile!) che si ricordi. 

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