L’Auditorium
di Largo Mahler ha ospitato ieri un Concerto straordinario a favore della Campagna Nastro Rosa della sezione milanese della benemerita LILT.
Protagonisti
i Solisti veneti (archi in
formazione… calcistica: 6 violini, due viole, due violoncelli e… come portiere
il contrabbasso) capeggiati dal loro venerabile fondatore, Claudio Scimone, 80 primavere fra poche settimane (fa fatica a
camminare, il Maestro, ma le braccia per dirigere sono ancora in perfetta
efficienza, e il volto sempre pronto ad aprirsi al sorriso!)
Il concerto aveva
un’impaginazione bifronte: una prima parte più austera e classica, occupata da
due grandi del ‘700 (Vivaldi e Locatelli); la seconda più leggera, facile e… melodrammatica. (Poi vedremo
che c’è stata anche una terza!)
Si è iniziato
con Antonio Vivaldi e il Concerto
n°10 (in SI minore, RV580) per 4 violini e violoncello dal secondo
Libro de L’estro armonico. Qui cinque
degli undici componenti l’ensemble
suonano parti solistiche assai impegnative, che ne valorizzano le qualità.
Ecco poi il Concerto
in RE maggiore (RV 93)
scritto originariamente per liuto, ma
che viene eseguito anche su altri strumenti a pizzico, quali chitarra e
mandolino. E proprio con questo strumento ce lo ha proposto il bravissimo Ugo Orlandi.
Ha fatto
seguito poi il famoso Concerto in LA minore (RV419) per violoncello, interpretato
da Giuseppe Barutti. Concerto strano, dove il solista ha due momenti
(compresa la chiusa) proprio di totale solitudine
(forse Bach da qui si ispirò per le sue suites e le sue partite per strumento solo!)
La prima parte
del concerto è stata chiusa da una composizione ultra-virtuosistica per il
violino, l’ultimo dei 12 concerti che l’emigrante bergamasco Pietro Antonio Locatelli dedicò dalla
sua residenza di Amsterdam al Patrizio veneto Girolamo Michiel’Lini, il Concerto in RE maggiore, che il
compositore sottotitolò Il laberinto
armonico (Facilis aditus, difficilis
exitus):
Per la verità
a me pare che di facile non ci sia nulla, nemmeno l’entrata! Il primo violino
dell’ensemble, Lucio Degani, si è
davvero superato, tanto da far invidia anche a mostri sacri del passato!
Senza alcun
intervallo si è poi passati alla seconda parte del concerto, caratterizzata da
una simpatica escursione nel mondo dell’opera lirica, con una serie di brani
ispirati a Rossini e Verdi.
Dapprima è stato
Lorenzo Guzzoni ad imbracciare il suo
clarinetto per interpretare Introduzione e variazioni per clarinetto e quartetto
d’archi di Girolamo Salieri, clarinettista (e
nipotino dell’…assassino di Mozart, smile!)
ispiratosi al centone rossiniano Eduardo & Cristina. Il brano
ha una lenta introduzione (Adagio) al
Tema (Andante) e poi 6 variazioni, le prime 3 in tempo andante, seguite poi
da una variazione in tempo mosso, un’altra in tempo lento e un’ultima in tempo più
mosso. In un paio di ponti demandati
all’ensemble compare un famoso crescendo
dalla sinfonia (imprestato,
come buona parte di tutto il resto dell'opera, da Ermione).
La consorte
del maestro, Clementine Hoogendoorn,
si è poi cimentata all’ottavino nelle
Variazioni
su un tema della Cenerentola di Fryderyk
Chopin, costruite sull’aria più famosa dell’opera, quella che la chiude in
bellezza (Non più mesta). Si
tratta di 4 variazioni (la seconda in tono minore e tempo lento) incastonate
fra due ripetizioni del tema principale.
Ecco poi le
variazioni di Antonio Pasculli che
richiamano Simpatici ricordi della Traviata. Le ha splendidamente
interpretate, con il suo oboe, Paolo Grazia.
La parte
ufficiale del concerto si è chiusa con una delle tante Variazioni sul Carnevale di
Venezia, in questo caso scritte da Jean
Baptiste Arban per la tromba, dalla quale Roberto Rigo ha cavato inebrianti cascate di suoni, sembrava
un’intera banda!
Calorosissimo
successo per questa gloriosa formazione cameristica, davvero un fiore
all’occhiello dell’Italia seria, colta e operosa.
E allora ecco che è iniziata la terza parte del concerto, con Lorenzo
Guzzoni che è tornato per deliziarci con le variazioni rossiniane sulla cavatina
di Malcom (Oh quante lagrime finor versai) da La donna del lago.
Poi la brava Chiara Parrini (specialista di viola
d’amore, oltre che di violino) ha interpretato la parte solistica del vivacissimo finale da
L’Estate.
Ancora non è
finita: dopo che Scimone ha voluto ricordare i grandi meriti della LILT, tutto
l’ensemble ci ha proposto una splendida versione della Ritirata notturna di Madrid di Boccherini: chiusa proprio
perdendosi in lontananza, salutata dal Maestro, che pareva voler così congedarsi…
ma no, invece riecco la tromba di Roberto
Rigo che torna in scena a salutarci con le note del Te Deum più…
europeo (smile!) che si ricordi.
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