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15 dicembre, 2011

Orchestraverdi – concerto n 12


Nel lontanissimo febbraio del 1711 andava in scena a Londra il Rinaldo di Georg Friedrich Händel. E per ricordare questo 300° anniversario laVerdi lo ha inserito nel suo cartellone principale. In omaggio a compositore ed opera (e anche perché la compagine principale è in… vacanza in Oman per eseguirvi una Carmen) è laVerdi barocca – guidata dal suo mèntore Ruben Jais - ad offrirci questo corposo dramma barocco. Jais stesso, prima dell'inizio, tiene un'interessante conferenza sull'opera. Esecuzione in forma di concerto, che per la verità poco si addice ad opere come questa, nate con il presupposto di stupire gli spettatori attraverso l'impiego di mirabolanti tecnologie sceniche ed effetti magici in gran quantità, oltre che offrire la miglior musica disponibile sul mercato… Forse per questo ieri sera l'Auditorium era popolato da un pubblico, diciamo così, ehm… selezionato, ecco.

Si esegue la versione originale e le parti di Rinaldo, Eustazio e Mago (+Araldo) vengono affidate alle voci di tre controtenori (ai tempi furono dei castrati ad interpretarne i ruoli) invece di soprani e contralti com'è l'usanza moderna. Purtroppo proprio il protagonista David Hansen, passato repentinamente dalla primavera inoltrata australiana all'incombente e piovigginoso inverno milanese, si è presentato in condizioni precarie e ha fatto ciò che il… virus gli ha permesso. Jais, per non fargli correre troppi rischi, si è visto costretto a tagliare alcune arie e circostanti recitativi: Cor ingrato, nel primo atto, Il tricerbero, nel secondo (insieme a tutta la scena II e gran parte della III, che probabilmente erano comunque destinate all'espunzione, visto che prevedono l'intervento sporadico di personaggi minori – Donna e Sirene) e È un incendio, nel terzo atto. Comunque la sua prova è stata di tutto rispetto, con la punta di diamante dell'aria Venti, turbini, con cui ha chiuso in maniera strabiliante il primo atto.

Ottima la prova di Filippo Mineccia, Eustazio, che ha una parte ricca di arie. Meno appariscente il contralto Jacopo Facchini nel duplice ruolo di Araldo e Mago. L'unica voce pienamente maschile era quella, sempre corposa e ben impostata, di un abitué dell'Auditorium, il baritono Christian Senn (Argante) che riascolteremo nel Messiah la prossima settimana.

Pregevoli anche le prestazioni del cast femminile, a cominciare da Deborah York (Almirena). Ottime anche Lenneke Ruiten (la sbifida Armida) e Marina De Liso, Goffredo di Buglione en-travesti.

laVerdi barocca (15 archi + 1 liuto, guidati da Gianfranco Ricci, 7 fiati più timpano e clavicembalo) si conferma complesso assai affiatato e con individualità di rilievo: oltre a Ricci, Marcello Scandelli al violoncello, Priska Comploi all'oboe, Gian Marco Solarolo al flauto dolce e Dana Karmon al fagotto, autori di interventi virtuosistici di gran bravura.

Insomma, un'ottima prova di tutti, accolta trionfalmente dai pochi (ma buoni… smile!) che hanno resistito fin quasi alle 11:30!

Fra una settimana ancora Händel e Jais in vista del Natale.
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2 commenti:

mozart2006 ha detto...

Io detesto i controtenori più del mal di pancia, sono voci che mi danno proprio fastidio fisico...

Ciao!

daland ha detto...

@mozart2006
Ti dirò che anch'io non ne vado entusiasta. Magari erano più... genuini i castrati!
Ciao!