Che dire? Queste produzioni, destinate
esclusivamente al pubblico televisivo, hanno vagamente il sapore un po’ dei
cibi precotti, ma in tempi di pandemia ci conviene gustarle comunque, facendo
buon viso a cattivo gioco, essendo ahinoi l’alternativa il totale digiuno...
Così ieri sera ho potuto personalmente sopravvivere con un dignitoso Terzo concerto di Beethoven proposto da Alexandre Tharaud con laVerdi (tuttora disponibile - previa registrazione - on-demand) e poco fa ho evitato la crisi d’astinenza da teatro con questa Salome di Michieletto, finalmente materializzatasi con un anno di ritardo e - causa l’improvvisa indisposizione che ha colpito Zubin Mehta - col podio occupato dal Direttore Musicale, come da locandina del 2020. Rispetto alla quale il cast è stato fatalmente rivoluzionato, con alcune perdite non da poco.
Non mi azzardo a dare giudizi sul piano musicale, date le circostanze: mi limito a dirmi moderatamente soddisfatto di ciò che l’etere ha portato alle mie orecchie.
Quanto all’allestimento, mi pare che Michieletto si sia mosso sul suo solito terreno. Qualche trovata non troppo trasgressiva a livello drammaturgia: Jochanaan che Salome associa al padre, per via dell’alloggio nella stessa cisterna; Salome che cerca di far fare alla madre la stessa fine che questa aveva fatto fare al padre, strangolandola con quella stessa corda. Invenzioni di riciclo: maschi infoiati che accompagnano la danza dei sette veli, di carseniana memoria; la Salome bambina che dovrebbe spiegarci perchè quella adulta è finita così e non cosà... etc. Sangue a volontà (e ci sta tutto) ma risparmiato proprio dove il libretto lo pretende: Herodes dovrebbe scivolare su quello versato da Narraboth auto-accoltellatosi, e invece deve scivolare su detriti di sabbia, poichè il siriano si è immolato ingurgitando cicuta o intruglio simile.
Recitazione assai ben curata (il Damiano in questo è un maestro e tutti lo hanno assecondato al meglio); scena spoglia e costumi anonimi (salvo l’enorme scafandro indossato da Salome all’inizio della danza) per dar giustamente risalto a ciò che avviene dentro e non fuori dei personaggi.
Insomma, in attesa di tempi migliori (ma mi sa che sarà lunga, a giudicare dall’andazzo dei contagi, che nemmeno il mago Draghi potrà azzerare con bacchetta magica...) si sopravvive così, che ci dobbiamo fare?!
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