Il Requiem di Verdi è (con la Nona
beethoveniana) uno dei due tradizionali appuntamenti fissi della stagione
principale de laVerdi, che ha l’occasione
di impegnarci l’intero suo organico strumentale e vocale. Quest’anno la
bacchetta che guida orchestra e coro in entrambi gli appuntamenti fissi è
quella di Elio Boncompagni, che
ritroveremo sul podio dell’Auditorium anche nelle prossime settimane, chiudendo
l’anno appunto con la Nona.
Il Requiem
(si sa) era stato originariamente pensato da Verdi come una Messa funebre per Gioachino Rossini, che
aveva impegnato alcuni musicisti a comporne le diverse sezioni. Per combinazione
proprio fra qualche giorno quella Messa, mai eseguita a suo tempo e riportata
alla luce solo a fine ‘900, sarà presentata alla Scala da colui che è tuttora Direttore
Onorario
de laVerdi, con la quale interpretò
il Requiem in quattro stagioni consecutive, a partire dal 2001.
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Il quartetto dei solisti si è assestato
soltanto all’ultimo momento, con la sostituzione di Tiziana Carraro con Cristina Melis; ma già da tempo era
cambiato anche il tenore: Matteo Lippi,
al posto dell’originariamente annunciato Antonio Gandia; con loro il soprano
argentino Virginia Tola e il basso Dario Russo. Un quartetto comunque ben
assortito, che ha dignitosamente figurato: tutte voci bene impostate e dotate di
discreta potenza (forse alla Melis manca qualche decibel...) ma soprattutto di sensibilità di accenti e sfumature.
Il Coro di Erina Gambarini ancora una volta sugli scudi, specie nei momenti di
massimo raccoglimento religioso, con passaggi in pianissimo davvero emozionanti. Orchestra – disposta con le viole a
sinistra, cosa non nuova per Boncompagni, e imitata di recente da Caetani - sui
suoi standard di qualità (perdoniamo una sgradevole stecca di una tromba all’attacco
del Tuba mirum) che ha ben
assecondato la lettura del Direttore.
Al quale la veneranda età (84 anni, ma portati
alla grande) permette di identificarsi con quella pietas che dovette ispirare il 63enne Verdi di fronte alla scomparsa
di un grande italiano: il suo Requiem ne è pervaso da cima a fondo, e quindi
ancor più drammatici si stagliano su essa i tellurici scoppi del Dies Irae, ma anche le terrificanti
implorazoni del Domine, Domine, Libera me.
Auditorium pieno come un uovo, che ha
tributato lunghe ovazioni a tutti.
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