Il Direttore
Musicale de laVerdi, Claus Peter Flor, nel suo percorso di
esplorazione delle sinfonie mahleriane, affronta questa settimana quella che
rappresenta il culmine della produzione del boemo e quindi il suo lascito
artistico e spirituale: la Nona.
Ieri sera, in un Auditorium strapieno,
il Direttore Musicale (con qualche
problema... deambulatorio) ne ha dato una lettura che definirei laica, evitando ogni interpretazione di
tipo strappalacrime (ah, la morte che si avvicina, il cuore malmesso, la
certezza di durare ancora poco... insomma, l’agiografia preferita
dall’inaffidabile Alma). Tempi sempre
al limite superiore delle indicazioni agogiche, niente rubati da strapazzo, ma un Mahler che serenamente espone il suo
programma, non scritto, di consapevolezza nella caducità delle terrene cose, e
di serena rassegnazione. Non alla morte fisica, che arrivò prematuramente ben due
anni dopo la composizione della sinfonia, e a causa di una banale infezione
virale alle vie respiratorie (mal curata, anche perchè non c’erano ancora in
giro gli antibiotici...) ma ad una terza
età che certo escludeva per lui il ritorno ai trionfi (pubblici e privati)
della gioventù, ma che era pronto ad affrontare con il piglio di sempre. Non
per nulla, appena completata la nona,
metterà subito in cantiere e comincerà a lavorare alacremente alla sua decima!
Anche
la conclusione, dopo il girotondo delle viole attorno alla dominante di REb,
non ha contemplato minuti di raccoglimento come si fosse dinanzi ad un feretro,
ma pochi secondi per far semplicemente decantare l’emozione che si prova sempre
ascoltando questa musica. Io sinceramente non chiedevo di meglio.
Nessun commento:
Posta un commento