La seconda delle
tre opere in cartellone al ROF-XXXVII è Il Turco in Italia, in una nuova co-produzione con Valencia,
dove il regista Davide Livermore è di
casa.
Nel cast
spiccano come protagonisti i nomi di Schrott
e Peretyatko. Devo dire che nessuno
dei due mi ha entusiasmato: il primo pare un pallido ricordo del baritono di
qualche anno fa; la seconda, dopo una partenza discreta (Non si dà follia maggiore) mi è parsa avere parecchie difficoltà,
culminate in un Caro padre, madre amata
assai insoddisfacente, per intonazione e portamento. Peccato, poichè la signora
Mariotti ha una voce molto adatta al ruolo di Fiorilla, un misto di leggerezza
e svampitezza. Bene invece il Narciso di Rene
Barbera, che conferma le sue brillanti doti di tenorino rossiniano (l’edizione
critica lo gratifica della cavatina Un
vago sembiante, composta da Rossini per Roma un anno dopo l’esordio
scaligero); con lui discreta anche la prestazione di Nicola Alaimo, un Geronio efficace (che canta anche Se ho da dirla, anch’essa assente nella
prima stesura e aggiunta per le recite romane). Pietro Spagnoli è un buon Prosdocimo, per quanto Rossini non gli
abbia riservato interventi schiettamente solistici. Onorevoli le prestazioni di
Cecilia Molinari (Zaida) e di Pietro Adaini, che ha sostituito come Albazar
il negretto Segkapane. Dignitosa anche la prestazione del Coro del Teatro della
Fortuna Mezio Agostini di Fano (diretto da Mirca
Rosciani).
Per Speranza Scappucci (impegnata personalmente
anche negli accompagnamenti alla tastiera dei recitativi) è stato un felice
esordio al ROF, una direzione alla quale muoverei solo l’appunto di qualche sporadico
rilassamento di tempi.
Della regìa di Livermore sappiamo essersi ispirata a...
Fellini. L’idea di rappresentare Prosdocimo come un famoso regista che muove a
suo piacimento tutto ciò che avviene in scena è tanto infedele rispetto al
libretto (dove il poeta è in realtà lui ad essere alla mercè degli avvenimenti)
quanto già proposta da altri (vedi Alden in una produzione di pochi anni fa,
data anche a Torino). Però pare che il tutto funzioni e che lo spettacolo sia
assai piaciuto al pubblico del teatro Rossini. Staremo a vedere.
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Questa sera
tocca a Bignamini con il Ciro (sempre
di Livermore).
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