Per festeggiare
i 20 anni dalla sua prima apparizione (edizione XVII, martedi 13 agosto 1996,
nel ruolo di Corradino in Matilde di Shabran, poi sostenuto ancora
nel 2004 e 2012) il ROF ha voluto festeggiare il suo beniamino Juan Diego Florez con uno
speciale concerto all’Adriatic Arena, nel quale il divo peruviano è stato
affiancato da altre voci di casa al Festival (Ruth Iniesta e Marina Monzò
sono subentrate all’allergica Olga Peretyatko) e da Orchestra e Coro del Comunale di
Bologna, diretti da Christopher Franklin
(tornato per l’occasione a Pesaro dove aveva esordito nel 2003) e Andrea Faidutti.
Non essendo io
un amante di questo genere di kermesse,
di gala, nè di programmi costituiti
da antologie o put-pourri di brani di
opere diverse, ed essendo ammiratore sì, ma non fan sfegatato del JDF, ho salomonicamente deciso di non acquistare
il biglietto, ma allo stesso tempo di curiosare in questa festa. Come?
Approfittando della gentile iniziativa – ormai un’abitudine del ROF – di
irradiare il concerto in diretta sul maxischermo installato in Piazza del
Popolo. Così ho anche potuto rendermi conto di come il pubblico della strada (o
della piazza, nella fattispecie) fruisce di questo tipo di spettacolo.
Com’è naturale,
l’impaginazione prevedeva arie o numeri
delle 10 opere di cui JDF è stato protagonista nei suoi 20 anni a Pesaro,
inframmezzate da qualche sinfonia:
Date le
circostanze, non mi ci provo nemmeno ad entrare nel merito artistico dell’esecuzione.
Dirò invece che, prima dell’inizio della seconda parte, Il Sovrintendente
Mariotti ha snocciolato la lunga storia del sodalizio fra il cantante e la
città, che vanta il merito di avergli aperto la strada al successo, in quel
1996 quando Florez esordì per puro caso (l’improvvisa indisposizione del
titolare del ruolo di Corradino) nella fino allora del tutto sconosciuta Matilde. Così la Citta di Pesaro ha deciso
di premiarlo insignendolo della Cittadinanza
onoraria. Florez ha speso poche parole per ringraziare, ricordando come
Pesaro sia divenuta la sua seconda patria, dove lui ha la sua dimora italiana e
dove è venuta al mondo sua figlia. Ha ripetuto il breve indirizzo anche in
lingua inglese, a beneficio del pubblico che in larga parte viene da fuori d’Italia,
poi è corso a prepararsi per la seconda parte del programma, che alla fine è
stato gratificato di un autentico trionfo.
___
Piazza del
Popolo era occupata per più di metà (tutto il lato est) da 1000 sedie che sono
state via via prese d’assalto fin da una buona ora prima dell’inizio; chi non
ha trovato posto si è appollaiato sul bordo della fontana, altri hanno
stazionato nei pressi, magari appoggiati alle proprie biciclette, o seduti sotto
il porticato del palazzo del Governo.
Si ascolta
quindi un Rossini contrappuntato da una stereofonica polifonia di voci e suoni provenienti
da ogni dove: vagiti di infanti e schiamazzi di bambini, latrati di cani e
cagnolini di timbri e razze diversi, tonfi di bicchieri e bottigliette di
plastica che rotolano sul porfido, crepitio di sacchetti dai quali spuntano
patatine, piadine e focacce. Il tutto mentre frotte di ragazzini in bicicletta prendono
il perimetro della piazza per un velodromo, e scorrazzano anche sotto il
maxi-schermo. E ancora: mezzi dell’Igiene
ambientale che operano nelle vie adiacenti la piazza, dentro la quale circola
anche il Trenino del giro panoramico
della città. E infine: persone che si alzano per andarsi a rifornire di drink,
snack e calippi presso un vicino bar. Paradossalmente, chi ha disturbato meno
sono stati gli smartphone e similari diavolerie.
Insomma, pare di
essere tornati all’ambiente dei teatri del ‘700 e primi ‘800, dove la gente si
recava incidentalmente per assistere allo spettacolo, ma in realtà per mangiare,
bere e fare salotto (o anche... peggio!)
Evabbe’, mica si
può pretendere dalla piazza un religioso silenzio e una compostezza che del
resto non si registrano compiutamente nemmeno a teatro... quindi tutto a posto
e ancora complimenti e auguri al grande JDF.
Nessun commento:
Posta un commento