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08 gennaio, 2016

laVERDI 2016 – Concerto n°2


Tocca a Jader Bignamini di salire su podio dell’Auditorium (ieri non proprio affollatissimo, devo dire) per il secondo appuntamento del 2016, tutto russo e tutto in... balletto. In programma (un programma dove evidentemente si privilegia la qualità rispetto alla quantità – meno di un’ora di musica!) due suite di lavori di Stravinski e Prokofiev che sono arcinote al pubblico quanto conosciute a memoria ed eseguite spesso e volentieri da laVERDI: lo stesso Bignamini le ha già dirette in recenti stagioni.

Porgo un doveroso omaggio alla memoria del grande Pierre Boulez segnalando una sua splendida esecuzione dell’intero balletto dell’Uccello con la CSO. E penso che non sarebbe male se laVERDI, che ha eseguito ultimamente la Suite N°2 diverse volte (2010-Marshall, 2011-Xian, 2012-Bignamini, 2013-Xian e 2014-Bignamini) proponesse – come aveva promesso, ma non mantenuto anni fa (2010) – l’integrale della musica: sono circa 45 minuti contro 25, e in un concerto breve come questo ci potevano anche stare (e lo meriterebbero, soprattutto...)

Questa Suite del 1919 è una delle tre predisposte da Stravinski fra il 1911 e il 1947. Avevo riassunto in una tabella le differenze fra il balletto e le tre suites in occasione di un concerto de laVERDI alla Scala nel 2013, che ricordava nel programma la primissima esibizione dell’Orchestra.

Bignamini, ormai alla sua terza esperienza, tira fuori un Uccello (tera-smile!) portentoso, di cui mi limito a citare il finale, dove il suono del corno sul tremolo degli archi evoca precisamente il lentissimo tornare alla vita, un misto di straniamento e di vista offuscata, dei Cavalieri pietrificati dallo sbifido Kastchei. E poi le ultime tre battute - precedute da una (solo) impercettibile cesura – che suggellano il lieto fine in un abbacinante SI maggiore dell’intera orchestra.
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Romeo & Giulietta è per me una delle cose più grandi della musica del ‘900 (l’ho già scritto e lo riconfermo). Dal balletto Prokofiev ricavò tre Suites e una serie di pezzi pianistici. Una sommaria sintesi dei contenuti di balletto e Suites si può trovare in questo mio commento all’esecuzione diretta dallo stesso Bignamini nel 2012. Avevamo riascoltato qui la seconda Suite poco meno di una anno fa diretta da Tausk.

Bignamini, per questa prima interpretazione tutta sua (nella precedente occasione era dovuto subentrare in fretta e furia a sostituire la neo-mamma Xian) ha predisposto - come fanno praticamente tutti i Direttori, che ci si divertono come con il lego – una serie di 9 numeri, presi dalla prima (5) e seconda (4) suite, ordinandoli secondo una sequenza mutuata dalla N°2 all’inizio e dalla N°1 alla fine: ma, come ho già avuto occasione di scrivere, è musica così grande che la si può rimescolare a proprio piacimento, certi che il risultato sarà strepitoso.

E strepitoso è stato anche l’esito di ieri, grazie alla lettura di Bignamini, che ha saputo cavar fuori le sonorità più convincenti, sia nei brani a carattere intimistico (Giulietta, Lorenzo, il balcone) che in quelli dove l’orchestra si deve scatenare (Capuleti, Tebaldo). Ma darei la lode (oltre al 30) al funerale di Giulietta, dove Maestro e strumentisti hanno fatto un autentico capolavoro.   

Strameritati quindi gli applausi e le ovazioni con cui il pubblico ha accolto questa ennesima prestazione ad alto livello dei suoi beniamini (e... Bignamini!)

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